Il patrimonio immobiliare italiano a destinazione uffici sta affrontando una crescente obsolescenza, con Milano in testa, dove ben l’86% degli edifici destinati a uffici è considerato a rischio entro il 2030. Il fenomeno è una conseguenza delle normative europee sempre più stringenti, destinate a combattere la crisi climatica e a promuovere l’efficienza energetica. L’analisi di Cushman & Wakefield, che ha monitorato le condizioni degli uffici in 16 città europee, evidenzia una tendenza preoccupante: la rapida obsolescenza di una gran parte del patrimonio immobiliare, specialmente nelle città dell’Europa occidentale.
Immobili non efficienti: patrimonio italiano a rischio
Secondo l’analisi di Cushman & Wakefield, una buona parte del patrimonio immobiliare italiano è a rischio di diventare obsoleto a causa delle normative ambientali sempre più severe e del basso tasso di crescita delle nuove costruzioni. In particolare, il 86% degli uffici milanesi potrebbe non soddisfare i nuovi requisiti di efficienza energetica entro il 2030, una situazione che si riflette anche in altre città europee.
Milano si trova al centro di questa trasformazione, con un mercato che risente della scarsità di edifici moderni e sostenibili. A differenza di altre metropoli europee, la città ha visto una crescita moderata del patrimonio immobiliare nel settore uffici, con un’espansione media di meno dell’1% annuo. L’86% dello stock di uffici a Milano è ora considerato a rischio obsolescenza, con la mancanza di edifici che soddisfano i requisiti di efficienza energetica e di qualità richiesta dal mercato. Di conseguenza, le zone centrali della città, come Citylife e Porta Nuova, sono diventate sempre più richieste, ma anche sempre più costose, con i canoni di locazione che continuano a salire.
Le aziende, in particolare quelle in cerca di uffici di alta qualità, si concentrano sempre di più su cinque cluster ben definiti della città, che rappresentano meno del 40% dello stock totale. In queste aree, la domanda di spazi di qualità è aumentata, con un tasso di disponibilità di uffici inferiori al 3%. Di contro, le aree meno attrattive della città, dove la percentuale di uffici sfitti ha raggiunto quasi il 20%, stanno vivendo un rallentamento nella crescita dei canoni di locazione. Questo ha portato alla necessità di ripensare l’uso degli edifici, con la possibilità di riconvertirli in spazi residenziali, per studenti, senior o coliving, settori in forte crescita.
L’analisi del patrimonio: entro il 2030 in Ue saranno 8 su 10
A livello europeo, il panorama non è molto diverso. La percentuale di uffici a rischio obsolescenza è allarmante, con sette città occidentali che si trovano a dover affrontare la possibilità che oltre l’80% degli uffici diventi obsoleto entro il 2030. Milano guida questa classifica con l’86% degli uffici destinati a perdere valore o a non essere più utilizzabili a causa della scarsa efficienza energetica. A seguire, altre città come Barcellona e Stoccolma, con l’81% degli uffici a rischio, e Parigi con l’80%. A peggiorare la situazione ci sono i costi legati alla necessità di ristrutturare o sostituire gli edifici esistenti per renderli conformi agli standard ESG (Environmental, Social and Governance), che sono sempre più richiesti dal mercato e dagli investitori.
I dati in Ue:
- Milano – 86% degli uffici a rischio
- Barcellona – 81% degli uffici a rischio
- Stoccolma – 81% degli uffici a rischio
- Parigi – 80% degli uffici a rischio
- Madrid – 77% degli uffici a rischio
- Amsterdam – 77% degli uffici a rischio
- Londra – 76% degli uffici a rischio
- Bruxelles – 70% degli uffici a rischio
- Francoforte – 70% degli uffici a rischio
- Berlino – 65% degli uffici a rischio
- Lisbona – 64% degli uffici a rischio
- Dublino – 64% degli uffici a rischio
- Monaco – 60% degli uffici a rischio
- Praga – 47% degli uffici a rischio
- Budapest – 43% degli uffici a rischio
- Varsavia – 40% degli uffici a rischio