Borsa, titoli e azioni su cui investire nei prossimi 10 anni

Chi ha saputo allargare il mercato nei Paesi emergenti, chi segue la transizione ecologica, chi può contare su clienti facoltosi: tutti i marchi vincenti

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Le previsioni degli esperti che monitorano il mercato finanziario avevano già largamente anticipato le gravi difficoltà che sarebbero potute sorgere nel 2023. D’altronde, gli ingredienti per giungere in tempi rapidi ad una crisi si erano già manifestati in diversi modi durante i dodici mesi precedenti, a cominciare dal valore dell’inflazione che in Europa – così come in tutto il mondo occidentale, più ancora che in quello asiatico – ha continuato a crescere in maniera inesorabile fino a raggiungere quote mai viste prima nel passato recente.

Nel frattempo il Vecchio Continente ha continuato a soffrire per le pesanti ripercussioni del conflitto in corso fra Ucraina e Russia: un aspetto su tutti è quello legato alla scarsità di materie prime (in particolare quelle necessarie al mercato dell’automotive e all’assemblaggio di prodotti digitali), con i costi di importazione da oriente che sono diventati insostenibili per buona parte delle aziende che formano il tessuto imprenditoriale europeo.

La crisi finanziaria spaventa il mondo: quali sono le cause e chi saprà resistere

All’interno di un quadro macroeconomico come quello appena descritto, la mazzata decisiva (ma, sotto un certo punto di vista, inevitabile) l’hanno assestata i vertici delle banche centrali: tanto la BCE di Christine Lagarde quanto la FED americana hanno annunciato l’innalzamento dei tassi di interesse entro la fine dell’anno corrente. Questa scelta avrà delle conseguenze chiare e precise: basta emissioni di denaro a basso prezzo (come invece è accaduto dal 2020 ad oggi per rispondere allo stravolgimento apportato dall’emergenza pandemica) e istituti di credito che vedranno crescere il numero di richieste di ritiro degli investimenti da parte dei propri clienti.

Un meccanismo di questo tipo è quello che – proprio nelle ultime ore – ha causato il crollo della Silicon Valley Bank, la sedicesima in ordine di grandezza di tutti gli Stati Uniti, che non ha retto alla mole di domande di svincolo giunta da parte dei propri correntisti, mostrando tutte le fragilità su cui si era retta nell’ultimo decennio. Per fortuna non stiamo parlando di un vero e proprio colosso bancario, ma di un istituto di medie dimensioni, che il governo Usa – per voce del presidente Joe Biden – ha già annunciato di poter salvare con relativa facilità.

Azioni e titoli in borsa, ecco chi crescerà nei prossimi 10 anni

Questo e diversi altri micro-choc che si stanno verificando a tutte le latitudini del globo (dalle criticità dei colossi del tech alle continue svalutazioni delle criptovalute basate sull’utilizzo dei Bitcoin) mostrano come il sistema globale debba prendere davvero sul serio la possibilità di un nuovo crollo generalizzato, magari non della stessa portata di quello avvenuto nel 2008, ma comunque di dimensioni non indifferenti. Per questo è bene sapere quali sono al momento i titoli bancari che danno più garanzie in vista del prossimo decennio che si preannuncia assai complicato.

Secondo le recenti proiezioni finanziarie formulate dagli analisti, chi dovrebbe continuare ad immagazzinare numeri in crescita è senza dubbio Adobe, la multinazionale tecnologica americana nota soprattutto per i suoi prodotti Acrobat e Photoshop. Il fatto che l’azienda abbia puntato tutto sullo sviluppo e la vendita di software e servizi per la creazione di contenuti – oltreché sulla misurazione delle attività di marketing digitale – le consente di poter camminare all’interno di un sentiero che sarà sempre più ampio con il passare del tempo, visto che i soggetti che operano in questo settore continueranno a crescere sia numericamente, che a livello di risorse da impiegare.

Da Campari ad Amplifon, passando per Hermès: su chi investire in borsa nel prossimo decennio

Importanti flussi di entrate ricorrenti e una crescita stimata compresa fra il 10% e il 15% ogni anno sono i requisiti che portano a pensare che anche Amplifon – vero e proprio leader nel comparto degli apparecchi per le cure dell’udito – possa continuare a crescere nel futuro a breve termine. Un ottimismo legato non solo agli ottimi risultati certificati a fine 2022 (con un incremento a due cifre sia per quanto riguarda i ricavi, che in termini di utile netto), ma anche alle prospettive demografiche di cui bisogna tenere conto: la popolazione europea – e, in particolare, quella del nostro Paese – sta lentamente ma inesorabilmente invecchiando. Questo significa che i potenziali clienti comporranno una platea sempre più estesa.

Un altro marchio italiano che sembra poter dare solide garanzie sul mercato azionario è senza dubbio quello del Gruppo Campari. Forte di una politica espansiva senza precedenti che ha caratterizzato l’andamento del marchio negli ultimi tempi, l’azienda fondata da Davide Campari (e guidata dall’apprezzatissimo amministratore delegato di origine turca Robert Kunze Concewitz) negli ultimi 30 anni ha messo a segno 43 acquisizioni di operatori specializzati in nicchie di mercato in rapida espansione, di cui ben 5 solo nel periodo compreso fra febbraio e novembre 2022.

Nuove tecnologie, transizione ecologica e apertura al mercato globale: chi emergerà nel prossimo futuro

Passando in rassegna un mercato molto ricco (ma, allo stesso tempo, anche parecchio volubile e imprevedibile) come quello dei prodotti di lusso, sono poche a livello mondiale le realtà che possono vantare un successo costante e duraturo come quello della francese Hermès. Con una crescita del 23% nel solo 2022, il ceo ed erede della famiglia Axel Dumas ha saputo creare le giuste condizioni per un ampliamento del mercato del brand ben oltre i confini d’oltralpe, puntando forte sulle zone più emergenti del pianeta, tanto che oggi l’area del continente asiatico che si affaccia sull’Oceano Pacifico (ad esclusione del Giappone) rappresenta circa un quarto delle vendite globali del marchio.

Infine, chi ha saputo coniugare una stabilità di base unica al mondo con una propensione all’innovazione e alle ultime tecnologie è la multinazionale svizzera Sika, tra i leader mondiali nel settore chimico, specializzata nella realizzazione di prodotti per l’edilizia come sigillanti, adesivi e additivi. Secondo gli osservatori e gli analisti più esperti, l’azienda è fra le poche a livello globale che non avrà alcuna ripercussione negativa dalla transizione ecologica che oggi viene richiesta dalle massime istituzioni politiche e amministrative, sia in Europa che oltreoceano. Anzi, stando agli ultimi report rilasciati dalle agenzie di monitoraggio, la tecnica di stampa 3D (ampiamente utilizzata negli stabilimenti elvetici) permetterà la riduzione di emissioni di carbonio e un minor consumo di acqua, proiettando l’impresa fra i massimi pionieri del settore e non solo.