Cos’è l’assegno postdatato, quali sono i rischi e le sanzioni

Emettere un assegno postdatato non è più un reato, ma le conseguenze a cui si può andare incontro possono essere lo stesso gravi

Pubblicato: 19 Dicembre 2019 09:21Aggiornato: 29 marzo 2024 15:54

Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

L’assegno è un titolo creditizio attraverso il quale il debitore dà ordine alla banca di pagare una certa cifra, indicata nel titolo stesso, a colui al quale l’assegno è intestato. Per essere valido, un assegno deve contenere alcuni elementi indispensabili: la denominazione di assegno bancario, l’ordine di pagamento, il nome della banca (trattario), l’importo in cifre e in lettere, il luogo e data di emissione, il beneficiario, la firma del correntista (traente). Può accadere che il debitore apponga una data successiva rispetto a quella in cui viene consegnato all’intestatario: in tal caso si parla di assegno postdatato.

Che cos’è un assegno postdatato

Un assegno postdatato è un titolo nel quale la data non corrisponde a quella in cui viene emesso, ma è futura. Secondo gli articoli 31 e 32 del Regio Decreto n. 1736 del 21 dicembre 1933 – la cosiddetta Legge sull’Assegno – apporre una data successiva è reato. Questa norma stabilisce che:

L’assegno bancario è pagabile a vista. Ogni contraria disposizione si ha per non scritta. L’assegno bancario presentato al pagamento prima del giorno indicato come data di emissione è pagabile nel giorno di presentazione.

Il Decreto Legge 507/99, però, ha depenalizzato questo comportamento, facendolo ricadere in una evasione dell’imposta di bollo.

La ratio che ha indotto il legislatore a prendere questa decisione deriva dal fatto che la postdatazione trasforma in titolo da titolo creditizio a documento cambiario. Poiché, però, i documenti cambiari sono soggetti a l’imposta di bollo, la postdatazione diventa un illecito amministrativo che obbliga al versamento della tassa evasa e di possibili sanzioni.

Per questo motivo per poter riscuotere il titolo anticipatamente deve essere fatta una trattenuta sull’importo. Inoltre, il legislatore ha stabilito che sia nullo l’accordo tra le parti di riscuotere il titolo solo alla data indicata nell’assegno.

Quando si può versare un assegno postdatato

Alla luce del recente decreto legge e sulla base del fatto che l’assegno è un titolo pagabile a vista, l’intestatario può incassarlo non appena esso viene emesso. Verrà però applicata una tassa, che corrisponde alla tassa di bollo applicata per le cambiali e che ammonta al 12 per mille dell’importo dell’assegno stesso.

Tuttavia, nel caso risultasse scoperto, non può essere utilizzato per fare richiesta da parte del creditore di ingiunzione forzata né per richiedere una ingiunzione del tribunale. Per tutti questi motivi, l’assegno postdatato non è conveniente per chi deve incassarlo e bisogna riflettere bene prima di accettarlo.

Assegno postdatato: le sanzioni

Nonostante l’emettere un assegno postdatato non sia più considerato reato, ciò non toglie che ci possano essere conseguenze per chi l’ha emesso. La banca, quando viene versato un assegno postdatato, è tenuta a segnalare l’illecito alla Prefettura. Quest’ultima indagherà più a fondo sui motivi che hanno spinto il debitore a tenere questa condotta e deciderà quale sanzione comminargli.

Inoltre, nel caso in cui l’assegno non risulti coperto verrà protestato. In tal caso il debitore entro sessanta giorni dovrà provvedere a saldare l’importo, maggiorato delle spese di incasso e delle sanzioni, che possono ammontare fino al 10%% dell’importo dell’assegno stesso. Tuttavia, se il debito viene estinto immediatamente, può essere evitata la sanzione amministrativa.

Il protesto è un procedimento certificato da un ufficiale giudiziario attraverso il quale si notifica che il debitore non ha assolto il suo debito. Il mancato pagamento entro i sessanta giorni innesca un percorso attraverso il quale il debitore può anche vedersi revocata l’autorizzazione a emettere assegni.

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