Le edizioni del Festival di Sanremo condotte da Amadeus non sono state di certo tutto rose e fiori. Al di là delle polemiche basate sul gusto personale, come nel caso dell’esibizione di Rosa Chemical o dei siparietti di Fiorello, sono spuntate delle problematiche di sistema allarmanti.
Basti pensare al caso Chiara Ferragni-Instagram, con la partecipazione e il guadagno (profilo da milioni di follower) di Amadeus. Restando però ancorati all’ultima edizione, si è tornati a parlare delle scarpe di John Travolta. Mentre tutt’Italia derideva la star per i balletti, si è sollevato un caso a dir poco eclatante, legato al marchio U-Power.
Pubblicità occulta a Sanremo
L’Agcom ha sanzionato la Rai per pubblicità occulta. Ricostruito l’intero caso, si è scelto di sanzionare la rete pubblica per quanto andato in onda sul palco dell’Ariston. Nel mirino l’ultima edizione del Festival di Sanremo condotta da Amadeus.
Un totale di 206mila euro, che di fatto sono soldi pubblici, a causa di una “violazione delle disposizioni relative alla corretta segnalazione dei messaggi pubblicitari durante la 74a edizione del Festival della canzone italiana di Sanremo”.
La violazione è stata accertata, si legge nella nota rilasciata, e il caso è quello delle scarpe indossate da John Travolta, che da subito avevano fatto scattare qualche campanello nel pubblico. Mal si sposavano con il resto del look. Erano dunque fin da subito in vista e in seguito ampiamente inquadrate grazie ai balletti messi in scena. Il tutto dinanzi a Franco Uzzeni, patron di U-Power, seduto in prima fila per lo spettacolo.
“Un episodio di estrema gravità, in quanto l’esposizione del prodotto è avvenuta nel corso del principale programma televisivo della Rai, in termini di audience e durante l’esibizione di un ospite di chiara fama internazionale, con notevoli effetti pregiudizievoli a danno dei telespettatori”.
Una performance vista in diretta da 11,8 milioni di spettatori, stando ai dati Auditel, ovvero il 60% dello share. Questa è però soltanto una parte del pubblico raggiunto, considerando la gran diffusione dei filmati di John Travolta sul web.
Un problema di sistema, sembrerebbe, e infatti l’Agcom ha voluto rincarare la dose. Una sanzione venti volte maggiore al minimo possibile, a causa della reiterazione della condotta. Il riferimento è ovviamente agli episodi di pubblicità occulta nell’edizione precedente del Festival. Da capire, ora, se con Carlo Conti alla guida della nave cambierà qualcosa anche sotto questo aspetto, oltre che sul fronte orari e divisione tra Big e Giovani. C’è poi chi si aspetta da lui maggior controllo anche sul televoto.
Sanremo, problema televoto
Se ne è parlato tanto di televoto nell’ultima edizione del Festival di Sanremo. Si è verificato un nuovo caso Ultimo, con la sala stampa che ha deciso di fare gruppo. Stavolta nel mirino ci è finito Geolier, descritto quasi come il trascinatore di un movimento di votazioni poco lecito.
Attaccato anche in conferenza stampa, è infine giunto al secondo posto dietro Angelina Mango. Per quanto lui in primis abbia voluto spegnere le polemiche, dei voti mancanti si è parlato fin da subito, e ora l’Agcom li riporta in auge.
Stando alla ricostruzione de Il Sole 24 Ore, ai commissari Agcom sarebbe stato svelato un report problematico, secondo il quale mancherebbero ben 2,23 milioni di voti validi, giunti ma non registrati e dunque conteggiati dalla piattaforma. Amadeus aveva parlato di una problematica. Lo aveva fatto in diretta, rassicurando però che tutte le preferenze sarebbero state accolte. Ecco, così non è stato.
Da qui il richiamo ad adottare ogni accorgimento possibile e necessario per evitare un ripetersi di una situazione del genere: “Dalle verifiche effettuate, è emerso che, a fronte di un numero di voti mediante Sms contabilizzati pari a circa 3 milioni, il numero di Sms effettivamente pervenuti alla piattaforma è stato di 9,5 milioni. Il valore in eccesso non contabilizzato è stato causato da una saturazione della capacità di elaborazione della piattaforma di televoto”.
Mancano dunque più di 6 milioni di voti all’appello? Non esattamente. Circa 4,3 milioni di invii provenivano da numeri che avevano già espresso 5 preferenze (limite imposto). La cifra mancante, dunque, è di circa 2,2 milioni, stando alle analisi Tim.