La maggioranza accelera sugli gli aiuti all’economia e preme per varare l’atteso decreto Sostegni già a inizio settimana, in parallelo allo scattare delle nuove restrizioni. C’è ancora, tuttavia, da trovare la sintesi sugli interventi, uno nodo che con tutta probabilità non farà vedere la luce al dl prima di giovedì o venerdì.
Il piano del presidente del Consiglio Mario Draghi prevede subito il decreto Sostegni, che sarà finanziato con i 32 miliardi dell’extra deficit già approvato, e in seguito a un nuovo scostamento di bilancio che potrebbe arrivare a 20 miliardi di euro e sarà richiesto contestualmente alla definizione del Documento di economia e finanza che aggiornerà il quadro macroeconomico costruito a ottobre con la Nadef.
Intanto, come annunciato dal ministero dell’Economia e delle Finanze, con il prossimo decreto Sostegni arriverà anche uno slittamento delle scadenze legate alla dichiarazione dei redditi precompilata che, quindi, sarà disponibile solo a partire dal 10 maggio.
Le imprese avranno tempo fino al 31 marzo per inviare la Certificazione unica dei redditi dei dipendenti, stessa scadenza fissata per l’invio dei dati utili per il calcolo delle detrazioni in dichiarazione. Misure che si aggiungono alla proroga al 30 aprile per i versamenti delle rate della pace fiscale sospese da inizio pandemia, e all’ennesimo rinvio, a maggio, della digital tax.
Ristori
Sul fronte dei ristori si prevede un rafforzamento del pacchetto la cui dote dovrebbe arrivare a 11 miliardi con l’obiettivo di ampliare la platea dei beneficiari e includere negli indennizzi tutte le attività economiche con partita Iva, quindi sia imprese che professionisti, che hanno registrate perdite. Verrebbe superata così la logica dei codici Ateco e aumentato il tetto di fatturato da 5 a 10 milioni.
Rimane ancora da fissare la soglia delle perdite che nelle bozze circolate era fissata al 33%, ovvero un terzo circa del fatturato, ma potrebbe essere abbassata fino al 30%. La base di calcolo per il ristoro è la perdita media mensile del 2020 rispetto al 2019, alla quale sarà poi applicata una percentuale, dal 30 al 15% in base al fatturato, in modo da premiare le attività più piccole.
Per la filiera della montagna, tra i settori più penalizzati, è previsto un addendum di 600 milioni, che potrebbe arrivare a un miliardo, oltre ai ristori previsti per tutte le attività in perdita. Nel dl dovrebbe, inoltre, essere previsto il rinnovo delle indennità per i lavoratori del turismo e dello spettacolo.
Lavoro
Per quanto riguarda il lavoro, capitolo che potrebbe arrivare a 10 miliardi, è previsto un doppio binario sia per il blocco dei licenziamenti che per la cassa Covid.
La cassa integrazione sarà rifinanziata fino a giugno per tutti e fino a ottobre per le piccole imprese che attualmente non hanno la tutela della cig ordinaria. Confermato lo stop ai licenziamenti per tutte le imprese che hanno la cassa ordinaria (industria ed edilizia) fino al 30 giugno, mentre per coloro che hanno solo la cig in deroga o il Fis, e che ricorreranno alla cassa Covid pagata dallo Stato, il blocco sarà esteso fino a ottobre.
Verrà rifinanziato con un altro miliardo il reddito di cittadinanza e altre tre mensilità per i percettori del reddito d’emergenza. Sarà anche prorogata per due mesi l’indennità di disoccupazione Naspi.
Fisco
Prevista nelle bozze del provvedimento circolate la proroga della sospensione per i versamenti legati alle cartelle fiscali e gli avvisi esecutivi fino al 30 aprile. Dal 1 marzo riparte, tuttavia, la notifica dei nuovi atti. I pagamenti congelati andranno saldati in un’unica soluzione entro il sessantesimo giorno dalla fine della sospensione.
Previsto, inoltre, il rinvio per le rate di rottamazione e saldo e stralcio fermate in extremis dal Mef: per le rate in scadenza nel 2020 ci sarà tempo fino al 31 luglio, mentre per quelle di quest’anno (con termini al 28 febbraio, 31 marzo, 31 maggio e 31 luglio) si potrà aspettare fino al 30 settembre.
Al centro del dibattito rimane, invece, la questione della cancellazione delle vecchie cartelle in magazzino, quelle affidate fra il 2000 e il 2015. Movimento cinque stelle e Lega spingono, infatti, per portare a 10mila euro, dagli attuali 5mila, la soglia. Una prospettiva che fa storcere il naso a Pd e Leu che gridano al condono.