Assegno unico, chi ci guadagna davvero (e chi ci perde)

L'assegno unico premia otto famiglie su dieci, l'importo medio aumenta di 672 euro a figlio l’anno. I dati del dossier dell'Ufficio parlamentare di bilancio

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Emanuela Galbusera

Giornalista di attualità economica

Giornalista pubblicista, ha maturato una solida esperienza nella produzione di news e approfondimenti relativi al mondo dell’economia e del lavoro e all’attualità, con un occhio vigile su innovazione e sostenibilità.

L’assegno unico premia 8 figli su 10, gli incapienti, gli autonomi, i nuclei numerosi. Grazie all’introduzione della riforma e al netto della soppressione degli assegni familiari e delle detrazioni per figli a carico,  vengono distribuite circa 6,8 miliardi di risorse aggiuntive alle famiglie con figli a carico. Ciò si traduce in un beneficio per circa il 77 per cento dei figli interessati, che prendono in media 672 euro all’anno più di prima.

Lo rileva l’Upb (Ufficio parlamentare di bilancio) nel dossier ‘L’assegno unico: effetti distributivi e interazione con la riforma dell’Irpef‘.

Assegno unico, ci guadagnano autonomi e incapienti

Le famiglie più avvantaggiate dall’ introduzione dell’assegno unico e universale sono quelle che nel regime previgente non beneficiavano di ANF e/o di detrazioni per figli a carico, quindi autonomi e incapienti.
Il beneficio medio per figlio è di circa 1.200 euro.

In particolare, riporta il dossier, coloro che non ricevevano l’assegno nucleo familiare (perché non lavoratori dipendenti) o sconti fiscali (perché incapienti) “godono di un vantaggio medio per figlio” di 1.237 euro.

Le famiglie che, invece, già beneficiavano delle misure avranno un incremento medio di 598 euro. Nel complesso”i nuovi nuclei beneficiari, che comprendono circa il 20% dei figli interessati dalla riforma, ottengono quasi il 20% delle risorse distribuite, vedendo incrementare il loro reddito disponibile di circa il 22%”.

Assegno unico, vantaggi per i lavoratori dipendenti

L’assegno unico si riduce più lentamente al crescere del reddito rispetto agli assegni familiari, quindi i maggiori vantaggi per i lavoratori dipendenti si manifestano per livelli di ISEE superiori a 12.000 euro.

La riforma comporta vantaggi più elevati per le famiglie numerose. Con il nuovo assegno un nucleo monoreddito con capofamiglia lavoratore dipendente con quattro figli e 15.000 euro di ISEE riceve circa 1.700 euro in più a figlio rispetto alla situazione previgente. Il vantaggio per figlio scende rispettivamente a 1.250, 1.100 e 1.000 euro per famiglie con tre, due e un figlio.

Assegno unico, chi non ci guadagna

Ci sono anche dei casi in cui il passaggio da assegni familiari ad assegno unico non è vantaggioso Sono ad esempio:

  • i genitori non sposati che fino a ieri per il calcolo degli assegni familiari potevano computare il solo reddito del richiedente, mentre passando all’Isee devono considerare i redditi di entrambi i genitori;
  • i genitori conviventi con altri familiari: se per esempio i suoceri, titolari di pensione, fanno parte a tutti gli effetti del nucleo familiare considerato ai fini Isee, il loro reddito verrà preso in considerazione quando si calcola l’importo dell’assegno unico;
  • i patrimoni mobiliari e immobiliari della famiglia: mentre il reddito considerato per gli ANF era solo quello da lavoro dipendente, nell’Isee entrano anche i patrimoni. Può succedere, dunque, che un lavoratore con uno stipendio basso, ma con un patrimonio importante (auto, abitazione, giacenza media dei conti correnti) possa andare a percepire meno di assegno unico rispetto a quanto prendeva di assegni familiari.

Assegno unico, da cosa dipende la differenza rispetto al passato

La differenza sta tutta nel come viene calcolato l’importo dell’assegno unico rispetto a quanto succedeva con gli assegni familiari. Per quest’ultimi, infatti, si teneva conto del reddito familiare, mentre l’assegno unico guarda all’Isee.

Tra gli effetti principali si segnala l’influenza del patrimonio familiare nella determinazione del livello dell’assegno unico: a parità di altre condizioni, infatti, l’assegno unico si riduce – fino al suo livello minimo – all’aumentare del patrimonio familiare, se eccedente le franchigie previste nel calcolo dell’ISEE.

Il peso relativamente elevato della componente patrimoniale nell’ISEE potrebbe non riflettere effettive differenze nella condizione economica della famiglia e, inoltre, far emergere nuove problematiche legate, ad esempio, non solo ai possibili disincentivi al risparmio, ma soprattutto alle ampie distorsioni presenti nell’attuale struttura delle rendite catastali.

Ecco ad esempio cosa succede con una casa di proprietà (rendita catastale di 1.000 euro) e 20 mila euro di patrimonio finanziario: l’assegno unico si riduce al crescere del patrimonio eccedente le franchigie di legge a partire dai 16.200 euro di reddito familiare, mentre senza patrimonio la riduzione sarebbe partita da 33.600 euro.

Assegno unico, quanti l’hanno richiesto

Secondo gli ultimi dati Inps (al 14 marzo) solo la metà delle famiglie ha richiesto l’assegno unico per i figli,3,5 milioni di nuclei per 5,8 milioni di figli, su una platea che è quasi doppia: 7,3 milioni di famiglie per 11,2 milioni di figli.

La misura vale 18 miliardi, l’assegno medio per famiglia è di 2.518 euro, l’assegno medio per figlio pari a 1.642 euro. I figli avvantaggiati sono 8,6 milioni e prendono in media 672 euro all’anno più di prima. I figli che prima erano esclusi da assegni familiari e/o detrazioni sono 5,4 milioni.

Entro marzo l’Inps pagherà chi ha già fatto domanda entro il 28 febbraio: 5 milioni di figli per 3 milioni di famiglie. Ma chi fa domanda entro il 30 giugno avrà gli arretrati da marzo.