Lo spettro dei dazi di Donald Trump comincia a farsi sentire. Tra gli scenari raccontati, alcuni sono apparsi catastrofici, altri hanno minimizzato l’impatto sull’export. Paolo Gentiloni, durante la conferenza sulle previsioni economiche Ue, ha commentato la svolta protezionistica del ritorno di Trump come “estremamente dannosa”. Le ripercussioni, secondo la profezia del commissario uscente all’Economia, saranno maggiormente sentite da Paesi con un surplus commerciale elevato nei confronti degli Stati Uniti. Tra questi risultano proprio Italia e Germania, che non hanno ricevuto le stime migliori per la crescita nel 2025 e il 2026.
I dazi di Trump mettono a rischio Italia e Germania
Paolo Gentiloni, a differenza di altri commentatori, non è troppo positivo in merito al ritorno di Trump. Il problema sta tutto nella svolta protezionistica, che nel modo di fare del neo eletto presidente si traduce in dazi ai prodotti esportati.
Rispetto alle previsioni economiche dell’autunno, discusse in conferenza e che confermano alcuni timori, i dazi di Trump hanno un potenziale impatto dannoso per l’Italia e la Germania. Sono questi i Paesi che hanno un surplus commerciale più elevato nei confronti degli Stati Uniti.
Non solo noi e i colleghi tedeschi, ma tutta l’Europa dipende molto dagli Usa (il Pil europeo dipende per il 50% dal commercio). È quindi importante domandarsi cosa accadrà con il ritorno di Trump, ma anche cercare delle soluzioni. Di questo avviso è Mario Draghi, ex presidente della Banca centrale europea. All’appuntamento annuale dell’Executive Lunch organizzato da Porsche Consulting, Draghi ha risposto ad alcune domande senza nascondere dubbi e incertezze.
Su una cosa è certo: i dazi all’Europa sono diversi da quelli imposti alla Cina, che sono più alti e non negoziabili. L’Europa, secondo l’ex presidente del Consiglio, potrà interagire con Trump e aprire un negoziato per ridurre i dazi. “L’Europa per esempio potrebbe garantire il livello di spesa pubblica sulla difesa che richiede Trump, e così abbattere i dazi”, ha ipotizzato.
Made in Italy va ancora bene: cosa può cambiare con i dazi
Il Made in Italy continua a crescere. I motivi sono tanti, tra cui una rinnovata immagine che vuole l’Italia tra le migliori per qualità e lusso. Il bel tempo però potrebbe essere macchiato dal ritorno di Donald Trump.
Anche se sono in molti, tra italiani e politici, a festeggiare per la vittoria del repubblicano, in casa sua Trump ha promesso dazi a tutti, dalla Cina all’Europa. Così anche l’Italia, che si mantiene a galla, rischia di smettere di crescere sull’export e di vedere invece il mercato contrarsi.
A differenza della Germania, che si vede nelle stime in recessione anche per il 2024, l’Italia crescerà dello 0,7%, comunque meno della media dell’Eurozona. Meglio di noi la Francia (+0,8%) e la Spagna (+3%). E le previsioni per il 2026 non sono migliori, con un ulteriore rallentamento della crescita, che si prospetta limitata anche dal rischio dazi al 20%.
L’Ue ne esce guardinga e con essa l’Italia, che deve puntare a rafforzare i settori più esposti dal ritorno di Trump. Tra questi:
- il settore agroalimentare (rappresenta il 12% dell’export)
- il settore farmaceutico (rappresenta il 16,3% dell’export)
- il settore della meccanica (più di 1 veicolo su 6 prodotto in Italia è esportato negli Usa)