Abramovich mette il Chelsea in vendita e annuncia di voler destinare i ricavi alle vittime della guerra in Ucraina. Uno dei protagonisti al tavolo dei negoziati sul conflitto, il magnate dice definitivamente addio al club londinese dopo aver lasciato la presidenza della società per la sua vicinanza al presidente russo Vladimir Putin. Ma per paura delle sanzioni potrebbe rinunciare a molto di più.
Abramovich vende il Chelsea, club messo in vendita: quanto vale e dove vanno a finire i ricavi
Chiamato dalla stessa controparte ucraina data la sua grande influenza, per mediare con Mosca sulle condizioni della fine della guerra, l’oligarca russo non compare per ora nella lista dei miliardari colpiti dalla Ue per il loro ruolo essenziale nel sostegno ai piani di espansione del governo di Mosca (qui abbiamo spiegato perché Abramovich è stato scelto come mediatore per la pace in Ucraina).
Abramovich teme comunque di finire nel mirino delle autorità, a partire da quelle del Regno Unito, per la sua posizione compromettente visti i tanti interessi sull’asse russo-britannica. Per questo si starebbe preparando a liquidare buona parte del patrimonio posseduto a Londra.
La prima proprietà a saltare è la più clamorosa a livello mediatico: con un comunicato il magnate ha confermato la vendita del Chelsea dopo 19 anni alla sua guida. E ha dichiarato inoltre che tutti gli utili” della cessione, al netto dei costi, “verranno interamente devoluti ad una fondazione di cui beneficeranno le vittime della guerra in Ucraina“.
La notizia, preannunciata dalle indiscrezioni circolate nelle ultime ore, è apparsa sul sito della società, nel quale Abramovich ha spiegato che “è nel miglior interesse del club la vendita”.
“Vorrei affrontare le speculazioni degli ultimi giorni sui media, in relazione alla mia proprietà del Chelsea. Come ho affermato in passato ho sempre preso le decisioni tenendo a cuore l’interesse del club. Nella situazione attuale, quindi, ho preso la decisione di vendere il Chelsea poiché ritengo che ciò sia nel migliore interesse della società, dei tifosi, dei dipendenti, nonché degli sponsor e dei partner del Club” premette il magnate.
La cessione, che si stima intorno a un valore di 3,3 miliardi di euro, “non sarà velocissima, ma seguirà il giusto processo. Non chiederò alcun prestito da rimborsare. Per me non si tratta mai di affari né di soldi, ma di pura passione per il calcio e per il club” si legge nel comunicato.
“Inoltre – aggiunge l’ex presidente del Chelsea -, ho incaricato il mio team di creare una fondazione di beneficenza in cui verranno donati tutti i proventi netti della vendita. La fondazione sarà a beneficio di tutte le vittime della guerra in Ucraina. Ciò include la fornitura di fondi essenziali per i bisogni urgenti e immediati delle vittime, nonché il sostegno al lavoro di recupero a lungo termine”.
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A quanto potrebbe rinunciare Abramovich per paura delle sanzioni: il patrimonio
Quella del Chelsea potrebbe però non essere l’unica “dolorosa” rinuncia del magnate, titolare di un patrimonio da 13 miliardi di euro (qui per scoprire chi è Abramovich il proprietario dello yacht più grande al mondo).
Per evitare di essere destinatario di uno dei provvedimenti di confisca annunciati dal premier Boris Johnson verso gli oligarchi russi, Abramovich avrebbe messo in vendita anche la sua residenza di Kensington Palace Gardens (qui avevamo parlato delle ipotesi di messa a bando da parte del Regno Unito degli oligarchi russi).
Si tratta di una magione di 15 stanze da letto valutata quasi 200 milioni di euro, nella via detta “dei miliardari” di Londra, accanto al palazzo di William e Kate e nei pressi dell’ambasciata russa. Ma gli agenti immobiliari di Abramovich potrebbero ricevere presto il mandato di cercare un acquirente per la sua altra proprietà a Londra, una casa di tre piani a Chelsea acquistata nel 2018 per circa 25 milioni di euro.