Definizione e vantaggi dell’economia circolare

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Alessandro Speziali

Esperto di Economia

Dopo la laurea triennale in Economia e Gestione Aziendale, durante gli studi magistrali vola all'Università della California dove ha modo di studiare la finanza da un punto di vista internazionale.

L’economia circolare è un’economia ideata per rigenerarsi autonomamente. La definizione fa riferimento a due tipi di materiali principali:

  • Biologici, che possono essere reinseriti nella biosfera;
  • Tecnici, che devono essere valorizzati senza reinserirli nella biosfera.

Nell’ambito dell’economia circolare si riutilizzano i materiali in continui cicli produttivi, per far in modo che si riducano gli sprechi.

Che cos’è l’economia circolare

L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono infatti reintrodotti, laddove possibile con il riciclo. Così si possono continuamente riutilizzare all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore.

L’economia circolare è un’idea che rovescia i valori dominanti del XX secolo, essa è la controparte del tradizionale modello economico lineare che segue uno schema molto diverso scandito dalle fasi del prelevare, produrre, usare e gettare. In cui il prodotto, quando termina il suo ciclo, diventa scarto obbligando la catena economica a ripetere di continuo lo stesso schema. Questo modello lineare si basa sulla facile reperibilità di ingenti quantità di materiali e energia ad un buon prezzo.

I 5 pilastri dell’economia circolare

L’economia circolare offre soluzioni per far fronte alla diminuzione delle risorse, al riscaldamento globale e alla crescita dei rifiuti. Questo è un modello economico che si fonda su 5 pilastri:

  • Sostenibilità delle risorse: l’utilizzo di energia e materie rinnovabili, riciclabili o biodegradabili in più cicli di vita.
  • Prodotto come servizio: una nuova idea del concetto di proprietà in cui l’azienda produttrice resta proprietaria del bene e lo offre in uso al cliente come servizio, noleggio o affitto. Non si tenta più di vendere la proprietà di un oggetto.
  • Piattaforme di condivisione: favorire l’uso di piattaforme in cui utenti e proprietari dei beni possono cooperare, aiutando così i consumatori a risparmiare e a usare nel modo migliore le risorse.
  • Estensione del ciclo di vita: progettare e produrre con l’obiettivo di allungare il ciclo di vita, permettendo alle imprese di riparare e rigenerare i prodotti, in modo da evitare uno spreco di materiali o energia e quindi immettere gli stessi prodotti sul mercato per guadagnare.
  • Recupero e riciclo: creare cicli produttivi innovativi, in cui si evita di eliminare gli scarti, puntando invece a recuperarli e riciclarli per poterli utilizzare di nuovo.

I vantaggi dell’economia circolare

Il modello dell’economia circolare è l’obiettivo dei paesi dell’Unione Europea che per favorirlo intendono creare nuove misure studiate per salvaguardare il pianeta e ridurre i rifiuti. In più, rappresenta un’opportunità di sviluppo in termini di competitività, innovazione, ambiente e occupazione.

  • Competitività: nuovi modelli di business che non siano troppo dipendenti dall’uso di materie prime permettono di creare una struttura di costi che non sia sottoposta al pericolo del cambiamento dei prezzi delle materie prime, a causa delle dinamiche di mercato o altro.
  • Innovazione: modificare i modelli di business sulla base dell’economia circolare porta un grande impulso all’innovazione. Riformulare i processi significa aprire opportunità inedite in tutti i campi di business.
  • Ambiente: fare attenzione all’ambiente e ridurre l’impatto ambientale significa far diminuire rifiuti e inquinamento, e in più contenere il riscaldamento globale rispettando così l’accordo di Parigi.
  • Occupazione: ridurre il bisogno e quindi la quantità delle materie prime acquistate e creare nuovi servizi a valore aggiunto significa anche che la struttura dei costi slitta dalle materie prime al lavoro. Ciò favorisce settori collegati all’attività umana (per riparazioni, eccetera), rispetto a settori automatizzati.

In più, grazie a provvedimenti come la riduzione dei rifiuti e il riutilizzo dei materiali, le imprese europee potrebbero ottenere un considerevole risparmio e i consumatori otterrebbero prodotti più longevi e innovativi che possono far risparmiare e migliorare la qualità della vita.

L’economia circolare è necessaria

Al giorno d’oggi, bisogna far fronte all’incremento della domanda delle materie prime e, al contempo, alla carenza delle risorse. Attualmente, la maggior parte delle materie prime in uso sono limitate e, a causa della crescita mondiale della popolazione, la richiesta di queste risorse aumenta. Molto spesso, questa necessità di materie prime porta a una sorta di dipendenza dai paesi che sono in grado di fornire le materie prime necessarie a un paese che, invece, non ne dispone.

Per quel che riguarda l’impatto sull’ambiente, bisogna ricordare che i processi per ottenere e utilizzare le materie prime generano emissioni di anidride carbonica e accrescono il consumo energetico. Un uso contenuto delle materie prime può contribuire a ridurre l’inquinamento. È necessario, quindi, favorire un tipo di economia che sia circolare per far fronte a questi problemi.

Responsabilità e collaborazione nell’economia circolare

Come abbiamo detto, l’economia circolare è un’economia ideata per potersi rigenerare autonomamente. Quindi, questo modello ha come obiettivo uno sviluppo economico che sia anche sostenibile, in modo che possa rispettare le risorse naturali disponibili e, al contempo, poterne garantire la durabilità nel tempo. Per fare in modo che questo modello funzioni, è necessario che ogni elemento collabori con gli altri; cittadini e imprese devono agire con uno scopo comune.

Questo principio di collaborazione a volte non risulta efficace poiché va incontro ad alcuni problemi. Spesso le aziende scelgono di non seguire questo modello economico per evitare grossi investimenti nell’adattamento degli impianti produttivi o di smaltimento; dall’altra parte, anche molti cittadini non riescono a rinunciare ad abitudini di consumo. Per questi motivi, la collaborazione viene a mancare e il sistema perde la sua efficienza.

La Bioeconomia o economia sostenibile

La bioeconomia è il sistema socio-economico che include tutti gli impegni economici nell’utilizzo di biorisorse rinnovabili. Rappresenta una parte importante dell’economia circolare, perché non solo utilizza risorse rinnovabili ma sostiene il ciclo biologico, cioè la rivalorizzazione degli scarti dovuti ai processi di produzione.

I vari cambiamenti verso i quali sta andando il nostro mondo, a causa di un uso inquinante delle risorse, esigono un cambiamento attraverso l’uso di risorse biologiche rinnovabili e la valorizzazione dei rifiuti organici. È quindi necessario mirare a una trasformazione economica, inserendo la bioeconomia e il modello di economia circolare, dentro una prospettiva in cui la produzione e l’uso di biorisorse rinnovabili diventi parte di un sistema produttivo che contribuisca a rendere le attività economiche più redditizie e sostenibili nel lungo periodo.

Puntare alla sostenibilità con l’economia circolare

È ormai evidente che la presenza della nostra specie sulla Terra ha fortemente e irrimediabilmente modificato la natura che ci circonda. In base alle nostre conoscenze, possiamo dire che è la prima volta che una sola specie alteri così profondamente i sistemi naturali che si sono evoluti autonomamente fino ad oggi. L’azione dell’umanità sul pianeta è stata capace di rilasciare più materia di quanto facciano i vulcani, di alterare il ciclo dell’acqua e di causare un aumento della quantità di gas serra in atmosfera.

Siamo di fronte a una situazione che non ha precedenti e che non può proseguire così. Alla base di tutte le iniziative politiche o economiche deve esserci quindi questa consapevolezza: è necessario innescare un cambiamento nei nostri modelli di sviluppo socio-economico. Arrivati a questo punto, è chiaro che non si può tornare indietro, ma si può esaminare questo processo di trasformazione per provare a gestirlo. Proprio per questi motivi, l’Unione Europea, e non solo, si sta muovendo per sostenere un nuovo modello economico basato sull’economia circolare.

L’Europa per l’economia circolare

Il modello economico produttivo corrente, basato, come abbiamo detto, su uno schema di tipo lineare, è ormai saturo. La Commissione Europea ha approvato delle nuove norme sull’economia circolare che hanno come obiettivo per i Paesi di riciclare almeno il 60% dei rifiuti urbani e il 70% dei rifiuti da imballaggio entro il 2030; inoltre, prevedono il divieto di gettare nelle discariche quelli biodegradabili e riciclabili.

L’Italia per l’economia circolare

L’Italia è in un’ottima posizione nel quadro europeo per quel che riguarda l’uso efficiente delle risorse, infatti, primeggia tra le nazioni europee, superando Germania e Francia. Grazie all’indice di circolarità abbiamo un’analisi della situazione in Italia. Esso si calcola prendendo in esame 5 fattori: produzione, consumo, gestione dei rifiuti, mercato delle materie prime-seconde e occupazione e investimenti, e ad ognuno va attribuito un punteggio. Il risultato mostra come l’economia circolare in Italia batta quella di Germania, Francia, Spagna e Polonia.

È tra le economie con il più alto valore economico per consumo di materia e per questo si registrano anche i minori consumi della stessa. Anche per quel che riguarda i rifiuti, l’Italia mostra ottimi risultati. Il riciclo dei rifiuti urbani è in linea con la media europea, mentre il riciclo di tutti i rifiuti è superiore alla media europea. Riguardo al mercato di materie prime-seconde l’Italia ha un tasso di uso circolare di materia molto positivo, che la posiziona nei primi posti tra le principali economie europee.