La legge di Bilancio è giunta al suo atto finale. Blindata, è pronta per l’approvazione in tempi rapidissimi alla Camera, dopo un iter al Senato definito “tortuoso” dallo stesso ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Il valore degli interventi è di 22,3 miliardi di euro per il solo 2026, composto da tagli fiscali per 7,9 miliardi e spese per 14,4 miliardi.
L’obiettivo dichiarato del governo è duplice: sostenere l’economia di famiglie e imprese e, al contempo, riportare il deficit sotto il 3% già nel 2025. Questo traguardo permetterebbe all’Italia di uscire dalla procedura di disavanzo Ue e di non computare nel calcolo del disavanzo la crescente spesa per la difesa.
Le modifiche al fisco italiano
La parte più consistente degli sgravi ruota attorno al fisco. La misura regina è la riduzione dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% per il reddito tra 28.000 e 50.000 euro, un intervento che vale 2,9 miliardi. I benefici per i redditi più alti (fino a 200.000 euro) saranno però parzialmente “sterilizzati” da un taglio alle detrazioni.
A questo si affiancano una serie di misure più circoscritte:
- rottamazione delle cartelle fino al 31 dicembre 2023 (1,5 miliardi);
- aliquota agevolata al 5% sugli aumenti da rinnovi contrattuali per redditi sotto i 28.000 euro (420 milioni);
- riduzione dell’aliquota sui premi di risultato dal 5% all’1% (535 milioni);
- imposta sostitutiva sul trattamento accessorio dei pubblici dipendenti (359 milioni);
Sanità, famiglia e lotta alla povertà: gli altri capitoli della spesa
Il lato della spesa pubblica è mosso da interventi di rifinanziamento e sostegno sociale. Il capitolo più corposo sono i 2 miliardi per la sanità. Per le famiglie, sono stati stanziati fondi specifici per le madri lavoratrici (circa 855 milioni totali) e per l’adeguamento del calcolo Isee (466 milioni). La prima casa, fino a 200.000 euro di valore, sarà esclusa nei grandi centri urbani. Sono previsti nuovi stanziamenti anche per gli strumenti di sostegno al reddito:
- la Social card, la tessera elettronica destinata all’acquisto di beni alimentari di prima necessità, con 500 milioni;
- l’assegno di Inclusione (Adi), con 440 milioni per cancellare il mese di sospensione previsto dopo la prima assegnazione.
Novità anche per le imprese: il mondo produttivo ottiene risorse principalmente attraverso il credito d’imposta per la Zes Unica (2,3 miliardi nel 2026). Confermato il rinvio delle plastic e sugar tax (385 milioni di minori entrate il primo anno), una misura attesa dalle aziende. Il superammortamento tornerà ad avere un impatto significativo solo dal 2027 (541 milioni) e ancor più nel 2028 (1 miliardo).
Previste anche una serie di micronorme che coprono spese minori, dagli aiuti psicologici in azienda a interventi diretti per enti culturali.
Gli aumenti per i cittadini
Per coprire gli interventi, la Manovra prevede una serie di tagli e nuove tasse. Il peso maggiore ricade sul settore finanziario, con l’aumento dell’Irap per banche e assicurazioni che varrà tra 1,2 e 1,3 miliardi. I ministeri dovranno effettuare prelievi per 2 miliardi, pur avendo margine di rimodulazione.
Non vengono però risparmiati i cittadini:
- sarà aumentata l’accisa sui carburanti, per un totale di 552 milioni;
- rincari anche per i tabacchi, pari a 213 milioni;
- la tassa da 2 euro sui piccoli pacchi extra-Ue di valore fino a 150 euro;
- la stretta sugli affitti brevi, tanto discussa, avrà un gettito limitato (138 milioni) e solo a partire dal 2027.
Perché la Manovra è stata definita “prudente”
Il governo definisce questa finanziaria “prudente, non stagnante”. La scommessa principale è fiscale: rientrare nei parametri Ue in anticipo, guadagnando spazio di bilancio. Tuttavia, il prezzo di questa prudenza sembra essere una crescita economica modesta, stimata ferma al +0,7% nel 2026, trainata soprattutto dalle ultime risorse del Pnrr.
La Manovra appare così come un insieme di interventi puntuali, che correggono alcune criticità e accontentano specifiche categorie, ma senza una spinta evidente. Sono diverse infatti le critiche a questa Legge di Bilancio, che viene giudicata “senz’anima” e “mediocre”, come l’ha definita Matteo Renzi durante la discussione al Senato nei giorni scorsi.