Superbonus, nuova procedura di asseverazione. Scatta la protesta

Superbonus, contro le frodi la società Deloitte chiede l'asseverazione con video della durata massima di 5 minuti. Ma i tecnici protestano

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Emanuela Galbusera

Giornalista di attualità economica

Giornalista pubblicista, ha maturato una solida esperienza nella produzione di news e approfondimenti relativi al mondo dell’economia e del lavoro e all’attualità, con un occhio vigile su innovazione e sostenibilità.

A pochi giorni dalla scadenza del 30 settembre, giorno in cui è richiesta la documentazione del 30% dei lavori del superbonus per ottenere i fondi e per la cessione del credito alla banche, la società Deloitte (che gestisce la cessione del credito per uno dei maggiori operatori finanziari come IntesaSanPaolo) ha chiesto ai tecnici di realizzare un video per ogni asseverazione rilasciata, per conto del proprio cliente, per illustrare la prova dello stato di avanzamento dei lavori.

Un video, come si è giustificata la società, “utile a tutti “perché rafforza i controlli antifrode a tutela dell’erario, delle imprese, dei committenti, dei professionisti e dei soggetti cessionari, “al fine della più sicura verifica e più rapida monetizzazione degli incentivi”.

La richiesta ha scatenato i professionisti, che hanno definito l’asseverazione video “un ulteriore onere documentale ingiusto e vessatorio”.

Superbonus, la nuova richiesta per l’asseverazione

Per poter usufruire del superbonus, chi sta effettuando interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico sulle villette unifamiliari è tenuto a presentare tramite i propri tecnici la documentazione che attesti che è stato effettuato almeno il 30 per cento dei lavori entro il 30 settembre 2022.

Ai professionisti che utilizzano la piattaforma Deloitte, oltra agli altri adempimenti, è richiesto un altro documento: il tecnico asseveratore, per conto del cliente, deve infatti produrre un video che illustri “rapidamente l’intervento effettuato”.

Deloitte spiega che il video fa parte dei presidi introdotti “in seguito alla Circolare n. 23 del 23 giugno 2022 e in applicazione delle indicazioni contenute nelle comunicazioni dell’Uif” e che “sono volti a rafforzare i controlli antifrode a tutela dell’erario, delle imprese, dei committenti, dei professionisti e dei soggetti cessionari, al fine della più sicura verifica e più rapida monetizzazione degli incentivi”. Deloitte sottolinea come sia “noto che l’Agenzia delle Entrate sta procedendo ad un’alta percentuale dei controlli (dal 60% all’80% delle comunicazioni inviate); pertanto, appare evidente come un breve video di spiegazione dell’intervento da parte del tecnico asseveratore non possa che agevolare le verifiche da parte della stessa Agenzia” e che si tratta di un’ iniziativa “che si può totalmente iscrivere tra quelle innanzitutto a tutela erariale e dunque della collettività”.

Superbonus, a cosa serve e come deve essere fatto il video

La società Deloitte ha infatti previsto di inserire nella sua piattaforma “Deloitte banca e cessione del credito” un video per ogni asseverazione rilasciata. La pubblicazione del video, spiega la società, è necessaria per farsi riconoscere la cessione del credito per Bonus edilizi e Superbonus.

Il video, della durata massima di 5 minuti, deve inquadrare espressamente il volto del tecnico e l’immobile oggetto di intervento. Quest’ultimo non solo dovrà essere riconoscibile, ma è necessario inquadrare il cartellone di cantiere, il numero civico, il contesto urbanistico.

Nel video il tecnico dovrà citare espressamente gli importi e gli interventi asseverati, mostrando tutti i lavori eseguiti.

Inoltre, la richiesta è quella di presentare un video per singolo SAL, un video per singola asseverazione: Asseverazione ENEA 110%, Asseverazione Sismica 110% e Asseverazione bonus inferiori al 110%.

Superbonus, la protesta dei professionisti

I professionisti hanno espresso subito il loro fermo dissenso alla nuova procedura di asseverazione video richiesta. La Rete Professioni Tecniche, l’associazione alla quale aderiscono ingegneri, architetti, e altri professionisti, ha fatto sapere tramite il loro ufficio stampa:

“Tanto per cominciare, questa complicazione procedurale non trova alcun tipo di appiglio normativo. Se poi lo scopo è quello di scoraggiare eventuali truffe, l’effetto è del tutto nullo. Né l’iniziativa può avere un impatto in merito alla responsabilità della banca, dato che il dolo o la colpa grave della stessa non possono seriamente sussistere in presenza di crediti correttamente asseverati. Inoltre, questo ulteriore appesantimento burocratico non solo viola l’art. 1341 del Codice dei Contratti (vessatorietà), ma non ha nemmeno alcun rilievo rispetto alle vigenti disposizioni in materia di antiriciclaggio o di responsabilità dell’impresa. Infine, l’iniziativa da un lato si configura come un’evidente violazione della privacy, dall’altro rappresenta un pericoloso precedente”.