L’emergenza è ufficialmente terminata (qui trovate il calendario di fine restrizioni e le date da segnarsi), ma la curva epidemica del Covid non è ancora stata domata. A prolungare la scia della malattia è la variante Omicron 2, diventata prevalente in Italia, i cui sintomi sono mutati rispetto a quelli provocati dall’altra variante Delta.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, l’80% dei positivi nel nostro Paese è infettato da Omicron 2. I restanti casi si dividono tra Omicron 1 e due ricombinazioni virali denominate Xe e Xj (qui abbiamo parlato delle due ricombinazioni e dei relativi sintomi ai quali prestare attenzione). E intanto la lista dei sintomi dei disturbi provocati dal coronavirus si allunga.
Omicron 2, quali sono e quanto durano i nuovi sintomi
Tosse secca, febbre alta, perdita di gusto e olfatto: i sintomi finora considerati tipici del Covid vengono sostituiti o affiancati da altri. I “nuovi” disturbi includono anche un forte mal di testa e, talvolta, mal di stomaco, raffreddore, spossatezza e dolori a muscoli e ossa. Sempre più pazienti, soprattutto negli studi dei medici di famiglia, lamentano anche male alle orecchie.
Se prima a spingere a sottoporsi a tampone erano soprattutto tosse persistente e febbre, ora gli specialisti segnalano anche altri possibili campanelli d’allarme. Tra questi figurano l’affaticamento, il naso chiuso e la perdita dell’appetito.
Con la variante Omicron i sintomi del Covid durano in media 7 giorni, mediamente due in meno rispetto alla durata della sintomatologia legata alla variante Delta. Nello specifico, i disturbi durano da 1,3 a 3,3 giorni in meno rispetto, a seconda che il paziente abbia due o tre dosi di vaccino. È questo in sintesi il risultato di un maxi-studio pubblicato sulla rivista Lancet e presentato al Congresso di Malattie infettive e Microbiologia clinica.
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Il nuovo studio sul Covid: i risultati
Lo studio è stato condotto da Cristina Menni, del King’s College di Londra, coinvolgendo un primo gruppo di 60mila pazienti tracciati con la app Zoe e confrontati con altri gruppi. I risultati evidenziano differenze nei sintomi prevalenti indotti da Omicron e Delta (qui abbiamo spiegato la crescita di Omicron 2 e chi si reinfetta di più).
Con la prima variante, ad esempio, la perdita di olfatto è quasi il doppio meno frequente e si presenta solo nel 17% dei positivi, contro il 53% dei pazienti con Delta. Mal di gola e raucedine sono rispettivamente il 55% e il 24% più frequenti con Omicron. I pazienti con Omicron sono anche il 25% meno a rischio di ricovero rispetto a Delta. Per quanto riguarda la durata dei disturbi, in media per i pazienti con Delta la sintomatologia dura 8-9 giorni contro i 6-9 di Omicron.
Per i vaccinati con due sole dosi, i sintomi di Omicron durano appena 1,3 giorni in meno di quelli di Delta (8,3 giorni contro i 9,6 di Delta). Per gli immunizzati con tre dosi, invece, i sintomi di Omicron scompaiono in media 3,3 giorni prima, durando 4,4 giorni contro i 7,7 di Delta. Per gli esperti si tratta di indizi importanti per valutare la durata del periodo di contagiosità del paziente positivo. Un dato che con Omicron potrebbe essere inferiore rispetto a Delta.
La differenza tra Omicron 1 e Omicron 2
Secondo la professoressa Anna Teresa Palamara, direttrice del Dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, occorre continuare a osservare e studiare i sintomi per tracciare un quadro definitivo.
Secondo la scienziata, tra le versioni 1 e 2 di Omicron (la “seconda versione” fa davvero pausa? Ecco cosa può succedere in estate) non ci sono molte differenze a livello di disturbi. Non solo: nella comunità scientifica cresce la convinzioni che le due varianti siano meno violente rispetto alle precedenti. In questo senso “il contributo del vaccino è stato fondamentale”.