Una crisi “senza precedenti”, peggiore persino a quella spesso citata della Grande depressione degli anni Trenta, con margini di incertezza ed errore elevatissimi (“un grado di incertezza superiore al solito”) e il rischio di una bolla finanziaria pronta a scoppiare da un momento all’altro.
Cosa dicono le stime del Fondo Monetario Internazionale
L’impatto dell’epidemia di Coronavirus sull’economia mondiale è stato “più negativo” del previsto, e lo sarà ancora di più da qui in avanti: nel biennio 2020-2022, la crisi costerà oltre 12mila miliardi di dollari all’economia mondiale.
Quest’anno, il Pil globale crollerà del 4,9%, contro il -3% atteso ad aprile, mentre l’anno prossimo crescerà del 5,4%, cioè -0,4% rispetto alle attese. -8% negli Usa, -5,8% in Giappone, -10,2% nell’Eurozona, e, più specificamente: -10,2% in Gran Bretagna, -7,8% in Germania e -12,5% in Francia. Anche India e America latina giù, solo la Cina potrebbe (dovrebbe) registrare un +1%.
Sono impietose le stime contenute nell’aggiornamento del World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale, e lo sono ancora di più per l’Italia. Il nostro Paese, dicono i numeri, non solo uscirà piegato dalla crisi, ma sarà anche quello a pagare il conto più salato.
L’Fmi prevede, per il Belpaese, un crollo del Pil del 12,8% nel 2020, pari soltanto alla Spagna, e taglia del 3,7% la previsione pubblicata nel Rapporto di aprile. Nel 2021, il Pil invece sfiorerà il 6,3%, facendo registrare un +1,5% rispetto alle precedenti previsioni.
Paura per conti pubblici e lavoro
Come sempre accade, quando il mondo ci guarda e ci studia, la grande preoccupazione verso l’Italia deriva dalla complicata situazione dei conti pubblici (qui la classifica delle città italiane che usciranno peggio dalla crisi).
Il rapporto deficit-Pil nel nostro Paese toccherà, sempre secondo le previsioni dell’Fmi, il 12,7% quest’anno, e il 7% il prossimo. Il rapporto debito-Pil si impennerà fino al 166,1% nel 2020 per poi riscendere, lievemente, al 161,9% l’anno dopo.
Se poi guardiamo al mercato del lavoro, l’impatto del Covid è stato addirittura “catastrofico”: la perdita di ore lavorate nel secondo trimestre dell’anno equivale alla cancellazione di 300 milioni di posti di lavoro a tempo pieno nel mondo rispetto all’ultimo trimestre del 2019.