Doppio cognome per i figli, stop alla Camera: “Rinvio maschilista”

Stop a sorpresa alla Camera per la legge, a un passo dal voto finale dell'aula

LO STOP INATTESO – Stop a sorpresa alla Camera, a un passo dal voto finale dell’aula, per la nuova legge sul cognome dei figli approvata la settimana scorsa dalla commissione Giustizia e che mette fine all’obbligo di cognome paterno, lasciando liberi i genitori di scegliere e fissando il principio che in assenza di indicazione diversa ai figli spetta il doppio cognome di madre e padre. La nuova legge era alla fine dell’esame finale dell’assemblea. Dopo una richiesta avanzata da Fdi di ritorno in commissione per sistemare alcune questioni formali sul testo, al momento di rimandare la legge in aula è stato deciso invece di rinviare a un momento successivo il voto dell’assemblea.

REAZIONI – La frenata ha inevitabilmente fatto storcere il naso a diversi parlamentari, soprattutto donne. “È colpa dei veti culturali opposti dai deputati maschi a una legge che avrebbe dovuto porre fine alla concezione patriarcale della famiglia”, punta il dito la relatrice Pd sulla nuova legge Michela Marzano. “Il testo recepisce una norma di buon senso ed è assurdo che debba essere bloccato per l’opposizione trasversale di alcuni deputati, per lo più uomini”, aggiunge la deputata Pd Caterina Pes. “Ogni volta che si cerca di mettere mano a questioni così ancestrali si crea un blocco culturale ostile”, sottolinea la deputata Sel Marisa Nicchi. Stefania Prestigiacomo di Forza Italia solleva il dubbio che non sia giusto far scegliere ai figli quale cognome salvare. Ignazio La Russa raccoglie firme per chiedere il voto segreto e propone il rinvio in commissione. Anche Alessandro Pagano del Nuovo centrodestra e Rocco Buttiglione dell’Udc sollevano perplessità. Per risolvere le questioni formali si riunisce la commissione dei Nove ma il voto finale non arriva più: la proposta di legge viene rinviata a una seduta da fissare, forse, prima della pausa estiva.

LA SENTENZA – Il meccanismo della legge risponde alla sentenza della Corte europea del diritti dell’uomo che nel gennaio scorso ha condannato l’Italia per violazione del principio d’uguaglianza (perché negare la possibilità di trasmettere il cognome della madre discrimina le donne) e vuole allineare il nostro Paese agli altri europei, come Spagna, Germania e Inghilterra. In particolare ricalca il modello francese e prevede che i genitori possano scegliere se dare al figlio il cognome del padre, della madre o di entrambi, nell’ordine da loro stabilito. In caso di disaccordo stabilisce che vengano attribuiti tutti e due in ordine alfabetico. Inoltre per evitare che fratelli nati dagli stessi genitori abbiano cognomi diversi dispone che quello scelto per il primo figlio sia trasmesso ai successivi. Infine prevede che la persona con due cognomi possa poi trasmetterne ai figli soltanto uno.