Diritti TV, cambia tutto: la scelta del governo sulle nuove regole

L’emendamento inserito nel decreto Milleproroghe da Claudio Lotito (patron della Lazio e senatore di Forza Italia) modificherà la legge sul calcio in TV

Nel calcio moderno funziona così, ormai da qualche anno. Rispetto a buona parte del secolo scorso, quando erano ancora i biglietti venduti allo stadio l’entrata economica più rilevante per le squadre di Serie A, oggi le casse dei club vengono rimpolpate per lo più tramite la vendita dei diritti televisivi per la trasmissione in diretta delle partite del campionato. Un fenomeno che ha assunto dimensioni macroscopiche in Inghilterra (dove sono proprio i proprietari delle società di Premier League ad incassare direttamente gli introiti), ma che sta vivendo una fase molto florida anche in Italia, dove però è la Lega Calcio ad immagazzinare i fondi che le piattaforme pagano per i diritti. Soldi che poi vengono smistati tra le 20 dirigenze del massimo campionato.

Eppure, in questi giorni sta per entrare in vigore una modifica che rischia di cambiare in maniera irreversibile le dinamiche legislative che regolano gli accordi tra il calcio e le emittenti TV e streaming. Infatti è di poche ore fa la notizia che proviene direttamente dalle commissioni Bilancio e Affari costituzionali, riunite al Senato in seduta unica per approvare il decreto Milleproroghe. Il testo del provvedimento è passato con il voto favorevole di tutti gli esponenti della maggioranza, che hanno approvato la versione che ora verrà trasmessa da Palazzo Madama a Montecitorio. Il via libera definitivo è atteso entro il 27 febbraio prossimo, data ultima per la vidimazione della legge.

Calcio e TV, come cambiano i diritti per la messa in onda della Serie A

Il decreto Milleproroghe è legato a doppio giro con i diritti televisivi in quanto la norma che disciplina la loro vendita verrà cambiata appena il Parlamento approverà la legge. In particolare, ad avere un ruolo determinante è l’emendamento depositato (e, in questo primo passaggio al Senato, passato senza alcuna modifica) con la firma di Claudio Lotito, presidente della Lazio e senatore di Forza Italia.

Il numero uno del club biancoceleste ha voluto introdurre nel regolamento attuale una novità assoluta: d’ora in avanti, se il testo verrà approvato così come uscito da Palazzo Madama, i contratti per i diritti TV potranno avere una durata maggiore rispetto ai parametri attualmente vigenti, che non permettono una concessione superiore a 5 anni. In parole povere, d’ora in avanti le emittenti e le piattaforme web potranno aggiudicarsi le partite di Serie A per un periodo più lungo rispetto al recente passato.

Una rivoluzione di cui solo gli addetti ai lavori rischiano di percepire l’enorme portata. Nello specifico, sono Sky e DAZN ad essere prime spettatrici di ciò che sta accadendo, in quanto sono loro le attuali detentrici dei diritti TV per il nostro campionato (con DAZN che ad oggi è l’unica a possedere l’esclusiva per la messa in onda di tutti i 10 incontri in programma ogni fine settimana).

Le novità del decreto Milleproroghe sui contratti per i diritti TV del campionato di calcio

L’emendamento presenta però anche un’altra trasformazione, ed è qui che si è consumato un parziale scontro con il governo di Giorgia Meloni. Lotito ha infatti preteso (e, al momento, ottenuto) che la proroga dei diritti TV oltre la durata massima dei 5 anni possa essere valida anche per gli accordi già in vigore: un fatto che giustifica l’interesse quanto mai forte di Sky e DAZN per la vicenda.

In sostanza, alla scadenza dei contratti attualmente validi (fissata per il 2024), qualora la Lega Calcio non individuasse opzioni più vantaggiose per la cessione dei diritti TV, sarebbe possibile proseguire con i partner di oggi senza bisogno di aprire un nuovo bando. Aldilà di come si concluderà l’iter parlamentare del decreto, il cambiamento rispetto a dicembre (quando Lotito aveva già provato a fare passare la modifica, senza trovare successo) sta nel fatto che oggi l’esecutivo ha dato il proprio parere positivo tramite le parole del ministro Adolfo Urso (titolare del dicastero delle Imprese e del Made in Italy), che vanno in direzione opposta rispetto a quelle pronunciate due mesi fa dal suo collega dello Sport, Andrea Abodi.