Tassi sempre più sottozero e 20 miliardi al mese di liquidità grazie agli acquisti di titoli: il mix di energia che la BCE di Mario Draghi ha offerto ai mercati ha prodotto il suo effetto, almeno nell’immediato, facendo decollare le borse e provocando un’ampia svalutazione dell’Euro.
E partendo proprio dalla perdita di valore dell’Euro, vi saranno benefici per il Continente, con un impatto positivo sull’export e sulla crescita dell’economia, specie per i paesi più dipendenti dall’interscambio con l’estero (Germania, Italia, Spagna).
Nello stesso tempo i tassi “zero-negativi” produrranno vantaggi per l’economia reale, sotto forma di un aumento dei finanziamenti alle imprese ed alle famiglie sul fornte dei mutui: effetto prodotto dai tassi negativi sui depositi che rendono non conveniente tener “parcheggiato” il denaro presso l’Eurotower.
Ma non è tutto oro quello che riluce: vi sono anche riflessi negativi sulle banche derivanti dalla marginalità sempre più esigua garantita dal denaro preso a prestito ed impiegato. Effetto che si riflette in qualche modo sui loro bilanci, deprimendoli ormai da troppo tempo, e sulla loro capacità di soddisfare le esigenze di liquidità, tant’è che la banca centrale ha anche pensato una sorta di “sterilizzazione” di questo effetto attraverso il meccanismo dle “tiering”.
Inoltre, la mossa della BCE potrebbe rivelarsi non sufficiente a rilanciare il mercato creditizio e l’economia, anche se il margine di manovra sui tassi ormai è piuttosto ridotto. Ma anche estendere il Quantitative Easing (QE) non è affatto semplice: a quanto risulta a Bloomberg, durante la riunione della BCE di ieri, si è consumata una rivolta dei cosiddetti “falchi” (Francia, Germania, Olanda) che ha bocciato il QE2 volto a favorire perlopiù Paesi come l’Italia e la Spagna.
Gli effetti sul mercati dei mutui – Lasciando da parte considerazioni più specialistiche cosa cambia per chi ha o deve chiedere un mutuo? Secondo una analisi di Facile.it e Mutui.it, il combinato di Quantitative Easing e tassi negativi senz’altro favorirà una riduzione del costo del mutui in termini di interessi pagati. Tuttavia, tale vantaggio potrebbe non esser sufficiente a far ripartire il mercato immobiliare che già da tempo mostra un andamento decrescente delle compravendite a dispetto dei tassi ai minimi storici. Ma questo è un altro campo, che esula dalla politica monetaria ed ha a che fare con le politiche fiscali dei Paesi membri.
E’ tempo di una review del Fiscal Compact? Al di là delle dichiarazioni programmatiche del nuovo presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al momento i tempi non sembrerebbero ancora maturi per una revisione radicale, semmai per qualche piccolo ritocco all’insegna di una maggiore flessibilità.