Secondo un’indagine condotta dal Financial Times su 100 CEO di grandi aziende, lo squilibrio tra gli stipendi dei vertici e dei lavoratori è enorme.
In media i CEO statunitensi guadagnano circa 254 volte di più rispetto ai dipendenti, un valore in crescita rispetto al 235 del 2017. Il caso più eclatante è quello di Elon Musk, CEO di Tesla che ha ottenuto 40.668 volte di più rispetto ai lavoratori di Tesla. Si tratta però di una situazione molto particolare con bonus legati al raggiungimento di alcuni obiettivi aziendali, tanto da non essere considerato nella classifica del Financial Times.
Da un anno rendere pubblico il pay gap, ovvero la differenza tra lo stipendio del boss e quello del lavoratore medio è obbligatorio negli USA. Per questo proprio a inizio aprile tutte le maggiori aziende hanno inviato i loro dati alla SEC, Securities and Exchange Commission, ovvero l’ente federale statunitense preposto alla vigilanza della borsa valori, una sorta di Consob USA. Questa manovra di controllo avrebbe lo scopo di proporre delle condizioni di retribuzione più eque.
Grazie ai dati raccolti, ripresi dal Financial Times, è stato possibile calcolare il CEO pay ratio, ovvero quanto in media lo stipendio dei capi sia più elevato rispetto a quello dei dipendenti. Tra le 100 company statunitensi che hanno inviato i dati, le cifre più alte le ottiene il CEO di Manpower, Jonas Prising con uno stipendio 2508 volte più alto rispetto a quello dei dipendenti, seguito da Mark T. Mondello, CEO di Jabil Inc e Steve Milligan di Western Digital Corporation. Tra le aziende più note in classifica anche Disney con Robert A. Inger che guadagna 1424 volte di più dei dipendenti e Coca Cola, con James Quincey. Warren Buffet stupisce perché guadagna “solo” sette volte più di un dipendente medio della Berkshire Hathaway.
In Europa questo calcolo non è ancora obbligatorio, ma qual è la situazione in Italia? Secondo i dati del Salary Outlook dell’Osservatorio di Job Pricing si tratta di cifre molto più ridimensionate. Gli stipendi dei boss sarebbero in media da 8,6 a 9,6 volte più alti dei dipendenti, secondo un confronto tra il nono decile dei CEO, quindi la retribuzione massima risultante dopo aver escluso il 10% delle retribuzioni più alte e il primo decile della curva di profili di inquadramento operaio, ovvero la retribuzione minima risultante escludendo il 10% di quelle più basse. Il divario ottenuto non è sicuramente a livello delle grandi aziende statunitensi, ma il gap è sicuramente consistente anche nel nostro Paese.
In Italia ha fatto molto riflettere però il caso del CEO di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che ha guadagnato nel 2018 quanto i suoi dipendenti raggiungerebbero in 123 anni di lavoro. Le retribuzioni, soprattutto nel campo delle banche, dell’assicurazione e della finanza sono ancora molto squilibrate, in quanto dipendono da premi e bonus ottenuti in base ai risultati raggiunti. Questo spesso crea molta pressione per vendere ai clienti prodotti finanziari, anche mettendo in secondo piano gli interessi di questi ultimi.