Nasce un nuovo movimento per uscire dall’Euro, definito ‘complotto monetario dei poteri forti’. Sei d’accordo?

"L'Euro è un successo: fu disegnato per affossare gli Stati del sud Europa, fra cui l'Italia e sta raggiungendo il proprio obiettivo". Si moltiplicano le tesi sulle finalità occulte della moneta unica. E se avessero ragione? Esprimi il tuo euro-pensiero

“Non eravamo Piigs. Torneremo Italia.” Programma di salvezza economica del Paese.
Queste parole campeggiavano qualche giorno fa a titoli cubitali su una pagina promo del Corriere della Sera, acquistata per promuovere il programma del Mosler Economics modern money theory for public purpose (Me-Mmt).

Oltre al claim, che mette direttamente il dito nella (facile) piaga della crisi economica, l’annuncio illustra in sintesi i propositi del manifesto: in primis, “L’uscita protetta dell’Italia dall’Eurozona e il recupero della sovranità monetaria e parlamentare“.

L’iniziativa è promossa dal giornalista Paolo Barnard, che ama citare a sostegno della causa per l’abbandono dell’Eurozona l’illustre economista Paul Krugman: “Adottando l’Euro, l’Italia si è ridotta allo stato di una nazione del Terzo Mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i dannio che ciò implica”. 
I promotori dell’appello chiedono ai sostenitori di presentare il programma di salvezza alla forza politica di riferimento, chiedendone l’adozione, in cambio del proprio voto. “Pegno: il vostro voto”.

Il Me-Mmt non è la prima voce anti-moneta unica che si affaccia sulla scena italiana (esistono anche il movimento Libera Italia, le dichiarazioni infuocate di Beppe Grillo, le teorie dell’economista Loretta Napoleoni…) ma la tesi di Barnard sui mali della moneta unica affonda le radici nell’idea di un piano politico “ispirato dai poteri finanziari e industriali internazionali, al servizio (talvolta non inconsapevolmente) di esigue élites di grandi industriali franco tedeschi, di speculatori e delle banche d’affari internazionali”.

La tesi del ‘complotto’, in estrema sintesi, è così spiegata: l’Euro sottrae agli stati le proprie valute nazionali; le economie più fragili si ritrovano “schiacciate non da eccessivi debiti pubblici, ma da debiti pubblici divenuti eccessivi perché denominati di colpo in una valuta ‘straniera’.
“Ogni prestito concesso dai mercati ai governi resi a rischio d’insolvenza dall’artificio sopra descritto alimenta un circolo vizioso di tassi che aumentano sempre… E più aumentano i tassi, più i debiti sono insostenibili, e più sono insostenibili, più aumentano i tassi. Schiacciati da questo paradosso, i governi in oggetto hanno una sola scelta: usare tagli alla spesa e una tassazione soffocante per ripianare quei debiti denominati in quella moneta ‘estera’, cioè l’Euro”.
“Di conseguenza il risparmio di cittadini e aziende si prosciuga, calano i consumi, da cui precipitano i profitti, da cui derivano tagli di salari e occupazione, con ulteriori crolli dei consumi, che deflazionano l’economia, cala così il Pil, da cui minori gettiti fiscali, e ciò peggiora il debito, ma questo preoccupa i mercati che aumentano i tassi, che… È una spirale distruttiva senza fine.”
La tesi finale è che l’Euro “nasce da un progetto del 1943 per sottomettere le economie dei concorrenti industriali di Francia e Germania, e oggi ha purtroppo raggiunto quell’obiettivo”.

A medesime conclusioni giunge un articolo pubblicato su The Guardian qualche mese fa, a firma di Greg Palast, il cui autore indossa i panni dell’avvocato del diavolo, ipotizzando che l’attuale scenario di crisi economica era proprio nei piani di uno dei progenitori dell’Euro, l’economista Robert Mundell.  Si legge nell’articolo: “Per l’architetto dell’euro, prendere le decisioni di macroeconomia senza la partecipazione dei politici eletti e stringere i tempi della deregolamentazione erano una parte del piano.
L’idea che l’euro abbia “fallito” è pericolosamente ingenua. L’euro sta facendo esattamente quello che il suo ideatore – e quell’1% di ricchi che decisero di adottarlo – aveva previsto e per cui era stato programmato”.