La crisi di governo ci porta dritti all’aumento dell’IVA

La crisi di governo è informalmente aperta e ripropone diversi scenari per gestirla. Il tema chiave sono però le scadenze economiche che inevitabilmente condizioneranno le scelte del Capo dello Stato

La crisi di governo è informalmente aperta con scambi di accuse fra le due ali del governo e l’ultimatum del leader della lega Matteo Salvini: “Andiamo subito in Parlamento per prendere atto che non c’è più una maggioranza” e “restituiamo velocemente la parola agli elettori“. Dichiarazioni che hanno sollecitato l’immediata replica del Premier Giuseppe Conte: “Spetterà a Salvini spiegare al Paese le ragioni che lo hanno portato a interrompere l’azione di Governo”.

Si preannuncia così un’estate “bollente” per l’Italia, alle prese che una crisi di governo “fulminea” e “intempestiva”, considerando la tagliola dei tempi che portano a nuove elezioni e alla formazione di un nuovo governo. Una crisi da leggere parallelamente alle tempistiche imposte per l’approvazione della Manovra economica in autunno. Le possibilità sono molte e ciascuna implica tempistiche ed effetti diversi:

Crisi parlamentare o extraparlamentare – Il Presidente Sergio Mattarella ha due possibilità: rigettare le dimissioni del Premier Conte e rinviare al Parlamento la sfiducia (crisi parlamentare) o accettare le dimissioni (crisi extraparlamentare). La prima soluzione sembra più probabile anche se è la più lunga quanto a tempistiche, considerando lo stop delle attività parlamentari per le ferie. In ogni caso si arriverebbe a dopo Ferragosto, probabilmente intorno al 20 agosto.

Consultazioni e ipotesi “Governissimo” – Una volta accertata la crisi, Mattarella aprirà le consultazioni per verificare se vi sia un’altra maggioranza. Una fase che potrebbe essere anche piuttosto rapida, visto che nessun partito, anche il più “responsabile” si esporrebbe a formare un governo di larghe intese sul tipo di quello Gentiloni (soluzione anche nota con il termine Governissimo).

E allora elezioni siano – Accertato che non c’è una diversa maggioranza, il Colle dovrà sciogliere le Camere e convocare nuove elezioni in un periodo compreso fra 45 e 70 giorni dallo scioglimento delle Camere (più probabilmente 60 giorni). Le prime date utili sarebbero il 13 e 20 ottobre, ma questo implicherebbe una crisi fulminea e lo scioglimento delle Camere entro la fine di agosto, altrimenti sono ipotizzabili le date del 27 ottobre e 3 novembre.

E la Manovra? – Questo è il tema più delicato e spinoso della vicenda, giacché sembra ormai improbabile poter anche minimamente rispettare il calendario imposto da Bruxelles, a meno di essere “Mago Merlino”: approvazione del DEF entro il 27 settembre e bozza della Manovra entro il 15 ottobre, con via libera finale alla Legge di Bilancio entro il 31 dicembre. In nessuna ipotesi, anche la più rapida ed indolore, si riusciranno a rispettare queste tempistiche, in caso si vada a nuove elezioni. A questo punto, lo spauracchio dell’aumento dell’IVA – le temutissime clausole di salvaguardia – sembra quasi scontato, con un costo di 23 miliardi ed effetti a cascata sui consumi e sulla crescita economica.