La disputa sul MES resta ampiamente di carattere politico ed in un certo senso ideologico, ma i numeri dicono che la scelta sull’accedere o meno ai 36 miliardi del Fondo salva stati sarà dettata prima dalla necessità che non dagli orientamenti. Perché il Recovery Fund non arriverà prima della seconda parte del 2021, e con l’ultimo scostamento di bilancio da 25 miliardi certifica che nel frattempo le casse dello Stato sono inesorabilmente vuote. La vulgata che vuole che i 34 miliardi della quota di prestiti nella Recovery and Resilience Facility possa permettere all’Italia di fare a meno del Fondo Salva-Stati, infatti, si scontra inesorabilmente con la realtà.
Condizionalità
Anche perché, se il problema sono le cosiddette condizionalità, il Recovery Fund non è da meno del MES, per quanto concerne le richieste dell’UE all’Italia in cambio dei prestiti. Il fondo prestiti comunitari partirà se i programmi nazionali supereranno l’ esame di Comitato economico finanziario, Commissione e Consiglio europeo. Il MES, nella versione riscritta dall’ Eurogruppo lo scorso 8 maggio, implica solo che sia destinato alle “spese sanitarie dirette e indirette”. Senza dimenticare che solo il MES aprirebbe la strada all’ Omt, la copertura generale della Bce sui titoli a breve, copertura che potrebbe tornare utile a un Paese con la macchina delle emissioni di debito destinata a viaggiare a lungo a pieni giri. Il resto è tutto marketing politico.
Il problema politico
E qui si giunge appunto alle ‘beghe’ politiche di casa nostra, con Conte stretto nella disputa fra le due anime della maggioranza. Il PD spinge per aderire al MES, e si è fatto sentire anche il ministro della Sanità Speranza, secondo cui “Quel che non può succedere assolutamente è che non arrivino i soldi per la sanità”. I Cinque Stelle insistono in senso contrario: “Lo strumento Mes è evidentemente superato dai finanziamenti economici previsti nel pacchetto appena approvato”, ha detto in aula a Montecitorio il capogruppo M5S Davide Crippa.
In mezzo, per l’appunto, il presidente del Consiglio Conte, che non avrebbe dubbi a prendere subito quei 36 miliardi, ma sa che per farlo potrebbe dover ridisegnare la sua maggioranza. Al Senato, infatti, l’attivazione del Meccanismo europeo di stabilità passerebbe grazie ai voti decisivi di Forza Italia e di altri “centristi responsabili”, che andrebbero a compensare le probabili defezioni di alcuni grillini.
Salvagente Spagna?
A salvare capra e cavoli potrebbe essere la Spagna, che messa nuovamente sotto pressione dai nuovi focolai sul fronte sanitario potrebbe essere la prima a fare la mossa di chiedere i soldi del MES. E a quel punto per l’Italia potrebbe essere più semplice, anche per i riverberi sui mercati delle speculazioni, accodarsi agli iberici.