Pensioni, bonus per chi lavora oltre i 63 anni: la novità

Il governo Meloni starebbe pensando a un sistema di incentivi per spingere i lavoratori a rinviare la pensione

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Redazione

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Incentivi per continuare a lavorare anche oltre l’età della pensione: sarebbe questa la ricetta sulla quale starebbe riflettendo il nuovo governo a guida Giorgia Meloni per riformare il sistema pensionistico in vista del ritorno della Legge Fornero a gennaio, con la scadenza di “Quota 102”. La soluzione allo studio del ministero dell’Economia dovrebbe prevedere un sistema di sgravi contributivi per spingere il lavoratore a rimandare il ritiro dopo i 63 anni.

Pensioni, bonus per chi lavora oltre i 63 anni: le risorse in manovra

Almeno 5 dei 21 miliardi di euro in dote alla Legge di Bilancio dovrebbero essere destinati alle pensioni, in particolare per la proroga delle misure di flessibilità in scadenza come opzione donna, ape sociale, ma anche la “Quota 102” rilanciata da Matteo Salvini e accolta da Giorgia Meloni, il cui termine provocherebbe uno scaglione per il ritorno in vigore della legge Fornero.

La misura prevede l’uscita dal lavoro a 64 anni con 38 di contributi, ma il vicepremier propone un’ulteriore flessibilità con la pensione a 61 anni e 41 di contributi, da finanziare sottraendo risorse al Reddito di cittadinanza.

“Età minima per andare in pensione 61 anni con 41 di contributi (quota 102). Per realizzare il progetto nel 2023 secondo i calcoli dell’Inps serve poco più di un miliardo – ha spiegato Salvini durante l’evento di presentazione del nuovo libro di Bruno Vespa – Lo recupereremo sospendendo per sei mesi il reddito di cittadinanza a quei 900mila percettori del reddito che sono in condizioni di lavorare e che già lo percepiscono da diciotto mesi”.

Ma sul tavolo ci sarebbe anche l’ipotesi avanzata dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone, di cui abbiamo parlato qui, di mandare in pensione lavoratori tra i 61 e i 66 anni con 35 anni di contributi e una riduzione proporzionale dell’assegno, una platea che comprenderebbe circa 470mila persone.

“Va benissimo anche questa – ha detto Salvini – Per i medici ospedalieri e il personale sanitario pensiamo di muoverci in maniera opposta. Quando hanno maturato l’età e i contributi per andare in pensione, se accettano di restare al lavoro prendono lo stipendio maggiorato di una parte dei contributi che lo Stato dovrebbe versargli” (qui abbiamo già riportato le ipotesi su cosa farà il governo Meloni sulle pensioni).

Stando alle parole del segretario della Lega il destino di “Quota 102” sarebbe dunque legato a doppio filo con quello del Reddito di cittadinanza.

Pensioni, bonus per chi lavora oltre i 63 anni: i numeri dell’Inps

Da gennaio a settembre 2022, anche grazie all’introduzione di “Quota 102”, sono state più le pensioni di vecchiaia rispetto ai pensionamenti anticipati (207.789 contro 195.852) che avevano invece fatto segnare il primato lo scorso anno, trascinate da “Quota 100” che ha portato 294.728 persone a uscire dal mercato del lavoro prima del tempo (compresi i prepensionamenti) a fronte di 284.678 per il raggiungimento dei limiti d’età.

Secondo i dati forniti dall’Inps nel suo monitoraggio periodico sulle pensioni, i trattamenti previdenziali erogati nei primi nove mesi di quest’anno sono stati in totale 596.640, con un importo medio mensile di 1.185 euro, inferiore rispetto ai 1.200 euro del 2021 (qui abbiamo spiegato perché un terzo degli italiani fa fatica ad arrivare a mille euro di assegno pensionistico).

L’anno scorso anno sono state complessivamente 883.876 le pensioni liquidate. Al 31 dicembre scorso risultavano attive 22.758.797 prestazioni nel sistema pensionistico italiano (+0,2% rispetto al 2020) per un ammontare complessivo annuo di 313.003 milioni di euro (+1,7% rispetto al 2020).