Bollette, vittoria dei consumatori: cosa cambia adesso

Secondo i giudici europei l'Agcom ha ogni diritto di intervenire nel caso delle bollette a 28 giorni: l'Autorità può imporre periodicità agli operatori del settore. Ma intanto i prezzi sono aumentati

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Nuovo round nel duello fra compagnie telefoniche e Agcom in merito all’annosa questione delle bollette a 28 giorni. Una decisione della Corte di giustizia europea segna un punto a favore dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. La querelle va avanti da tempo e vede da un lato quattro operatori di telefonia fissa e mobile operanti in Italia (Fastweb, Tim, Vodafone Italia e Wind Tre) e dall’altro lato l’Autorità.

Il caso delle bollette a 28 giorni

Fra il 2016 e il 2017 i quattro operatori decisero di modificare la periodicità nell’invio delle bollette: non più ogni fine mese, ma ogni  28 giorni. Le bollette annuali così divennero 13 e non più 12. E gli utenti si trovarono a pagare una maggiorazione delle tariffe pari al +8,6%.

Dopo un lungo braccio di ferro politico e giudiziario, nonché l’attivazione delle associazioni dei consumatori, le bollette dall’aprile del 2018 sono tornate mensili. Ma alcuni operatori hanno ritoccato al rialzo le tariffe per non perdere gli aumenti dell’8,6%. Intanto sono partite le richieste di indennizzo.

Nella questione è entrata anche l’Agcom emanando una decisione in merito alla periodicità minima della fatturazione per gli operatori di telefonia. Le società si sono opposte e la questione è finita sul tavolo del Consiglio di Stato, che ha passato la palla alla Corte Ue. Il Consiglio di Stato italiano ha chiesto lumi in merito all’interpretazione di due direttive europee sulla comunicazione elettronica.

Oggi è arriva la decisione europea che riconosce all’Agcom il diritto di imporre alle compagnie telefoniche una periodicità minima per il rinnovo delle offerte per la fatturazione dei servizi. La Corte ha messo nero su bianco che gli Stati membri devono garantire che le autorità amministrative indipendenti nazionali siano messe in grado di adottare ogni misura adatta a garantire un livello elevato nella tutela dei consumatori, nel rispetto della normativa comunitaria.

In Italia l’Agcom è investita del potere di adottare decisioni che garantiscano trasparenza e comparabilità delle offerte commerciali e della fatturazione dei servizi di telefonia e dunque, secondo la Corte di giustizia europea, “contribuisce alla realizzazione degli obiettivi della direttiva quadro, in particolare di quello di tutela degli interessi degli utenti”.

Esultano le associazioni dei consumatori. “Sul controverso caso delle bollette a 28 giorni – dice il Codacons – si registra ancora una volta una vittoria dei consumatori, con la Corte di Giustizia che ha riconosciuto e confermato la competenza dell’Agcom ad adottare le delibere con le quali ha imposto la fatturazione su base mensile al fine di garantire una migliore trasparenza e una migliore comparabilità delle offerte da parte dei consumatori”. Si tratta dunque di un “importante segnale contro i comportamenti scorretti delle società telefoniche, ed in particolare contro l’illegale decisione di imporre una fatturazione a 28 giorni per i servizi telefonici, introducendo rincari ingiustificati a danno degli utenti”.

Bollette a 28 giorni: come chiedere il rimborso

Un pronunciamento della Cassazione ha stabilito l’obbligo di automatismo nei rimborsi. I giudici ordinari hanno condannato le compagnie che non hanno provveduto ai rimborsi. I moduli di richiesta, in caso di mancato automatismo, sono disponibili sui siti degli operatori. Qui è possibile chiedere il rimborso delle bollette a 28 giorni per Vodafone, Tim e Wind. Per Fastweb bisogna loggarsi sul proprio profilo My Fastweb riservato ai clienti e compilare il modulo rimborso bollette 28 giorni.

Bollette a 28 giorni: che succede adesso

L’Unione nazionale consumatori chiede inoltre che Agcom si comporti allo stesso modo con le compagnie che “vogliono adeguare le loro offerte all’inflazione, vietando questa pratica”.

Ora il Consiglio di Stato si pronuncerà sulla questione, dando seguito ai principi espressi dalla Corte di giustizia Ue.