Il nuovo governo Conte si propone un obiettivo chiaro: accorciare le liste d’attesa nelle strutture educative per l’infanzia, da cui resta fuori oltre un milione di bambini, e limitarne i costi che, per le famiglie in media, arrivano a 300 euro al mese. Per questo vuole aumentare i posti negli asili nido, soprattutto al Sud, e abbassare le rette, fino ad azzerarle per le famiglie più svantaggiate a partire dal prossimo anno scolastico.
PIU POSTI E RETTE AZZERATE DAL 2020-2021 – “Rafforzare l’offerta dell’educazione fin dal nido è un investimento strategico per il futuro della nostra società perché combatte le diseguaglianze sociali, che purtroppo si manifestano sin nei primissimi anni di vita, e favorisce una più completa integrazione delle donne nella nostra comunità di vita sociale e lavorativa”, ha detto durante il suo discorso programmatico tenuto in Aula per ottenere la fiducia.
E questo è possibile solo azzerando totalmente le rette per la frequenza degli asili nido, che al momento non sono alla portata di tutti. Secondo le associazioni si dovrebbe agire innanzi tutto aumentando l’offerta pubblica e riducendo la spesa a carico delle famiglie.
In particolare, ha spiegato, “Questo Governo, quale prima misura di intervento a favore delle famiglie con redditi bassi e medi, si adopererà, con le Regioni, per azzerare totalmente le rette per la frequenza di asili-nido e micro-nidi a partire dall’anno scolastico 2020-2021 e per ampliare, contestualmente, l’offerta dei posti disponibili, soprattutto nel Mezzogiorno. È una delle varie misure che introdurremo anche al fine di sostenere la natalità e contrastare così il declino demografico”.
AL NIDO PUBBLICO UN BAMBINO SU 10 – In Italia l’asilo nido pubblico è garantito soltanto a 1 bambino su 10, e in regioni come Calabria e Campania la copertura è quasi assente, rispettivamente, solo il 2,6% e il 3,6% dei bambini frequenta un nido pubblico. È un deficit drammatico, su cui pone l’attenzione un rapporto di Save the children Italia. I dati sulla copertura dei servizi per la prima infanzia dicono che l’Italia è ancora molto lontana dal target stabilito dall’Unione europea di garantire ad almeno il 33% dei bambini tra 0 e 3 anni l’accesso al nido o ai servizi integrativi. Tra le regioni virtuose, che raggiungono e superano il 33%, ci sono l’Emilia Romagna, la Toscana e la Provincia di Trento mentre nelle regioni del Sud non si raggiunge il 15%. In Campania e Calabria si scende ben al di sotto del 10%. Se poi si considerano solo le strutture pubbliche, in cui i costi sono parzialmente calmierati, la frequen