Crisi, precariato e instabilità hanno finito con alimentare paure e preoccupazioni degli italiani, tanto che adesso sono sempre di più quelli che risparmiano perché in apprensione per il loro futuro.
Le emergenze economiche, finanziarie ed occupazionali con cui il Paese ha dovuto fare i conti negli ultimi anni hanno influenzato il modo di vivere degli italiani. Seppure il lavoro saltuario e part -time oggi risulta essere diminuito, da un’indagine condotta da Intesa Sanpaolo e il Centro Einaudi è emerso che ancora tante sono le famiglie che mettono da parte i propri soldi per non farsi trovare impreparati in caso di imprevisti.
Ben il 92,3% degli intervistati (1.544 in totale) si è definito economicamente autonomo. Tra questi, inoltre, è stata rilevata una certa tendenza al risparmio nella gestione delle proprie finanze.
Questo perché, nonostante le entrate – quasi – certe, dovute ad un lavoro stabile e/o ad una situazione finanziaria favorevole, risparmiare per scongiurare qualsiasi rischio futuro è un passaggio considerato da molte famiglie indispensabile.
Le preoccupazioni più diffuse, stando a quanto emerso dallo studio, sono casa, vecchiaia, figli e, in generale, ogni imprevisto che comporta l’uscita di denaro (o il venir meno di un reddito). Da qui, come è stato subito chiarito, la tendenza degli italiani a spendere di meno che, come confermano gli ultimi dati Istat, ha portato anche ad una diminuzione dei consumi.
Con la crisi del 2008 le famiglie risparmiatrici erano diminuite, si è dovuti arrivare al 2014 per una lenta ripresa. La quota dei risparmiatori, sempre tra le famiglie prese a campione nell’indagine, è poi risalita decisamente negli ultimi due anni passando dal 43% al 47% tra il 2017 e il 2018 e dal 47% al 52% tra il 2018 e il 2019.
Il timore che la crisi potesse colpire di nuovo, di fatto, ha spinto le persone ad alimentare i propri risparmi. Il risparmio precauzionale, non a caso, costituisce per gli intervistati la spinta più forte ad accantonare una quota del proprio reddito. Secondo gli analisti “si tratta di una reazione normale allʼincertezza che ha caratterizzato non solo gli anni di crisi, ma anche gli anni della ripresa”.
Il risparmio precauzionale è stato ed è ancora molto diffuso tra le famiglie italiane, mentre solo negli ultimi tre anni gli italiani hanno di nuovo iniziato a mettere dei soldi da parte per comprare o cambiare casa (sono il 23,6% nel 2019). Una tendenza questa che aveva registrato una forte battuta d’arresto dopo la crisi, quando la mini-bolla immobiliare italiana ha toccato il culmine nel 2009, e sia le famiglie che gli istituti di credito si erano allontanati dalle case, in attesa che i prezzi si ridimensionassero e i mutui fossero di nuovo sostenibili (sia per chi li erogava che per chi li sottoscriveva).
Aumentano quindi i risparmiatori, aumentano le quote di risparmio ma, come si legge dalla ricerca, gli obiettivi restano sempre gli stessi (registrando aumenti o diminuzioni a seconda dei periodi). Diverse sono per esempio le famiglie che ancora oggi risparmiano per i figli (ovvero il 14,6% degli intervistati), mentre è sceso dal 20,7% al 16,3% il risparmio previdenziale. Il 47,2% dei non pensionati presi a campione, tuttavia, si è detto preoccupato per tenore di vita allʼetà della pensione.
La riduzione di attenzione per il risparmio pensionistico, pertanto, potrebbe essere più legata al momento contingente o a fattori non razionali, di natura emotiva. Un risparmiatore su due è in apprensione per come si sosterrà durante la vecchiaia ma, di fatto, solo il 13,7% del campione ha sottoscritto un fondo pensione e solo il 9,2 per cento è iscritto a una qualche forma di previdenza integrativa.