Quanto guadagnano un prete, un frate e una suora

Che di sola vocazione non si possa vivere è una certezza. Ecco quanto guadagnano realmente un prete, un frate e una suora in Italia

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

La vita dei religiosi non è di certo un’esistenza basata solo su preghiere, opere caritatevoli, oboli e missioni. E’ un vero e proprio lavoro che genera dei guadagni, in molti casi veri e propri stipendi. Questo vale per preti, frati, suore, sacerdoti, vescovi ed ecclesiastici in generale. Ma chi sostiene economicamente l’attività lavorativa di coloro che decidono di accogliere la vocazione spirituale nella propria vita professionale?

Stipendio di un prete

Che la si carichi di significati mistici oppure no, ciò di cui si occupano preti, frati e suore è pur sempre una professione e in quanto tale genera dei guadagni. Nel mondo ecclesiastico esistono ruoli, responsabilità e gerarchie come in qualsiasi altro settore lavorativo. Questi e altri fattori definiscono lo stipendio medio di ciascun religioso e i loro guadagni.

Se vi state chiedendo quanto guadagna un prete e se può contare su uno stipendio fisso, la risposta è sì: anche i preti percepiscono uno stipendio mensile come un comune impiegato. Nel nostro paese lo stipendio di un prete si aggira intorno ai 1.000 al mese che diventano 1.200 euro per i parroci che sono responsabili di tutto ciò che succede nella parrocchia. Un vescovo può arrivare a guadagnare 1.800 euro.

Essendo una professione come tanti altre, anche i preti possono far carriera e ambire al posto di vescovo, arcivescovo, cardinale e monsignore. La posizione, l‘anzianità maturata nel ruolo e il prestigio conquistato nella scala gerarchica determinano anche il compenso che l’ecclesiastico in questione riuscirà a percepire.

Un vescovo, ad esempio, può guadagnare 3 mila euro al mese; un cardinale 5 mila euro più bonus e così via, fino ad arrivare alla massima carica che è quella del Papa. A lui spetta il privilegio poter accedere una volta all’anno anche alle donazioni raccolte (“Obolo di San Pietro”). C’è da dire che Papa Francesco, al contrario del suo predecessore, ha rinunciato ad uno stipendio fisso. In questo modo, il Santo Padre ha voluto dare un segno di grande innovazione e cambiamento, sperando che le alte gerarchie ecclesiastiche seguissero il suo esempio.

Quanto guadagnano le suore

Per le suore non è previsto un vero e proprio stipendio a meno chè non svolgano precisi compiti e lavori all’interno della comunità ecclesiastica. Ci sono, ad esempio, suore che percepiscono un guadagno fisso mensile perché impegnate come insegnati, educatrici, infermiere o altro. In questo caso l’entità dello stipendio è stabilita da contratto nazionale a seconda della categoria lavorativa afferente.

Quanto guadagnano i frati?

Un po’ come le suore, anche i frati non hanno uno stipendio vero e proprio. Per loro, inoltre, vige il voto di povertà, castità e obbedienza che ogni frate deve fare prima di accedere all’ordine o all’istituto religioso. Gesuiti, francescani, domenicani, carmelitani vivono in conventi costituiti come comunità o famiglie a tutti gli effetti e il loro sostentamento dipende in gran parte dalle donazioni dei fedeli.

Ciò però non significa che non possano svolgere delle attività lavorative per la Diocesi e, di conseguenza, ricavarne dei guadagni. Un frate, in questo caso, guadagna mediamente 1000 euro al mese, esattamente come un prete. Nei casi in cui presti un servizio ‘civile’, il suo stipendio sarà commisurato al tipo di contratto in cui quel servizio è inquadrato.

Guadagni preti: chi paga?

Gli stipendi di preti e sacerdoti sono coperti fondamentalmente da tre istituti:

  • donazioni: coprono il 10% delle necessità economiche dei preti;
  • redditi diversi da quelli religiosi per altro titolo (ad esempio gli insegnanti di religione nelle scuole);
  • 8 per mille dei contribuenti.

Come tutti i lavoratori a stipendio fisso, inoltre, anche i guadagni di preti, frati e suore generano contributi validi ai fini pensionistici. La pensione viene loro erogata dall’ I.N.P.S a partire dai 65 anni. L’INPS, infatti, gestisce il fondo pensionistico del Clero come succede per qualsiasi altra categoria professionale. I contributi previdenziali vengono versati per i religiosi dal C.E.I. (Conferenza Episcopale Italiana) tramite l’ I.C.S.C (Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero).

Tra gli stipendi di preti e suore più criticati ci sono quelli erogati in favore dei preti di corsia. Essi svolgono un servizio di conforto spirituale negli ospedali e nelle case di cura che dovrebbe essere prestato su base volontaria tramite preghiere e confessioni. Il servizio, in realtà, ha un costo tariffato ad ore. Si stima che il guadagno medio di un prete di corsia possa generare redditi per 35 milioni di euro l’anno. Anche le suore possono prestare servizio in corsia a tempo pieno e realizzare uno stipendio anche da 2 mila euro al mese.