Il cambiamento climatico sta assumendo forme sempre più imprevedibili e devastanti, infrangendo certezze e sconvolgendo i ritmi della vita quotidiana. Dove fino a pochi giorni prima il sole splendeva, gli effetti del clima possono scatenare eventi estremi, come tempeste violente, che mettono a rischio la vita di molte persone. Un tragico esempio di questa realtà è rappresentato dalla tempesta che ha colpito Valencia il 29 ottobre, causando la morte di 223 persone. Questo evento drammatico sottolinea quanto sia urgente e necessario affrontare le sfide legate al cambiamento climatico.
Questo nuovo scenario impone la necessità di comprendere meglio le città e le loro dinamiche interne per individuare i quartieri più vulnerabili agli eventi meteorologici estremi. La vulnerabilità non è distribuita uniformemente; alcune aree delle città sono più esposte ai rischi legati a eventi climatici estremi a causa di fattori come l’infrastruttura, la densità della popolazione e le condizioni socioeconomiche.
Il cambiamento climatico richiede un’attenzione costante e un approccio proattivo per affrontare le sue conseguenze. Comprendere i rischi e le vulnerabilità delle città è un passo cruciale per garantire un futuro più sicuro e sostenibile per tutti.
Indice
Un modello per prevedere i quartieri più vulnerabili alle ondate di calore: il caso di Madrid
Un team internazionale di ricercatori, guidato dalla professoressa Raya Muttarak del Dipartimento di Scienze Statistiche “Paolo Fortunati” dell’Università di Bologna, ha sviluppato un innovativo modello per prevedere i quartieri più a rischio durante le ondate di calore. Lo studio, condotto sulla città di Madrid, una delle capitali europee più colpite da questo fenomeno, offre una nuova prospettiva per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico.
La scelta di Madrid come caso di studio non è casuale. La Spagna è uno dei Paesi europei con il tasso di mortalità più elevato legato al caldo e all’umidità. “Madrid è un caso ideale per la sua vulnerabilità e la disponibilità di dati demografici dettagliati a livello locale”, spiega la professoressa Muttarak.
Come funziona il modello?
I ricercatori hanno identificato le principali variabili sociodemografiche che rendono alcune persone più vulnerabili agli effetti del caldo, come:
- Età: gli anziani sono particolarmente a rischio a causa della loro maggiore sensibilità ai cambiamenti di temperatura;
- Genere: le donne tendono a vivere più a lungo degli uomini e spesso si trovano in condizioni socio-economiche più fragili;
- Status socio-economico: le persone con un reddito basso hanno meno probabilità di vivere in abitazioni ben isolate e di potersi permettere sistemi di raffrescamento.
Utilizzando questi dati, gli esperti hanno creato un modello matematico in grado di prevedere con precisione geografica quali quartieri di Madrid sono maggiormente esposti al rischio di ondate di calore.
Comprendere quali sono i quartieri più vulnerabili è fondamentale per:
- Pianificare interventi mirati: le amministrazioni locali possono così concentrare gli sforzi e le risorse nelle aree più a rischio;
- Proteggere le persone più fragili: anziani, bambini e persone con disabilità possono beneficiare di misure di assistenza specifiche;
- Adattare le città al cambiamento climatico: rendere le città più resilienti agli eventi estremi, come le ondate di calore, è una priorità assoluta.
Il modello sviluppato per Madrid può essere applicato ad altre città, offrendo un quadro più chiaro della vulnerabilità urbana al cambiamento climatico. Investire nella ricerca e nella prevenzione è fondamentale per salvare vite umane e costruire un futuro più sostenibile.
Disuguaglianze sociali e caldo estremo, un legame pericoloso
Uno dei risultati più rilevanti emersi dal nuovo modello matematico è la constatazione che, di fronte al caldo estremo, l’equità sociale si rivela carente, amplificando le vulnerabilità di alcune comunità rispetto ad altre. Il modello, sviluppato per analizzare i rischi legati alle ondate di calore su scala urbana, evidenzia come i quartieri periferici siano quelli maggiormente colpiti. In queste aree, infatti, molti residenti hanno redditi insufficienti per sostenere l’efficientamento energetico delle abitazioni o per adottare misure protettive che mitighino gli effetti del caldo.
I ricercatori hanno osservato che le vulnerabilità demografiche variano non solo da quartiere a quartiere ma, in alcuni casi, anche all’interno della stessa zona urbana. Questa disparità si manifesta soprattutto per ragioni economiche, ma può essere ulteriormente influenzata da fattori come l’età e il genere. Le donne anziane tendono a vivere più a lungo degli uomini, spesso sole e con risorse socio-economiche limitate. Inoltre, gli anziani e le persone a basso reddito sono spesso costretti a risiedere in abitazioni prive di isolamento adeguato e senza accesso a tecnologie di raffrescamento efficaci, esponendosi così a rischi significativi durante le ondate di calore.
La conoscenza approfondita delle dinamiche demografiche e delle variabili sociali è uno strumento cruciale per le autorità locali, che potrebbero utilizzare queste informazioni per implementare misure di prevenzione tanto a breve quanto a lungo termine. La situazione è resa ancora più critica dai dati del 2023, che riportano un bilancio di quasi 47.000 vittime a causa delle ondate di calore in Europa, cifra che suggerisce la necessità urgente di strategie mirate per ridurre le disuguaglianze e salvaguardare la salute pubblica.
Misure contro il caldo estremo: allerta e prevenzione per proteggere le comunità più vulnerabili
Per contrastare l’impatto delle ondate di calore e minimizzare i rischi per la salute pubblica, le autorità possono adottare un approccio proattivo. Prima e durante gli episodi di caldo estremo, diventa fondamentale attivare sistemi di allerta e sensibilizzare la popolazione sui sintomi delle malattie legate al caldo. Questi sistemi di allerta possono includere l’apertura di centri di raffrescamento urbano, luoghi dedicati dove le persone possano trovare refrigerio e protezione. In questo contesto, la diffusione di informazioni e l’educazione della popolazione ai rischi associati alle alte temperature rappresentano strumenti cruciali.
Un esempio significativo è offerto dalla Francia, che, nel giugno scorso, ha implementato un piano nazionale per fronteggiare le ondate di calore, basato su classificazioni del rischio. Questo approccio mira a identificare e monitorare le persone più a rischio, come gli over 65 e altri gruppi vulnerabili, invitandoli a registrarsi per un servizio di check-in telefonico che consente ai comuni di fornire aggiornamenti e supporto durante i periodi di temperature elevate.
La città di Tolosa ha adottato un’altra strategia di protezione per contrastare i rischi del caldo estremo: attraverso interventi di rinverdimento urbano nelle aree più sensibili, come asili, scuole e case di riposo, la città sta favorendo la piantumazione di nuovi alberi. Questi interventi non solo forniscono un effetto di raffrescamento naturale ma anche migliorano il microclima urbano, offrendo protezione aggiuntiva nelle zone frequentate dai gruppi più vulnerabili.
Questi dati e esperienze raccolte consentono di adattare meglio le risposte alle specifiche esigenze locali, ottimizzando le risorse e migliorando la resilienza delle città di fronte al cambiamento climatico. Sebbene sia ancora troppo presto per valutare l’impatto complessivo della strategia francese, i primi passi intrapresi rappresentano un significativo avanzamento in direzione di una maggiore sicurezza climatica. In un mondo in costante cambiamento, l’adattamento delle misure di prevenzione e la loro applicazione puntuale si rivelano cruciali per tutelare le comunità.