Il fallimento di Thomas Cook, conosciutissimo tour operator inglese, sta facendo molto discutere in questi giorni.
Le tensioni nate all’interno dell’azienda, tra dipendenti lasciati a casa da un giorno all’altro e clienti insoddisfatti, hanno spinto gli enti sindacali e le Istituzioni britanniche ad intervenire. Quello che non convince, in particolare, è il trattamento riservato a molti manager di Thomas Cook in questi anni. Mentre la società andava incontro al dissesto finanziario, dichiarando di avere problemi a far quadrare i conti, chi stava ai vertici riceveva stipendi da capogiro per le prestazioni rese.
È emerso, nello specifico, che nell’ultimo decennio i manager operanti all’interno dell’azienda abbiano percepito compensi e bonus per 60milioni di euro, una cifra non indifferente considerando le cattive acque in cui il tour operator diceva di trovarsi. Per questo motivo il primo ministro britannico Boris Johnson è intervenuto sulla questione dichiarando: “Mi chiedono se sia giusto che i manager paghino loro stessi con somme così enormi quando l’azienda va tanto male”.
Sulla stessa scia, facendo perno su le contraddizioni e i punti critici della situazione, i sindacati hanno chiesto maggiori chiarimenti al tour operator inglese. Il fallimento di Thomas Cook ha coinvolto ben 21mila dipendenti, impiegati all’interno dell’azienda da diversi anni e trovatisi senza lavoro da un giorno a l’altro.
La situazione più drammatica, quasi surreale, la stanno vivendo però molti piloti e assistenti di volo che stanno avendo seri problemi nel tornare a casa. Molti di loro sono bloccati fuori dall’Europa e, dopo il fallimento annunciato della società, per rientrare alla base dovrebbero pagare di tasca propria il biglietto aereo, dato che Thomas Cook non può più provvedere a ciò. Diversi lavoratori si trovano tra gli Stati Uniti e i Caraibi, il che vuol dire che dovrebbero investire una somma non indifferente per il volo di ritorno.
A peggiorare la situazione di piloti e assistenti di volo della Thomas Cook la presa di posizione di molti hotel che fino ad ora li avevano ospitati per conto del tour operator. Una volta annunciato il fallimento, infatti, numerose strutture hanno cacciato via i dipendenti dell’azienda che da loro alloggiavano, dopo essersi resi conto che la stessa non sarebbe stata in grado di pagare i conti.