Pasta ritirata per presenza metalli: i lotti contraffatti

Il Ministero della Salute ha segnalato e ritirato dai supermercati dei lotti di pasta contraffatti per possibile presenza di metalli all'interno delle confezioni

Il Ministero della Salute ha ritirato dai supermercati dei lotti di pasta contraffatti per possibile presenza di metalli: si tratta di un richiamo per rischio fisico, per cui è stato indicata la non consumazione del prodotto, nonché la restituzione (in caso di acquisto) al punto vendita o all’azienda produttrice.

Pasta ritirata dai supermercati per presenza metalli: il richiamo del ministero della Salute

Il richiamo del ministero della Salute è stato pubblicato mercoledì 29 giugno sul sito governativo, dove è ancora disponibile consultare il documento con i dati identificativi del prodotto e del produttore (qui il collegamento diretto).

Nello specifico, il ritiro riguarda la pasta:

  • marchio Fumaiolo Srl;
  • denominazione di vendita “Strozzapreti del Fumaiolo“;
  • nome dell’OSA a nome del quale il prodotto è commercializzato “Fumaiolo srl via dei laghi 32/b, Alfero Verghereto (FC)”;
  • lotto di produzione 004/22;
  • marchio di identificazione dello stabilimento/del produttore “IT H 507 P CE”
  • nome del produttore “Fumaiolo Srl”;
  • sede dello stabilimento “via dei laghi 32/b, Alfero Verghereto (FC)”;
  • data di scadenza o termine minimo di conservazione “31/03/2023”;
  • descrizione peso/volume unità di vendita “pacchetto da 400 gr“.

Nel richiamo del ministero è stato indicato anche il motivo della segnalazione e del ritiro dai supermercati, ovvero: “Possibile presenza di frammenti di corpo estraneo metallico dovuto a rottura attrezzatura di lavoro”. Con la conseguente avvertenza di:

  • non consumare il prodotto ma renderlo all’azienda produttrice o al punto vendita;
  • (per i rivenditori) sospendere la vendita del prodotto richiamato e avvisare Fumaiolo per il ritiro.

Presenza di metalli nel cibo: i rischi per la salute

Come indicato dall’European Food Safety Authority (efsa), i metalli possono essere rivelati come residui negli alimenti a seguito di attività umane. Non solo quindi solo presenti in natura, ma possono entrare a contatto con l’uomo per contaminazione durante lavori di produzione o stoccaggio in agricultura o nell’industria.

Di conseguenza, le persone possono essere esposte a questi metalli ingerendo cibo o acqua contaminati. E il loro accumulo nel corpo può portare a effetti dannosi nel tempo.

Cibi ritirati e contaminati: come avvengono i controlli

I principi della legislazione UE sui contaminanti negli alimenti sono contenuti nel Regolamento 315/93/CEE, per cui:

  • gli alimenti contenenti un contaminante in quantità inaccettabile dal punto di vista della salute pubblica, e in particolare dal punto di vista tossicologico, non devono essere immessi sul mercato;
  • i livelli di contaminanti devono essere mantenuti al livello più basso che può essere ragionevolmente raggiunto seguendo le buone pratiche di lavoro raccomandate;
  • devono essere fissati livelli massimi per alcuni contaminanti al fine di proteggere la salute pubblica.

C’è poi il regolamento CE 1881/2006, che stabilisce i livelli massimi di alcuni contaminanti negli alimenti, inclusi piombo, cadmio, mercurio e stagno inorganico (ma copre le sostanze radioattive). Per quanto riguarda invece i metodi di campionamento e di analisi per il controllo ufficiale dei livelli massimi di questi metalli, la normativa europea di riferimento è il regolamento CE 333/2007. Si tratta di attività di ispezione di cui devono tenere conto anche le autorità italiane.

Le ispezioni sono eseguiti in qualsiasi fase della produzione, della trasformazione, della distribuzione, del magazzinaggio, del trasporto, del commercio e della somministrazione, da cui dipendono i maxi ritiri come quelli già avvenuti in passato (qui per esempio il caso della lasagna contenente plastica richiamata dai supermercati). Il controllo ufficiale degli alimenti e delle bevande da parte del ministero della Salute ha comunque la finalità di verificare e garantire la conformità dei prodotti alle disposizioni dirette a prevenire i rischi per la salute pubblica, ma anche di proteggere gli interessi dei consumatori e assicurare la lealtà delle transizioni commerciali.