Coronavirus, sistema sanitario a rischio tenuta: 15 marzo giorno decisivo

Un virus poco letale ma estremamente contagioso: cosa rischia il nostro sistema sanitario nazionale e perché il 15 marzo potrebbe rappresentare una svolta

Non sappiamo quanto si diffonderà, né quanto durerà. Ciò che sappiamo con una certa sicurezza del Coronavirus è che al momento dagli esperti è considerato un virus poco letale ma molto contagioso.

Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità parla di una mortalità del 3,4%, più di un’influenza classica che si attesta al 1%, ecco che è fondamentale, in questa fase, contenere il contagio il più possibile adottando tutte le precauzioni consigliate dal Governo e stare molto attenti a distinguere le informazioni vere con quelle false.

Il piano del Governo Conte

L’Esecutivo guidato da Conte sta lavorando ad un piano che prevede l’innalzamento del 50% dei posti letto nelle terapie intensive negli ospedali italiani e del 100% dei posti delle Pneumologie e dei reparti di Infettivologia. Il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa ha sottolineato come vada considerato che prima delle terapie intensive va valutata l’assistenza nelle terapie sub-intensive, meno invasive.

L’obiettivo, ha spiegato Zampa, è fare in modo che meno pazienti possibile si trovino nelle condizioni che necessitano la terapia intensiva e “per questo occorrono ancora le misure di contenimento”. Inoltre, ha detto, “dobbiamo fare in modo che le terapie intensive riservino posti anche per i pazienti non affetti da Covid-19”. Il nostro Servizio sanitario nazionale, ha concluso, “saprà essere all’altezza di questa sfida molto severa e la risposta non mancherà”.

Il punto, in effetti, è proprio questo: la reale capacità di tenuta del nostro sistema sanitario nazionale, così bistrattato a forza di tagli, soprattutto negli ultimi dieci anni. Sempre più aperture verso la privatizzazione del settore, e sempre più sforbiciate, giustificate con una razionalizzazione dei costi che solo in alcuni casi è realmente servita.

Terapia intensiva, come funziona oggi

Ad oggi in Italia sono disponibili, tra ospedali pubblici e strutture accreditate, 5.090 posti letto per la terapia intensiva, a cui ne vanno aggiunti altri 1200 circa, distribuiti negli ospedali pediatrici. Sono concentrati principalmente nelle più grandi e importanti strutture ospedaliere del Paese. Si tratta in tutto di circa 11 posti letto ogni 100mila abitanti, un dato in linea con la media europea. La popolazione italiana però è più anziana: da noi gli ultrasessantenni, la fascia più a rischio per il Coronavirus, rappresenta il 22% della popolazione, mentre il dato medio europeo è del 19%.

Circa il 10% dei pazienti colpiti da Covid-19 richiede proprio la terapia intensiva, per la ventilazione artificiale. A causa dell’elevata contagiosità il rischio che i reparti di terapia intensiva scarseggino è dunque molto alto.

I posti negli ospedali destinati alla terapia intensiva sono al 90% oggi già occupati ma, in caso di bisogno, possono essere aumentati anche di migliaia. Chi ha un’altra patologia ad esempio può essere spostato in altre regioni dove non c’è epidemia.

In Lombardia i posti per la terapia intensiva sono 900, ma se ne stanno approntando almeno altri 150. Però, questi sono i posti disponibili complessivi, e quindi molti di questi sono già occupati da pazienti ricoverati per altre patologie gravi. La situazione più critica al momento si sta vivendo proprio in Lombardia, dove i pazienti ricoverati negli ospedali maggiormente sotto pressione a causa del focolaio, come quelli di Lodi e Cremona, vengono trasferiti a Milano.

Rischio carenza medici e infermieri

Ma oltre al rischio che le terapia intensiva esploda, il nostro sistema sanitario deve anche fare i conti con la carenza cronica di personale medico specializzato. Nei reparti di terapia intensiva ci dovrebbero essere un medico e due infermieri, specializzati per questo tipo di assistenza, ogni quattro pazienti. Con il picco di malati gravi da Coronavirus c’è il rischio di non riuscire a rispettare questi parametri, anche perché diversi medici e infermieri stanno contraendo il virus proprio perché a contatto con pazienti infetti.

15 marzo giorno decisivo

Poiché la manifestazione più tipica associata al Coronavirus è la polmonite virale, in assenza di farmaci la terapia di supporto consiste nell’ossigenazione assistita dei pazienti. Di ventilatori polmonari in Italia ce ne sono circa 14mila.

Secondo le previsioni degli esperti, i posti letto e le attrezzature disponibili potrebbero già arrivare a saturazione, e quindi poi non bastare più, già intorno al 15 marzo. Con conseguenze per tutti i pazienti, e tutti i cittadini, che è quasi impossibile in questo momento ipotizzare.