Quello della marijuana legale è un mercato in grande crescita negli Stati Uniti e, insieme al giro d’affari, arrivano anche i primi miliardari.
Diventare un magnate dell’industria nel campo della marijuana legale è quello che sta accadendo negli Usa, dove Boris Jordan è il primo miliardario di questo business, con un impero aziendale che gli è valso il soprannome di “Re della marijuana”.
Jordan, cittadino statunitense con ascendenze russe, è a capo della Curaleaf, società con sede nel Massachusetts che coltiva e trasforma la propria marijuana per venderne prodotti in vari formati e dosaggi, promettendo elevati standard di qualità. Si va dalle soluzioni e dagli oli alle capsule edibili, fino alle lozioni topiche. I prodotti sono venduti principalmente per uso terapeutico.
La società possiede e gestisce 48 dispensari di marijuana medica in 12 Stati Usa e recentemente è entrata anche nel mercato della cannabis a uso ricreativo, acquistando le società Crua e Grassroots.
La Curaleaf è la sesta società di cannabis al mondo per capitalizzazione e primo retailer negli Stati Uniti. Boris Jordan possiede il 31% della società e ha dichiarato che Curaleaf è lo Starbucks della cannabis.
Jordan ha altri investimenti in società europee e russe del settore della cannabis, tramite Sputnik Group, il fondo di private equity da lui creato nel 1998 e di cui è presidente. Ha fondato anche la Measure 8 Ventures, una società di investimenti sempre nell’industria della marijuana.
Grazie a queste attività, l’imprenditore ha un patrimonio da 1,1 miliardi di dollari. Un business di tutto rispetto ma inevitabilmente condizionato dalle regolamentazioni anche future sulla vendita di prodotti a base di cannabis.
Le leggi, infatti, cambiano di continuo e, se la commercializzazione di questi prodotti è stata legalizzata negli Stati Uniti, non sono escluse eventuali limitazioni. Recentemente, ad esempio, la Food and Drug Administration ha ammonito sulla vendita di prodotti a base di cannabinoidi che reclamano proprietà mediche non dimostrate. Una mossa che ha fatto precipitare le azioni della Curaleaf.
Gli affari di Boris Jordan sono dunque appesi al filo della legge sulla cannabis legale. Se negli Stati Uniti questo sistema può creare alcune incertezze, non parliamo dell’Europa, dove la commercializzazione della cannabis è ancora illegale, esclusa l’Olanda. In Italia addirittura è stata iniziata una battaglia contro la cannabis light, anche questo un settore con un vasto giro d’affari e numerosi posti di lavoro.