In Manovra +12 miliardi in difesa, ma la spesa in 15 anni sarà di 130 miliardi

La legge di Bilancio 2026 stanzia 12 miliardi in più per la spesa militare. Ma i fondi reali sono molto più alti, intorno ai 130 in 15 anni

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Nella legge di Bilancio 2026, quanti soldi l’Italia metterà nella spesa militare? La risposta non è affatto banale e, anche se si susseguono una serie di informazioni, sembra sempre che il numero sia troppo alto, troppo basso, mai uguale a quello detto il giorno precedente. Cerchiamo di fare chiarezza.

Nel Consiglio dei Ministri tenutosi martedì 14 ottobre non si è parlato di Manovra, ma del Documento programmatico di bilancio (Dpb). La legge di Bilancio vera e propria sarà illustrata giovedì 16 ottobre. Il calendario era stato così disposto per inviare il Dpb a Bruxelles proprio entro la giornata del 15 ottobre.

In questo documento vengono impegnati 12 miliardi di euro per le spese militari, ma si tratta di raggiungere il 2,5% del Pil e non quanto in realtà promesso in sede Nato. Com’è possibile? È che le spese militari non sono solo queste e gli aumenti sono presenti in altri documenti programmatici, come quello pluriennale 2025-2027 specifico della Difesa.

E che, va sottolineato, è ancora diverso rispetto al “Bilancio integrato in chiave Nato”. Ma mettiamo ordine tra le informazioni in nostro possesso, per quanto ridotte e sempre meno trasparenti all’interno dei documenti del Governo.

Spese militari in manovra: i famosi 12 miliardi in più

La prima cifra che compare nelle dichiarazioni ufficiali è quella dei 12 miliardi di euro in più sulla spesa militare. Questa proviene dal Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp) e la dimensione dell’aumento è calcolata a partire dalla possibilità che l’Italia riesca a uscire dalla procedura per il disavanzo eccessivo imposta dall’Unione Europea.

Solo in questo caso, nel triennio 2026-2028, l’Italia metterà circa 12 miliardi di euro in più per le spese militari. Anche se nel documento emergono le percentuali, non è chiaro da dove saranno presi i fondi necessari per l’aumento.

Riportiamo qui le percentuali:

Qual è il budget del Ministero della Difesa

Le spese militari, però, non sono soltanto quelle “in aumento”. Il ministero della Difesa, infatti, ha pubblicato il Documento programmatico pluriennale 2025-2027, che è il documento specifico per la Difesa. Per l’anno in corso il budget ha una cifra record di 31,2 miliardi di euro, con un incremento del +7,2% rispetto ai 29,1 miliardi dell’anno precedente. Entro il 2027, la cifra raggiungerà 31,7 miliardi di euro.

Ma il bilancio della Difesa non è uguale a quello dichiarato alla Nato, che invece fa riferimento al “Bilancio integrato in chiave Nato” e che comprende, come riporta SkyTg24:

I soldi non bastano: via alla ricerca

Come riporta l’Osservatorio Milex, il Documento programmatico pluriennale della Difesa (consegnato l’8 ottobre) sottolinea che sono stati destinati 15,4 miliardi di euro al settore dell’armamento e del munizionamento per i prossimi 15 anni. Tale cifra è considerata “insufficiente”. Per questo si punta anche a piani di ricerca e sviluppo, con due obiettivi: da una parte dare maggiore autonomia strategica al settore e dall’altra garantire un ritorno economico al Paese.

Un esempio di questo è il bando per il Piano nazionale della ricerca militare (Pnrm), pubblicato dal ministero della Difesa per la presentazione di proposte di ricerca con l’obiettivo di finanziare i progetti di ricerca e sviluppo focalizzati su aree strategiche per la difesa, incentivando l’innovazione tecnologica. I settori di interesse individuati sono:

Per ulteriori piani di ricerca e sviluppo si dovrà attendere la prossima Programmazione per la ricerca nazionale, che al momento chiude il proprio ciclo iniziato nel 2021 nel 2027. Il prossimo piano sarà influenzato dall’Horizon Europe. Questo prepara un cambiamento strutturale nel prossimo ciclo di finanziamento 2028-2034.

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Infatti, per la prima volta in oltre quarant’anni, la Commissione Europea punta a progetti con applicazioni sia civili che militari. La svolta palesa un’Europa che vuole rafforzare le proprie capacità tecnologiche e difensive in un contesto geopolitico instabile. Sembra che sarà potenziato anche l’European Innovation Council (Eic) con un budget triplicato e con un nuovo modello ispirato all’agenzia statunitense Darpa. Si parla anche di maggiore sostegno alle start-up ad alto rischio nel campo della difesa e della sicurezza.

I piani dell’Italia: nuove tecnologie

L’Unione Europea pensa a sviluppare nuove tecnologie e l’Italia non è da meno. Nel campo militare si guarda a forze navali, forze terrestri e forze aeree. Per quanto riguarda le forze navali, come spiega il sito Geopolitica.info, spiccano programmi di studi e sviluppi di nuove tecnologie per unità navali. Si parla della costruzione di una portaerei di nuova generazione, ma anche dell’avvio del programma “Sistemi di deep strike e antinave”, che prevede la possibilità di dotare di missili da crociera per attacco terrestre le unità navali italiane.

Poi ci sono le forze terrestri, dove spiccano finanziamenti per l’ammodernamento dei 125 carri Ariete e l’incremento dei fondi per i programmi di sviluppo di una famiglia di veicoli corazzati (dopo la rottura di Leonardo con Knds).

Infine, le forze aeree, che vedono l’acquisizione di:

A questi si aggiungono le somme per il munizionamento sopracitate, che per la prima volta sono piuttosto ingenti.

Oltre 130 miliardi in 15 anni per le armi

Sempre secondo Milex, per quanto il Documento programmatico pluriennale per la Difesa abbia ridotto la propria trasparenza, il valore complessivo dei programmi di investimento previsti per i prossimi 15 anni dovrebbe aggirarsi intorno ai 140 miliardi di euro. Nel calcolo, Milex ha affrontato non pochi problemi nei riferimenti dei costi pregressi, che sono scomparsi e che consentivano di seguire l’evoluzione pluriennale dei singoli sistemi d’arma e di valutarne l’effettivo impatto finanziario.

Il nuovo documento, invece, spiega solo sommariamente come sarà raggiunta la soglia del Pil richiesta dal target Nato, mentre sono stati eliminati i dettagli utili proprio alla trasmissione dei conteggi di spesa militare a organizzazioni internazionali e istituti di ricerca come Osce e Sipri.

In ogni caso, Milex è riuscita a ricostruire il valore complessivo e quindi possiamo mostrare una tabella che vede oltre 130 miliardi di euro destinati ai sistemi d’arma e 9 miliardi di euro per le infrastrutture militari. Di questa somma, 35 miliardi di euro risultano già stanziati e consolidati dalle precedenti leggi di bilancio. Nei prossimi anni si investirà invece in mezzi aerei, mezzi terrestri e mezzi navali, privilegiati rispetto agli scorsi anni.

Come sottolinea Milex, i conteggi fanno riferimento alla programmazione “a legislazione vigente”, cioè al netto dell’aumento di spesa per la difesa da 12 miliardi di euro previsto per il prossimo triennio nel Documento programmatico di finanza pubblica. Da questi emerge la tabella seguente:

Settori di investimento nel Dpp (previsioni 2025-2039) miliardi di euro
Sistemi spaziali 1,44
Mezzi terresti 23,10
Mezzi marittimi 15,30
Mezzi aerei 46,60
Armamento e munizionamento 15,40
Digitalizzazione e infostruttura 5,90
Ricerca e sviluppo 1,50
Sostegno e mantenimento 15,70
Capacità produttive 0,09
Cyber warfare 1,91
Sistemi unmanned 3,20
Totale per armanti 130,14
Infrastrutture 9,10
totale investimenti prossimi 15 anni 139,24

 

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