Nuovo Btp a 15 anni, è subito record: cos’è e quanto rende

In un momento particolarmente positivo per la fiducia nei confronti del nostro Paese, il Mef colloca un nuovo bond che è andato subito a ruba

C’è particolare fermento in questi giorni riguardo ai Btp. Vi abbiamo già spiegato quanto sia vantaggioso investire sui titoli di Stato italiani, soprattutto ora che il quadro politico ispira maggiore fiducia ai mercati.

La persistenza di bassi tassi di interesse e lo spread italiano stabilmente sotto i 200 punti, la ripresa del Pil e la ricchezza dei risparmiatori costituiscono uno scenario percepito come positivo.

Nuovi titoli di Stato in dollari?

In questa fase di relativo ottimismo, il Tesoro italiano sta valutando l’ipotesi di tornare a collocare titoli di Stato in dollari, per raccogliere 400 miliardi.

L’idea è quella di proseguire sul lavoro avviato in autunno con i titoli a 5, 10 e 30 anni per proporre altre scadenze intermedie. E le dimensioni di queste operazioni non saranno irrilevanti, perché di solito ogni bond in dollari ammonta ad almeno due miliardi.

Il nuovo Btp a 15 anni

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze sta quindi mostrando una particolare “effervescenza”. Infatti, il 10 febbraio ha annunciato anche l’emissione di un nuovo Btp a 15 anni e l’annullamento dell’asta relativa alle emissioni di titoli a lungo termine con scadenza superiore a 10 anni, prevista per il 13 febbraio 2020, dal momento che, appunto, è stato emesso via sindacato il nuovo Btp 15 anni.

Il Mef ha affidato a Goldman Sachs Int. Bank, Morgan Stanley & Co Int. PLC, Nomura Int, Société Générale Inv. Banking e UniCredit S.p.A il mandato per il collocamento del nuovo benchmark a 15 anni. La transazione sarà effettuata nel prossimo futuro, in relazione alle condizioni di mercato.

Quando scade e quanto rende

Il titolo con scadenza il 1° marzo 2036 è pagato in due cedole semestrali. Il regolamento dell’operazione è fissato per il 18 febbraio. L’importo emesso è stato pari a 9 miliardi di euro. Il titolo è stato collocato al prezzo di 99,513, corrispondente ad un rendimento lordo annuo all’emissione dell’1,489%, il più basso in assoluto su questa scadenza.

Il titolo, sottoscritto da investitori istituzionali, nei prossimi giorni sarà scambiato sul Mercato telematico dei titoli di Stato (Mts) e quindi diventerà disponibile anche per gli investitori privati.

Subito record di acquisti

Il nuovo Btp a 15 anni è subito piaciuto moltissimo, tanto da far registrare un vero e proprio boom. Rispetto ai 9 miliardi di euro del nuovo titoli di Stato con scadenza 2036 collocati dal Mef gli ordini sono stati superiori a 50 miliardi di euro, superando il record precedente di quasi 48 miliardi di euro, stabilito il mese scorso per una vendita del nuovo Btp a 30 anni.

In questo avvio di anno l’Italia ha quindi fatto meglio degli altri titoli governativi dell’area euro, che insieme a quelli della Grecia risultano i più elevati di tutta l’Ue.

Chi ha comprato il Btp

Hanno partecipato all’operazione oltre 400 investitori per una domanda complessiva pari a oltre 50 miliardi di euro. Poco più della metà del collocamento è stato sottoscritto da fund manager (circa il 53%), mentre le banche ne hanno sottoscritto circa il 23%.

Gli investitori con un orizzonte di investimento di lungo periodo hanno acquistato il 18,5% dell’emissione (in particolare il 12% è andato a fondi pensione e assicurazioni, mentre il 6,5% è stato allocato a banche centrali e istituzioni governative). Agli hedge fund è stato allocato il 5,3% dell’ammontare complessivo. Le imprese non finanziarie hanno partecipato all’emissione con una quota residuale pari allo 0,2%.

Distribuzione geografica del Btp

La distribuzione geografica del titolo è stata estremamente diversificata, con una partecipazione che ha visto il coinvolgimento di oltre 30 paesi: gli investitori esteri si sono aggiudicati poco meno dei due terzi dell’emissione (63,4%), mentre gli investitori domestici ne hanno sottoscritto il 36,6%. Tra gli investitori esteri, di rilievo è stata in particolare la quota sottoscritta da investitori nordamericani (13,3%).

Il resto del collocamento è stato allocato in larga parte in Europa (45,2%), ed in particolare in Germania (10,3%), nel Regno Unito (9,9%), nei Paesi Scandinavi (7,4%), in Francia (6,3%), nei paesi della penisola iberica (5%), in Svizzera (3,3%), in Benelux (1,2%) e in altri paesi europei (1,8%). Significativa la partecipazione di investitori asiatici, che si sono aggiudicati il 2,7% dell’emissione. Il resto dell’emissione è sottoscritto da investitori mediorientali (1,9%), mentre una quota residuale pari allo 0,3% è stata allocata ad investitori residenti in altri paesi.