Pochi soldi per la Manovra, è scontro su affitti brevi, Ponte e banche

Il ministro dell’Economia difende la sua linea nella legge di Bilancio 2026. Restano tensioni su affitti brevi, dividendi e manovra fiscale

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Il lavoro sulla Manovra 2026 non è ancora concluso, anche se i ritocchi potrebbero essere molti meno delle aspettative delle stesse forze di maggioranza. Questo perché il ministro Giorgetti non si vuole smuovere dal suo principale obiettivo: il rientro dalla procedura di infrazione.

Eppure i partiti continuano a tentare l’abbordaggio del testo della legge di Bilancio, facendo richieste o calibrando meglio alcune delle misure, come la norma sugli affitti brevi. Si cercano soldi ovunque, tranne che dalle banche, che “hanno già dato”, e sicuramente per l’opposizione non c’è un tesoretto da poter utilizzare.

L’articolo 18 sui dividendi

Dall’incontro tra Giorgia Meloni e il ministro Giorgetti sono emerse possibili modifiche alla legge di Bilancio. Uno dei nodi è l’articolo 18 del provvedimento, che riguarda una misura fiscale specifica: il regime dell’esclusione sui dividendi. Oggi le imprese o società possono non pagare, o pagare meno, le tasse sui dividendi ricevuti da altre società per evitare che lo stesso reddito venga tassato due volte (doppia tassazione). L’articolo 18 punta a modificare chi può accedere a questo vantaggio fiscale, ovvero solo i dividendi provenienti da partecipazioni pari ad almeno il 10% del capitale, anche se queste quote sono detenute indirettamente, cioè tramite controllate.

Dal 1° gennaio 2026, secondo la nuova proposta, molte società potrebbero non avere più diritto all’esclusione e dovrebbero tassare il 100% dei dividendi ricevuti, anche provenienti dall’estero. Assoholding ha criticato l’articolo per il rischio di rompere il principio di coerenza che finora evitava la doppia tassazione su tutta la catena societaria. Secondo l’associazione che rappresenta le holding italiane, l’articolo 18 penalizza le partecipazioni piccole e rischia di ridurre investimenti e quindi innovazione. In una nota di Assoholding si legge: “Tale intervento rappresenterebbe un arretramento strutturale rispetto ai principi di coerenza e stabilità del sistema tributario italiano”.

Affitti brevi e fondi per il Ponte

Tanta divisione invece per l’aumento della “tassa” (in realtà è un’imposta) sugli affitti brevi, che dovrebbe passare dal 21 al 26% anche per la prima casa in affitto. Forza Italia e Lega si dicono contrari, ma la premier Giorgia Meloni è convinta che vada portata avanti per favorire le famiglie e quindi gli affitti lunghi. La possibilità di modifica però resta, perché la stessa Meloni ha rimandato la decisione finale al Parlamento.

Complesso anche il capitolo Ponte sullo Stretto, che vede la necessità di rimodulare tutte le tabelle del bilancio per sostenere i fondi all’opera. La Corte dei conti, nel frattempo, pubblicherà le ragioni della bocciatura del progetto sullo Stretto di Messina.

Sulla possibilità di allargare la platea dei beneficiari della pace fiscale, invece, sembra esserci poco margine di manovra, e questo perché non ci sarebbero le risorse per farlo.

Stop ai compensi per gli autonomi

Infine, la questione dello stop ai pagamenti per i consulenti non in regola. L’obiettivo è rafforzare la lotta all’evasione, spingendo tutti i professionisti autonomi che collaborano con la pubblica amministrazione, attraverso gare, incarichi e contratti di consulenza, a regolarizzarsi con il versamento delle imposte e dei contributi previdenziali.

L’alternativa è la sospensione dei pagamenti. Le sigle rappresentative però si dicono molto contrarie, perché i controlli rischiano di rallentare i pagamenti. La misura rischia di essere un ulteriore aggravio burocratico, soprattutto per coloro che svolgono lavori saltuari o collaborazioni brevi, il cui pagamento potrebbe essere rimandato di settimane per la verifica dei documenti richiesti, come il certificato di regolarità contributiva e l’attestato di conformità fiscale.

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