Fotovoltaico, caos nei Comuni: tempi lunghissimi per allacciarlo

Tempi biblici e ritardi di mesi per l’installazione degli impianti nelle case: le responsabilità delle amministrazioni comunali e delle società di connessione

Tra le attività che un’amministrazione comunale deve svolgere durante il mandato c’è la compilazione e la diffusione del cosiddetto Paesc. Stiamo parlando del Piano di azione per l’energia sostenibile e il clima, un documento che individua la cornice entro cui sindaco e giunta intendono muoversi nell’ambito del contrasto al surriscaldamento globale che tanti danni sta provocando a tutte le latitudini del globo, Italia inclusa.

I dirigenti locali non devono solo tracciare a grandi linee le proprie intenzioni. A loro infatti viene richiesto di illustrare nel dettaglio di quali strumenti intendono dotarsi per supportare la lotta al cambiamento climatico: nello specifico, è compito del primo cittadino e degli assessori competenti quello di individuare le modalità più efficienti tramite cui raggiungere gli obiettivi di sostenibilità economica, energetica e ambientale.

Forti polemiche di cittadini e imprese per i tempi di collegamento degli impianti fotovoltaici in molti Comuni d’Italia

Accade però che in diverse realtà del nostro Paese le amministrazioni locali facciano previsioni sul raggiungimento dei propri fini che poi non rispecchiano il reale andamento delle cose. I fatti che smentiscono la formulazione teorica: un classico dell’Italia contemporanea, un Paese in cui i procedimenti burocratici sempre più macchinosi ed ingombranti spesso rallentano la road map che i primi cittadini comunicano all’inizio dei cinque anni di governo.

Una dinamica che pare essere diventata tipica anche delle procedure che riguardano l’installazione degli impianti fotovoltaici nelle abitazioni private. La ricerca di soluzioni sempre più efficienti per dare spazio alle fonti di energia rinnovabili viene così a scontrarsi con la macchina statale congestionata da cavilli e imprevisti, scoraggiando quella parte di cittadini che invece aveva colto al volo l’opportunità di coprire buona parte del proprio fabbisogno energetico tramite l’installazione di sistemi di produzione ecosostenibili.

“Oltre tre mesi di attesa e ancora nessuna risposta”: bagarre per l’attivazione dei pannelli nelle case private, cosa sta succedendo

Sono moltissime le lettere di lamentala e protesta arrivate nella casella mail della redazione di QuiFinanza. Da Roma a Torino, da Parma a Lecce. La maggior parte dei cittadini denuncia un rallentamento negli allacciamenti degli impianti fotovoltaici per colpa delle inadempienze delle società territoriali predisposte alla connessione. Intoppi che ostacolano la conversione generale del Paese proprio in un periodo in cui si stanno registrando numeri da record.

Stiamo parlando di impianti di piccola o piccolissima taglia: in genere infatti la procedura prevista da ogni Comune è unica per tutti gli interventi che porteranno ad una produzione di potenza bassa o medio bassa. Le lettere dei cittadini parlano di installazioni che rientrano in una forbice energetica compresa tra i 3 e i 13 kilowatt. Tutti loro dunque sono proprietari di abitazioni private e autonome, ma non di ville o tenute immense.

“Lo scorso 5 agosto ho trasmesso alla società territoriale tutta la documentazione necessaria per la connessione del mio piccolo impianto fotovoltaico da 5 kilowatt. Sono trascorsi 90 giorni e non ho ricevuto alcun tipo di risposta. Anche le mie sollecitazioni sono state ignorate”. Questo lo sfogo di uomo di cinquantatré anni residente nel Nord Italia, che in chiusura si domanda “con queste tempistiche come farà il Comune a rispettare l’obiettivo di convertire diverse centinaia di kilowatt entro fine mandato? La loro amministrazione dovrebbe durare un secolo”.