Una stangata da 110 miliardi di euro nel 2022 per colpa del caro-energia e crescita zero per il 2023. Ecco qual è il quadro presentato dal Centro studi di Confindustria al governo che verrà. Uno scenario economico da vera e propria “emergenza nazionale”, stando a quanto evidenziato dalle stime dell’associazione delle imprese italiane causato da costi dell’energia sempre più “insostenibili”.
Caro-energia, l’avvertimento di Confindustria
“Questa è una emergenza nazionale, non riguarda più solo imprese e industria, riguarda tutti”, ha avvertito la dg di Confindustria, Francesca Mariotti presentando le previsioni economiche di autunno.
“Interventi tampone non saranno sufficienti e neanche più tanto possibili: abbiamo una incertezza di tempi: quanto durerà? Certamente non poco. Una emorragia di risorse pubbliche non possiamo permettercela” ha aggiunto chiamando in causa il nuovo governo che si insedierà sulla scorta delle elezioni vinte dal centrodestra.
Dai calcoli degli esperti di Confindustria dopo la tendenza positiva che ha caratterizzato la prima metà del 2022 che ha portato a una crescita per il 2022 del +3,4%, il Pil italiano sarebbe destinato a “una forte revisione al ribasso rispetto allo scenario di aprile (-1,6 punti) che porta alla stagnazione in media d’anno”.
Stangata da 110 miliardi: le stime
“Lo shock energetico abbatte le prospettive di crescita”, è l’avvertimento degli industriali italiani che individuano come causa principale del rallentamento dell’energia italiana l’impennata dei prezzi di gas e elettricità arrivati a “livelli insostenibili”, per un peso totale calcolato sui conti delle aziende in 110 miliardi di euro.
“L’incidenza dei costi energetici sul totale sale da 4,6% a 9,8%, livelli insostenibili, ai quali corrisponde, nonostante un rialzo dei prezzi di vendita eterogeneo per settori, una profonda riduzione dei margini delle imprese”, avvertono gli economisti di via dell’Astronomia.
Il prezzo del gas frena la crescita ma “se si riuscisse a imporre un tetto di 100 euro al prezzo, il Pil guadagnerebbe l’1,6% nel biennio” (qui abbiamo spiegato cos’è l’ipotesi del “price cap” dinamico per il gas).
Anche l’andamento dell’occupazione è stimato in calo “dopo una battuta d’arresto in estate, diventerà negativa tra l’autunno e l’inverno” mentre “per l’anno prossimo è attesa una ripresa nel mercato del lavoro”, tornerà a crescere ma “solo nella seconda parte del 2023”. Il tasso di disoccupazione è atteso in aumento all’8,1% in media nel 2022 e all’8,7% nel 2023.
L’inflazione ora su livelli “record” nelle previsioni del Centro studi per il 2022 “in media, si assesterà al +7,5% (da +1,9% nel 2021)” mentre “nel 2023, è attesa in discesa, ma ancora elevata, al +4,5% in media”.
“La dinamica dei prezzi al consumo in Italia – si legge nel rapporto – è salita rapidamente nel 2022, arrivando al +8,9% annuo a settembre, su valori che non si registravano dagli anni Ottanta. L’impennata dei prezzi energetici al consumo (+44,5% annuo) è responsabile di circa metà di tale aumento”.
Un netto ruolo stabilizzatore è stato giocato dal risparmio accumulato dalle famiglie italiane. Si parla di una cifra vicina ai 126 miliardi di euro tra il 2020 e la metà del 2022. Nonostante tutto ciò e gli aiuti alle famiglie, è difficile pensare che questa situazione possa durare ancora a lungo. Il potere d’acquisto degli italiani semplicemente non resisterà a tali condizioni.