Nonostante il salvataggio da parte del Governo Conte, non è ancora stata messa la parola fine alla crisi della Banca Popolare di Bari iniziata già nel 2017 con le prime accuse. Il crac ha generato effetti a catena le cui manifestazioni risultano evidenti via via, con migliaia di euro di risparmi in fumo e clienti in rivolta.
Oltre al contestato aumento di capitale che ha coperto l’acquisizione di Banca Tercas, che secondo la Procura di Bari sarebbe avvenuto con un sistema non trasparente e piazzando le azioni di PopBari a un prezzo ritenuto ingiustificato ((prima 9,53, poi 7,5 euro), le accuse contro PopBari sono pesanti.
Come sarebbero stati “ingannati” i clienti
La Procura di Bari ha presentato un appello contro il rigetto di alcune delle richieste di misure cautelari nei confronti dell’ex presidente Marco Jacobini, del figlio Gianluca e del dirigente Elio Circelli. L’accusa è di omesse informazioni nei prospetti informativi pubblicati dalla PopBari, che “hanno concretamente impedito la conoscenza della vicenda in tutti i suoi aspetti”, traendo in inganno i risparmiatori sui reali rischi collegati all’investimento in azioni della banca, azioni il cui prezzo è stato oggetto di “falsificazione”.
La tesi, basata sulle indagini della Guardia di Finanza sui bilanci 2014-2017, è che gli Jacobini abbiano volontariamente occultato la reale situazione contabile dell’istituto, oggi valutate in 2 miliardi di euro, omettendo di iscrivere le reali perdite e utilizzando “giochetti”, come le imposte anticipate, che per le banche sono credito d’imposta, e una cartolarizzazione fantasma da 500 milioni di euro.
Banca condannata a risarcire
Ma i nodi vengono al pettine e ora la banca è costretta a risarcire i suoi clienti. Alcuni giorni fa PopBari è stata condannata dall’Arbitro per le controversie finanziarie a risarcire con oltre 54 mila euro due coniugi azionisti, assistiti da Federconsumatori Puglia. La motivazione? Sulla vendita delle azioni l‘informativa, consistente in “clausole di stile che non soddisfano i doveri informativi a cui è tenuto l’intermediario”, era “troppo generica”.
Pochi giorni prima era giunta un’altra condanna, ancora più sostanziosa, per la vendita delle azioni illiquide ad un risparmiatore, che è riuscito a ottenere un risarcimento di quasi 110mila euro per i “comportamenti scorretti” della banca. Tra questi, violazioni sulla profilatura del cliente, questionari privi di firma, bassa propensione al rischio, scarsa conoscenza dei prodotti finanziari, mancata esecuzione degli ordini di vendita, in quanto l’utente sarebbe rientrato nella categoria dei cosiddetti “scavalcati”.
L’ultimo caso: rimborso di 38mila euro
Ma non si tratta di casi isolati. La Banca Popolare di Bari dovrà risarcire anche interamente un cliente che aveva denunciato di “essere stato indotto”, tra il 2014 e il 2015, in occasione delle operazioni di aumento di capitale, ad acquistare in più occasioni, dietro espressa raccomandazione scritta, i titoli azionari e obbligazionari subordinati, per un investimento complessivo di oltre 37mila euro.
Il cliente ha richiesto la nullità degli acquisti e la restituzione del capitale o, in subordine, il risarcimento del danno. L’azionista ha denunciato il comportamento scorretto della banca che gli avrebbe imposto l’acquisto dei propri titoli al fine di accordare il mutuo richiesto dalla nipote.
La decisione è stata presa dall’Arbitro per le controversie finanziarie istituito presso la Consob. Lo rende noto l’avvocato Massimo Melpignano, responsabile di Konsumer Italia, che rappresenta numerosi azionisti e obbligazionisti della BpB, che si è vista commissariare a dicembre e arrestare gli ex amministratori dalla magistratura barese nelle scorse settimane per falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza.
Le gravi accuse
Il cliente di PopBari riceverà un risarcimento di 38mila euro, pari al rimborso dell’intero importo del capitale investito più la rivalutazione monetaria. Il collegio ha spiegato che la situazione di impossibilità di recuperare, nel breve-medio periodo, il valore dell’investimento azionario si è ulteriormente aggravata in ragione del fatto che la Banca d’Italia il 13 dicembre ha aperto la procedura di amministrazione straordinaria per le “gravi” perdite patrimoniali che, in assenza di “misure severe di risanamento e ristrutturazione del capitale, rischiano di pregiudicarne la continuità aziendale e la stessa solvibilità”.
In un simile scenario, chiarisce, “non è davvero più possibile riconoscere alle azioni un valore tecnico che possa essere portato in detrazione dal capitale investito nell’ambito della liquidazione del danno sofferto”. Anche per le obbligazioni, l’apertura della procedura di amministrazione straordinaria rende oggi “non priva di plausibilità” l’ipotesi che le obbligazioni possano non essere soddisfatte alla scadenza.
Per il collegio è “infondata” la domanda di nullità delle operazioni di acquisto degli strumenti finanziari ma va accolta quella di risarcimento del danno, “sofferto per inadempimento agli obblighi di informazione precontrattuale sulle caratteristiche e sul grado di rischio degli strumenti finanziari” e per “il mancato assolvimento degli obblighi di informazione rafforzata previsti per i prodotti illiquidi”.
Di fronte a nuovi fatti, non solo l’amministrazione straordinaria della banca ma anche la sospensione degli scambi delle azioni e delle obbligazioni della BpB sul mercato multilaterale di negoziazione Hi-MTF – ha commentato l’avvocato Melpignano – l’arbitro Consob ha riconosciuto che oggi quei titoli hanno un valore pari a zero e, pertanto, la banca deve essere condannata integralmente al risarcimento.