Il 14 giugno iniziano i Mondiali di calcio in Russia: ecco quanto ha speso il paese per ospitare l’evento sportivo per eccellenza del 2018.
Ogni quattro anni ci sono i Mondiali di Calcio, e ogni volta sono ospitati da un paese diverso. Quest’anno tocca alla Russia (data tra l’altro per favorita dal gatto Achille) ed erano in molti a pensare che il Cremlino spendesse una fortuna per l’evento. Invece, memore dello spreco dei XXII Giochi olimpici invernali di Sochi tenutisi nel 2014, la Russia ha deciso di risparmiare per i Mondiali del 2018. Se i primi erano costati 51 miliardi di dollari (11 in più dei giochi più costosi della storia, quelli di Pechino del 2008), sembra che il costo dei secondi si aggiri intorno agli 11 miliardi. Mosca non ha mai rivelato la spesa sostenuta per Sochi ma in base ad alcune stime ufficiose sembrerebbe essere proprio questo il prezzo pagato.
Per rinnovare lo stadio che ospiterà i Mondiali di Calcio 2018, Putin aveva dichiarato che avrebbe speso 3,82 miliardi di dollari. Alla fine sono stati usati 4,3 miliardi di dollari: un po’ più del previsto ma sempre meno in rapporto a Sochi. Nel 2014, infatti, il palazzetto dello sport che avrebbe ospitato le gare di pattinaggio è stato costruito spendendo 272 miliardi.
Degli 11 miliardi spesi per i Mondiali di Calcio 2018, 4,8 sono andati per la ristrutturazione di aeroporti e infrastrutture al fine di facilitare l’arrivo dei turisti provenienti da tutto il mondo. Una cifra sicuramente consistente, ma di certo moderata rispetto agli ingenti costi sostenuti per altri eventi o da altri paesi. Un esempio eclatante è quello della Grecia, che nel 2004 ha speso ben 510 miliardi per i Mondiali di Calcio. Un prezzo esorbitante, che ha infatti messo in ginocchio il paese – provato ancora di più nel 2007 con l’inizio della crisi economica.
Il Cremlino sembra aver imparato qualcosa dalla dispendiosissima esperienza di Sochi, anche se ha sempre una forte tendenza a spendere più del dovuto. Eppure, rispetto ad altri Stati, si è tenuta nel range stabilito: quantomeno non andrà incontro al disastro economico come altre nazioni hanno fatto in passato. Anche se bisogna vedere cosa accadrà alle nuove infrastrutture costruite e se effettivamente saranno utili anche in futuro.