Cashback sì o Cashback no? Al momento il Governo non ha ancora preso una decisione definitiva in merito al futuro della misura introdotta dall’esecutivo Conte con l’intento di combattere l’evasione fiscale e favorire la digitalizzazione degli italiani.
Un programma immediato e semplice, che ha previsto, a partire dal 1° gennaio 2021, a tutti gli italiani di ottenere il rimborso del 10% sull’importo degli acquisti effettuati con carte di credito, carte di debito e prepagate, bancomat e app di pagamento in negozi, bar e ristoranti, supermercati e grande distribuzione o per artigiani e professionisti (erano esclusi invece gli acquisti online).
Effettuando un minimo di 50 pagamenti in un semestre, gli italiani hanno ricevuto il 10% dell’importo speso, fino ad un massimo di 150 euro di rimborso complessivo. Il rimborso massimo per singola transazione è stato di 15 euro. Non c’era un importo minimo di spesa ed era possibile ottenere rimborsi fino a 300 euro l’anno.
Cashback, perché è stato un flop
Guardando i numeri del primo semestre, si possono trarre alcune conclusioni interessanti. 8.949.017 il numero dei cittadini che ha formalmente aderito all’iniziativa, 7.891.835 il numero di utenti con transazioni valide, 16.501.581 il numero di strumenti di pagamento attivati, 742.719.866 le transazioni elaborate.
L’81.7% delle transazioni ha riguardato spese per importi fino a 50 euro e il numero di utenti che ha fatto più di 100 transazioni è pari al 30,7% del totale. Arrivano allo 0,9 % le transazioni tra 200 e 300 euro, mentre sono lo 0,8% le transazioni oltre i 300 euro.
Di fatto, il Cashaback è stato un mezzo flop, perché l’aumento dei pagamenti con strumenti elettronici è stato contenuto rispetto a quanto ci si aspettasse, perché è stato fatto in maniera sistematica da chi già usava questo tipo di strumenti di pagamento e in genere per pagamenti di importo ridotto (vi rimandiamo qui per le info sui rimborsi e cosa fare se non li avete ricevuti).
Cashback nel 2022 sì o no?
La sospensione del programma mirato a incentivare l’uso delle tecnologie e delle carte di pagamento al posto del contante è arrivata dopo il primo semestre del 2021 a causa di alcune criticità riscontrate dal Governo e dallo stesso premier Mario Draghi.
Il premier aveva espresso forti dubbi sull’efficacia della misura, che avrebbe agevolato le categorie e le aree del Paese già in buone condizioni economiche, senza tra l’altro avere un impatto particolarmente importante sul gettito fiscale e come misura anti-evasione.
Ma il Cashback di Stato dovrebbe tornare nel 2022, seppur in una forma rinnovata, con cambiamenti radicali che riguarderebbero addirittura la platea a cui è rivolta e gli obiettivi da raggiungere (qui tutte le possibilità novità e i nuovi requisiti).
Cashback diventerà strutturale?
Tuttavia, nel corso dell’audizione sulla Nadef che si è svolta nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato, il ministro dell’Economia Daniele Franco ha chiarito che il Cashback è stato uno strumento “molto importante” per recuperare e muovere verso i pagamenti elettronici, che tendono a essere pagamenti “che facilitano il contenimento dell’evasione perché tutto è più tracciato’, ma ‘non la vede come una misura strutturale.
“Nel momento in cui abbiamo spinto le persone verso i pagamenti digitali va bene, si resta nel mondo digitale. Difficilmente se le persone sono abituate all’utilizzo del bancomat tornano indietro”.