Misteri d’Italia: un comma “sparito” abolisce il tetto alle pensioni d’oro
La legge 214 del 2011, che si riprometteva di "togliere ai ricchi per dare ai poveri", diceva infatti all'articolo 24 che dal primo gennaio 2012 anche i nuovi contributi dei dipendenti che avevano costruito la loro pensione tutta col vecchio sistema retributivo, perché avevano già più di 18 anni di anzianità al momento della riforma Dini del '95, dovevano esser calcolati con il sistema contributivo.
"In ogni caso per i soggetti di cui al presente comma", aggiungeva però il testo originario suggerito dall'Inps, "il complessivo importo della pensione alla liquidazione non può risultare comunque superiore a quello derivante dall'applicazione delle regole di calcolo vigenti prima dell'entrata in vigore del presente comma".
In sostanza, e fuor di linguaggio burocratico, coloro che potevano andarsene con il vitalizio più alto (40 anni di contributi) ma restavano in servizio potevano sì incrementare ancora la futura pensione (più soldi guadagni più soldi versi di contributi quindi più alta è la rendita) ma non sfondare l'unico argine che esisteva per le pensioni costruite col vecchio sistema: l'80 per cento dell'ultimo stipendio. Poteva pure essere una pensione stratosferica, ma l'80 per cento della media delle ultime buste paga non poteva superarlo.
In sostanza, e fuor di linguaggio burocratico, coloro che potevano andarsene con il vitalizio più alto (40 anni di contributi) ma restavano in servizio potevano sì incrementare ancora la futura pensione (più soldi guadagni più soldi versi di contributi quindi più alta è la rendita) ma non sfondare l'unico argine che esisteva per le pensioni costruite col vecchio sistema: l'80 per cento dell'ultimo stipendio. Poteva pure essere una pensione stratosferica, ma l'80 per cento della media delle ultime buste paga non poteva superarlo.