Dazi illegali, schiaffo dei giudici a Trump: cosa succede adesso

Trump perde in tribunale: i suoi dazi violano la legge. La palla passa ora alla Corte Suprema che deciderà sul ricorso della Casa Bianca

Pubblicato:

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

I dazi di Trump sono illegali, per la maggior parte. Così ha sentenziato la Corte d’Appello federale di Washington decidendo sulle nuove tariffe globali imposte dal presidente Usa.

La decisione, presa con un voto di 7 a 4, rappresenta il colpo più duro per Donald Trump, che ha basato la sua campagna elettorale e la sua politica economica e diplomatica sui dazi.

Perché i dazi di Trump sono illegali secondo i giudici

Il verdetto non è immediatamente operativo: resterà sospeso fino al 14 ottobre 2025 per consentire all’amministrazione Trump di fare ricorso alla Corte Suprema.

Trump aveva invocato l’International Emergency Economic Powers Act (Ieepa), una legge del 1977 pensata per situazioni di emergenza, come sanzioni a nemici o congelamento di beni. Per il presidente, il deficit commerciale e l’ingresso di droghe come il Fentanyl costituivano una minaccia nazionale.

Ma i giudici hanno chiarito che l’Ieepa non menziona dazi né tasse, e non può essere interpretato come una delega illimitata. Secondo la sentenza, imporre tariffe resta un potere esclusivo del Congresso. Trump, dunque, ha travalicato i limiti del suo ruolo

Quali dazi sono a rischio e quali restano

Verranno cancellati dal verdetto (se confermato) i cosiddetti “reciprocal tariffs”, il dazio del 10% quasi universale, e quelli specifici su Cina, Canada e Messico. Non verranno toccati i dazi su acciaio e alluminio, giustificati con altre leggi.

La decisione crea incertezza anche sugli accordi bilaterali siglati con altri Paesi, che avevano concesso vantaggi a Washington in cambio della riduzione dei dazi trumpiani.

La questione, naturalmente, riguarda anche l’Italia. I settori particolarmente colpiti dai dazi sono l’agroalimentare (vino, formaggi, olio d’oliva, pasta), moda e lusso (abbigliamento, calzature, accessori), meccanica di precisione e macchinari industriali. Se i dazi venissero cancellati, i prodotti italiani tornerebbero più competitivi negli Usa. In caso il ricorso venisse respinto, Bruxelles potrebbe chiedere agli Stati Uniti di rinegoziare accordi bilaterali con condizioni più favorevoli, anche per le imprese italiane.

La reazione di Trump e il piano B

Donald Trump ha definito la sentenza una decisione “partigiana” e “devastante per l’America”, sostenendo che senza dazi gli Stati Uniti diventerebbero “finanziariamente deboli”. Ha ribadito che i dazi restano in vigore fino alla decisione finale e ha promesso battaglia alla Suprema Corte.

Il caso finirà dunque sul tavolo dei nove giudici della Corte Suprema. La Corte, oggi a maggioranza conservatrice (6 su 9, tre nominati da Trump stesso), potrebbe ribaltare il verdetto oppure confermare i limiti ai poteri presidenziali.

Se la Corte Suprema confermasse la decisione d’appello, gran parte dei dazi verrebbe annullata. Per il commercio globale significherebbe un improvviso cambio di scenario, con un possibile calo dei costi di importazione e una correzione dei prezzi negli Usa.

Fino al 14 ottobre i dazi restano attivi, ma le imprese non sanno se programmare contratti a lungo termine. L’instabilità potrebbe frenare investimenti e aumentare la volatilità dei mercati.

Secondo indiscrezioni, l’amministrazione Usa starebbe studiando strade alternative per salvare almeno parte delle tariffe, ricorrendo a statuti che menzionano espressamente i dazi. Una manovra che permetterebbe a Trump di mantenere in piedi la sua dottrina protezionista anche senza l’ombrello dell’Ieepa.

© Italiaonline S.p.A. 2025Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963