Confindustria alza le stime sul Pil, ma sull’Italia pesa il clima di incertezza politica

"Ritorno ai livelli pre-crisi nel 2023"

(Teleborsa) Sono previsioni decisamente al miele quelle di Confindustria che rivede in forte rialzo le stime sul Pil per il 2017, indicando una crescita del +1,3%, contro il precedente +0,8%., fotografando così un’accelerazione dell’economia legata a export e investimenti, seppur inserita in un clima di incertezza viste le  elezioni politiche dell’anno prossimo.

Il Centro studi di Confindustria (Csc) rivela anche che ai 3 milioni di disoccupati nel primo trimestre 2017 (+81,2% rispetto a nove anni prima) bisogna aggiungere gli occupati part-time involontari (2,6 milioni, +109,3%) e i non-occupati che sarebbero disponibili a lavorare ma non hanno compiuto azioni di ricerca attiva (1,4 milioni, +39,6%) oppure che stanno aspettando l’esito di passate azioni di ricerca (650mila, +105,5%). In totale, si tratta, appunto, di 7,7 milioni di persone (+81,5%).

Lenta la discesa del deficit pubblico – La discesa del deficit pubblico è lenta: al 2,3% del Pil quest’anno e al 2,4% nel 2018 (al lordo delle clausole di salvaguardia che valgono 0,9 punti di Pil). Non scende il rapporto tra debito pubblico e Pil: 133,2% e 133,7%, da 132,6% del 2016. L’andamento dei conti pubblici dipende dal Pil nominale, che rimane frenato anche dalla bassa inflazione.

Occupazione rallenta, orari di lavoro più lunghi – Nel 2017 e nel 2018 l’occupazione rallenterà allo 0,9% e allo 0,8% dal +1,4% del 2016. Dopo il +1,3% del 2016 gli occupati saliranno ‘solo’ dello 0,8% sia nel 2017 che nel 2018. Quanto alle retribuzioni, nel biennio 2017-2018 quelle reali, si spiega, arretrano dello 0,5%, dopo il +1,4% cumulato nel 2013-2016.

CLIMA DI INCERTEZZA – Confindustria però avverte: il quadro si farà via via “meno propizio, i margini hanno già iniziato a diminuire”, e nel 2018 “i timori sull’esito elettorale tenderanno a rendere più prudenti le decisioni delle imprese”, spiega Luca Paolazzi, direttore del Csc. E se il differenziale di crescita col resto dei Paesi dell’eurozona si dimezza, “rimane comunque non piccolo”, segnala ancora il report.