(Teleborsa) La delicatissima partita sulla Brexit si è conclusa per ora con un nulla di fatto. Tutti alla casella di partenza o quasi. L’accordo sul divorzio dall’Ue siglato da Theresa May lo scorso novembre con Bruxelles è stato bocciato dalla Camera dei Comuni britannica con 432 no contro 202 sì. Una sconfitta umiliante.
Rimasto inascoltato, dunque, l’ultimo, accorato appello della signora di Downing Street all’aula, dopo i moniti degli ultimi giorni contro lo spauracchio di una separazione caotica dai 27 o quello di un “tradimento” del volere popolare espresso nel referendum del 2016.
STASERA MAY AFFRONTA MOZIONE DI SFIDUCIA – La ratifica è stata negata con uno scarto pesante per il Governo Tory di 239 voti. Sono stati 118 i conservatori che hanno votato contro il premier. Oggi, mercoledì 16 gennaio, si vota la mozione di sfiducia presentata da Jeremy Corbyn che ha parlato senza mezzi termini di “sconfitta devastante”.
CHE SUCCEDE ORA? – Il giorno dopo il voto sulla Brexit che ufficializza il no della Camera dei Comuni all’accordo sul divorzio dall’Ue, diversi gli scenari possibili. Partiamo dal fatto che la May, che stasera affronta il voto di sfiducia a Westmister, nonostante l’ampio scarto, non ha rassegnato le dimissioni. Per ora.
Nuova mozione entro tre giorni – Secondo quanto stabilito dall’emendamento fatto approvare la scorsa settimana dal Tory Dominic Grieve, entro tre giorni lavorativi – quindi lunedì prossimo – May dovrebbe tornare alla Camera e spiegare cosa intende fare presentando una nuova mozione. Tra le opzioni a disposizione quella di un nuovo tentativo di intavolare una trattativa con l’Ue per ottenere significativi cambiamenti al testo già concordato.
Il secondo referendum – La possibilità di un secondo referendum, finora esclusa da Theresa May, è sostenuta dai pro Ue nella speranza che possa ribaltare il risultato del primo referendum, quello del 23 giugno 2016. Resta da capire cosa riguarderebbe il quesito: permanenza nell’Ue, piano di May o uscita senza accordo?
Per ora nessun rinvio – Al momento non sarebbe in programma di chiedere all’Ue un rinvio dei termini della Brexit rispetto alla scadenza del 29 marzo, malgrado l’umiliante sconfitta di ieri. Lo ha detto a Bbc Radio 4, la Ministra Andrea Leadsom.
Intanto, iniziano ad arrivare le prime reazioni.
BARNIER: “FORTE RISCHIO NO DEAL” – Uno dei primi a prendere la parola è il Capo negoziatore della Ue, Michel Barnier, intervenendo al Parlamento di Strasburgo durante il dibattito su Brexit.“Oggi non è mai stato così forte il rischio di No-deal. Cercheremo di evitarlo, ma è nostra responsabilità anche essere lucidi e pronti a questa eventualità. In tempo strettissimi potremmo essere chiamati a varare misure d’urgenza”, ha detto stamattina.
TIMMERMANS: “PRONTI A TUTTO” –“Non sta a noi speculare su che tipo di Brexit” sarà deciso da Londra, ma “abbiamo l’obbligo di essere pronti a ogni possibile ipotesi, anche una uscita senza accordo”, ha detto il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans.
TAJANI:”NON CREDO CI SIA MOLTO DA CAMBIARE” – “Al Regno Unito era stato concesso tutto ciò che chiedeva quando era parte integrante dell’Unione europea senza ledere gli interessi dei cittadini europei: non credo che si possa aggiungere altro”, ha dichiarato Radio Anch’io il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani.
Lo scenario, insomma, è ancora tutto da scrivere tra ipotesi di rinvio oltre la scadenza del 29 marzo, ombre di crisi di Governo e d’elezioni anticipate, timori di un divorzio no deal e sogni di rivincita referendaria.