Mps verso l’acquisizione di Mediobanca, in gioco il futuro di Generali

Monte dei Paschi vuole il controllo di Mediobanca: una mossa d 13,3 miliardi che riscrive gli equilibri della finanza italiana e scuote Generali

Pubblicato: 24 Gennaio 2025 08:05

Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Il mondo della finanza italiana potrebbe essere prossimo a uno scossone epocale. Monte dei Paschi di Siena punta a Mediobanca e Generali. Il colosso senese sta lavorando a un’operazione che potrebbe garantirgli il controllo, totale o parziale, della prestigiosa banca milanese. L’offerta miliardaria è arrivata nelle prime ore del mattino del 24 gennaio. Da fonti di Piazzetta Cuccia, dove il cda dell’istituto meneghino si riunirà nei prossimi giorni, si apprende che per Mediobanca si tratta di una “offerta ostile“.

Mps, offerta da 13,3 miliardi per Mediobanca

Bloomberg aveva lanciato l’indiscrezione nella notte e in mattinata è arrivata la conferma: Mps ha reso noto di aver lanciato un’offerta pubblica di scambio volontaria per acquisire la totalità delle azioni di Mediobanca, valutata complessivamente 13,3 miliardi di euro, interamente in azioni.

Questa mossa avrebbe la potenza di riscrivere gli equilibri del potere finanziario italiano. Non una semplice acquisizione, ma un’azione capace di ridisegnare l’intera mappa del settore, scatenando un terremoto nei piani alti della finanza. Nessun commento neanche da Mediobanca, che osserva e, forse, prepara la sua prossima mossa.

L’operazione punta a creare un nuovo gigante della finanza italiana, posizionato al terzo posto nei settori chiave. Secondo la nota ufficiale di Mps, il nuovo gruppo integrato unirebbe competenze uniche e sinergie industriali, offrendo una gamma più ampia e integrata di servizi bancari per famiglie e imprese.

Mps-Mediobanca: la fusione che punta a creare il nuovo colosso italiano

La maxi operazione Mps-Mediobanca si annuncia come un’alleanza strategica destinata a rivoluzionare il settore bancario italiano. Le premesse sono le migliori, con Mps che vuole unire forze e competenze per generare innovazione, crescita e valore per gli azionisti, con risultati che vanno oltre le aspettative dei singoli istituti. Il Rote pro-forma si attesta attorno al 14%, mentre la solidità patrimoniale si mantiene solida con un CET1 ratio stimato al 16%. Gli azionisti possono contare su un dividendo sostenibile e in aumento, con un premio del 5,03% rispetto al prezzo di Mediobanca del 23 gennaio 2025.

Grazie all’integrazione, si stima un impatto positivo dalle sinergie industriali per circa 700 milioni di euro all’anno, suddivisi tra ricavi (300 milioni), riduzione dei costi (300 milioni) e funding (100 milioni). Un altro tassello fondamentale è la valorizzazione delle Dta, con 2,9 miliardi di euro che saranno sfruttati in sei anni, generando un beneficio annuale di mezzo miliardo. I costi di integrazione, pari a circa 600 milioni di euro, saranno concentrati nel primo anno, mentre l’intero progetto dovrebbe chiudersi entro il terzo trimestre del 2025.

L’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, ha definito questa fusione “un nuovo approccio nel percorso di consolidamento del settore bancario, che in maniera innovativa crea valore da subito sia per gli azionisti di Mps che di Mediobanca, e ritengo anche per l’intero sistema Paese”. Lovaglio ha sottolineato l’obiettivo di creare “un nuovo campione nazionale, con due brand di eccellenza che vogliamo proteggere e ancor più valorizzare. Un moderno gruppo bancario altamente competitivo, leader in business specialistici chiave e con una forte solidità patrimoniale”.

Il nuovo gruppo punta a diventare un riferimento globale, facendo leva su competenze complementari, reti distributive capillari e piattaforme digitali all’avanguardia. Lovaglio ha concluso definendo questa fusione “la giusta sintesi per un’eccellenza italiana su cui costruire un futuro di crescita e innovazione, a beneficio di clienti, dipendenti, azionisti e tutti gli altri stakeholder”.

L’andamento delle azioni di Monte Paschi e Mediobanca

Nell’ultimo anno, Mps ha fatto il botto: il valore delle sue azioni è più che raddoppiato, spingendo la sua capitalizzazione di mercato a circa 8,8 miliardi di euro. Mediobanca non è rimasta a guardare, registrando un balzo del 28% e toccando una valutazione di 12,7 miliardi.

A tirare le fila di Mps ci sono pezzi da novanta: il Tesoro con l’11,7%, Delfin al 9,9% e Caltagirone al 5%. Un eventuale colpo su Mediobanca significherebbe unire il tradizionale mondo del credito commerciale con la sofisticazione della finanza d’investimento, senza dimenticare le conseguenze sulla partita del controllo di Generali. Piazzetta Cuccia detiene il 13% del colosso assicurativo, una posizione strategica che nessuno vuole perdere di vista.

Mediobanca e il peso della partecipazione in Generali

Uno degli assi nella manica di Mediobanca è la sua quota strategica in Generali, il gigante assicurativo italiano, che oggi vale circa 6 miliardi di euro. Questa partecipazione rappresenta sia una forza che una potenziale complicazione: una carta preziosa che potrebbe irrigidire Mediobanca davanti a un affondo di Mps. Secondo Bloomberg, l’istituto milanese potrebbe non starsene a guardare e potrebbe giocare le sue contromosse.

Dietro il Leone di Trieste, Mediobanca tiene saldo il 13% del capitale, ma la partita si complica con Delfin (9,9%) e Caltagirone (6,9%), storicamente in disaccordo con Piazzetta Cuccia. I due big player, tra i maggiori azionisti anche di Mediobanca, hanno rafforzato la loro presa nel consiglio di amministrazione di Mps. Questa dinamica rischia di trasformarsi in un intreccio esplosivo se le trattative prenderanno piede.

Consolidamento nel settore bancario italiano

Questo non è solo l’ennesimo capitolo del risiko bancario italiano, ma un movimento che potrebbe cambiare le regole del gioco. In questo momento infatti gli squali della finanza si stanno muovendo: Banco Bpm ha già messo gli occhi su Anima Holding, mentre Unicredit corteggia Banco Bpm e Commerzbank.

Il ruolo dello Stato italiano in Mps

Lo Stato italiano, con l’11,7% delle quote di Mps, si è fatto da parte rispetto alla posizione dominante che deteneva 18 mesi fa. La cessione di un pacchetto azionario a novembre è stata letta come un passo deciso verso la privatizzazione, una mossa per costruire un nuovo colosso bancario capace di rivaleggiare nel panorama nazionale.

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