(Teleborsa) Sono in molti a sognare, in tempo di crisi, un bel futuro da dirigente: ufficio, comoda scrivania ma soprattutto garanzia di uno stipendio in grado di consentire uno stile di vita decoroso. Di solito svantaggiati al cospetto dei più ben fortunati dirigenti, nel 2016 impiegati e operai invertono la tendenza e si prendono una piccola ma bella rivincita.
Il 2016, infatti, è stato un anno positivo per gli stipendi di impiegati e operai, mentre buste paga dei dirigenti col fiato corto.
Diminuisce, dunque, il testa-coda delle retribuzioni ma il piccolo sorpasso è destinato a restare niente di più che una (bella) consolazione momentanea: non vi consentirà, infatti, di ambire a una vita da nababbi. Anzi, numeri alla mano, ancora oggi, ai profili meno pagati di un’azienda servono ben undici assegni per mettere insieme quello incassato ai piani alti della società.
A fare il punto della situazione, ci ha pensato la nuova edizione del Salary Outlook, una analisi del mercato retributivo italiano dell’Osservatorio JobPricing sui dipendenti del settore privato.
Per dirla con i numeri: su 13 mensilità di stipendio un operaio guadagna mediamente 1.359 euro, un impiegato 1.651, un quadro 2.549 e un dirigente 4.212 euro.
Ma le belle sorprese al sapor di inversioni di tendenza non finiscono qui. Anche il Sud, che finisce quasi sempre dietro alla lavagna come lo studente monello e non modello, per una volta va meglio del Centro Nord e si porta a casa un primato timido ma incoraggiante. Il suo Pil, infatti, è cresciuto dello 0,8%, contro lo 0,5% del Centro-Nord a cavallo tra 2015 e 2016 con l’agricoltura che prova a far da volano ad una ripresa in sofferenza da troppi ormai che non ne vuol sapere di arrendersi, ma anzi, cerca, seppur in mezzo a tante difficoltà, di ridarsi il giusto slancio.
A fotografare quella che tutti si augurano possa essere una nuova “primavera” del Sud, il Rapporto Ismea-Svimez.