46 pagine e 102 proposte per far partire l’Italia. È questo il documento, già ribattezzato “piano Colao”, realizzato dal Comitato di Esperti in Materia Economica e Sociale e recapitato nelle scorse ore alla Presidenza del Consiglio. E tra le ipotesi delineate dall’ex ad di Vodafone a capo della task force, ci sono anche alcuni interventi per disincentivare l’utilizzo del contante e quindi limitare i pagamenti in cash.
Gli interventi per disincentivare il contante
Il documento del Comitato di Esperti, nel capitolo intitolato “Imprese e Lavoro, motore dell’Economia”, cita tra le sue proposte per il dopo-crisi il passaggio a pagamenti elettronici sempre più sistematici. L’argomento, a cui è dedicato il punto 9 degli interventi in materia di imprese e lavoro, si inquadra nell’obiettivo più ampio di “ridurre significativamente l’economia sommersa per liberare risorse e garantire concorrenza equa”.
Il documento del Comitato, dunque, individua tre vie per favorire il passaggio ai pagamenti elettronici:
- incentivare l’utilizzo dei pagamenti elettronici (PA, esercizi commerciali e soprattutto servizi e prestazioni), tramite deduzioni/detrazioni dall’IRPEF, lotterie instant win, credito d’imposta per gli esercenti e accordi con il sistema bancario per riduzione delle commissioni;
- rendere effettive ed eventualmente inasprire le sanzioni per gli esercizi commerciali e servizi privi di POS o con POS non funzionante;
- scoraggiare l’uso del contante per ammontare rilevante attraverso la riduzione dei limiti ai pagamenti in contanti nonché disincentivi al ritiro e all’utilizzo degli stessi (ad es. anticipo fiscale a valere sui prelievi di contante).
In altre parole, il progetto della task force di Colao sul contante si comporrebbe di due tipologie di interventi: la prima consiste nel prevedere deduzioni, detrazioni e altre agevolazioni, compresa la riduzione delle commissioni, per l’utilizzo dei pagamenti elettronici; la seconda dovrebbe disincentivare l’uso del contante, sanzionando con maggiore severità i commercianti e i servizi privi di POS, e prevedendo misure come l’anticipo fiscale a valere sui prelievi di cash o l’ulteriore riduzione dei limiti ai pagamenti con banconote.
Non solo: il Comitato, si legge nel documento, “auspica che si possa promuovere un’iniziativa presso le istituzioni europee competenti per mettere rapidamente fuori corso le banconote di maggior taglio (500 e 200)”.
Le due “Voluntary Disclosure”
Ma nell’ambito del tentativo di far emergere l’economia sommersa per liberare risorse, il Comitato prevede anche due iniziative di Voluntary Disclosure, una sorta di “condono parziale” per regolarizzare la propria posizione nei confronti del fisco.
La prima proposta è quella di “favorire l’emersione attraverso opportunità di Voluntary Disclosure ai fini della regolarizzazione, prevedendo un meccanismo di sanatoria e incentivazione riducendo contribuzione cuneo fiscale, nonché sanzioni in caso di falsa dichiarazione o mancato perfezionamento delle procedure di emersione”.
La seconda consiste nell’introdurre la Voluntary Disclosure “sul contante e altri valori derivanti da redditi non dichiarati (anche connessa all’emersione del lavoro nero)”, a fronte del “pagamento di un’imposta sostitutiva e dell’impiego per un periodo minimo di tempo (ad es. 5 anni) di una parte significativa dell’importo in attività funzionali alla ripresa (ad es. investimento nel capitale dell’impresa del soggetto che fa la Voluntary Disclosure, o investimento in social bond nominativi o altri strumenti analoghi)”.
Colao “passa la palla” al Governo
“La nostra parte l’abbiamo fatta. Volevamo aiutare il Governo ad uscire dalla paralisi nella quale si trova il Paese, e ora possiamo dire ‘missione compiuta’. Adesso tocca alla politica”, ha dichiarato Colao in un colloquio con La Stampa. La palla, insomma, passa ora nelle mani del Governo. E a suo avviso, per far ripartire il Paese, degne di nota ci sono proprio le proposte individuate dalla task force su imprese e lavoro. In particolare, ricopre un ruolo fondamentale l’idea di “favorire l’emersione attraverso opportunità di Voluntary Disclosure ai fini della regolarizzazione, prevedendo un meccanismo di sanatoria e incentivazione e riducendo contribuzione e cuneo fiscale”, oltre a quella “di introdurre la Voluntary Disclosure sul contante e altri valori derivanti da redditi non dichiarati, a fronte del pagamento di un’imposta sostitutiva e dell’impiego per un periodo minimo di tempo di una parte significativa dell’importo in attività funzionali alla ripresa”.