Superbonus, dai cantieri bloccati alle scadenze: il punto

La situazione appare molto complessa soprattutto a causa della cessione dei crediti. E il 30 settembre arriva la prima deadline per villette e unifamiliari

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Alcuni la chiamano già la “bolla” del Superbonus. Il boom dell’iniziativa del Governo ha spinto la situazione oltre ogni previsione, finendo col causare lo stallo delle pratiche e il blocco dei cantieri. Tra i nodi più ostici resta quello della cessione dei crediti.

La cessione del credito: a che punto siamo

La situazione sul fronte della cessione dei crediti è allarmante. Secondo le ultime stime, i crediti bloccati ammonterebbero a oltre 5 miliardi di euro e il 70% riguarderebbe operazioni agevolate con il Superbonus. Numeri impressionanti, ancor di più se si considera che nel solo mese di luglio sono stati aperti 25mila cantieri, pari a 4,5 miliardi di nuovi lavori. Alla fine dello scorso mese, le opere ammesse a detrazione hanno raggiunto quota 38,8 miliardi di euro, per una spesa complessiva di 43,7 miliardi di euro. Per quanto riguarda i lavori conclusi (28,2 miliardi) si parla invece di 31 miliardi di euro.

Chi ha inaugurato i lavori edilizi e attualmente si trova col cantiere bloccato per l’impossibilità di ottenere la cessione non rischia soltanto di non vedere mai concluse le opere. Se ha già ricevuto dal Governo il credito a stato avanzamento lavori (possibile quando le opere sono concluse al 30 e al 60%), potrebbe anche dover restituire gli importi con tanto di sanzioni. Una situazione paradossale, il cui prezzo viene pagato (letteralmente) dai contribuenti, dovuta a due motivi principali legati all’incredibile mole di richieste pervenute:

  1. i frequenti interventi da parte del legislatore al fine di evitare truffe e abusi;
  2. l’introduzione di una serie paletti per limitare l’esborso a carico delle casse pubbliche.

Le conseguenze

La platea di cantieri bloccati si è allargata oltre ogni misura (a rischio il rifinanziamento?). Con all’orizzonte il rischio concreto per chi ha ottenuto l’ok di dover pagare di tasca propria o, in alternativa, di doversi fermare definitivamente. E con conseguenze pesanti anche per le aziende di costruzioni.

Come sottolinea l’ANCE Sicilia a La Repubblica, a breve l’Agenzia delle Entrate potrebbe infatti richiedere ai proprietari degli immobili, con i cantieri fermi da mesi, di restituire le somme finora percepite più le sanzioni perché i lavori non sono stati completati nei termini. L’Associazione Nazionale Costruttori Edili osserva inoltre la diffidenza da parte delle banche all’acquisto dei crediti, “perché ancora non sanno bene come e a chi cederli, oppure per coprirsi da eventuali rischi li svalutano eccessivamente”. Su ogni 110 euro ne pagano 97 e anche meno, “contro i 100-103 di poco tempo fa”.

Prima scadenza in arrivo a settembre

Ricordiamo che per poter usufruire del Superbonus 110%, i lavori dovranno essere effettuati entro il 31 dicembre 2023 per i condomini. Per chi vive in villette e unifamiliari indipendenti, invece, la data da tenere in considerazione è il 30 settembre, termine entro il quale dovrà essere ultimato almeno il 30% dei lavori in corso al 30 giugno. Superare questo scoglio, si potranno continuare le opere fino a dicembre 2022 e beneficiare della maxi detrazione.

Dal Ministero dell’Economia hanno già spiegato che non è sufficiente il pagamento del 30% dell’importo totale dei lavori entro il 30 settembre 2022 per usufruire della proroga per la conclusione entro la fine dell’anno. Dall’altro lato, però, nel conteggio delle opere portate a termine (per raggiungere la percentuale) si possono inserire anche gli altri lavori effettuati sullo stesso immobile.