Con l’estate ormai alle porte, dopo un inverno particolarmente mite, torna l’allerta zecche in gran parte della Penisola con largo anticipo rispetto agli scorsi anni. In particolare a Nord le aziende sanitarie sono già pronte a quella che rischia di essere una vera e propria emergenza. L’abbandono dei campi coltivati, il caldo torrido dell’ultimo periodo e, non ultima, la circolazione dei cinghiali, già responsabili della peste suina, come anticipato qua, e di altra fauna selvatica in aree urbane, hanno riportato questi aracnidi molto vicini all’uomo. E i pericoli per la salute sono tanti.
Zecche prima del previsto in Italia: dove sono state avvistate
All’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, nel Veronese, da inizio anno sono stati ricoverati ben 37 pazienti punti da zecche, 23 solo nel mese di maggio. Anche nei boschi e nelle montagne del Piemonte questi animali sarebbero sempre più numerosi.
La siccità ha favorito la loro proliferazione in un periodo diverso dal solito, e per questo chiunque faccia attività in mezzo alla natura deve essere preparato a fare i conti con questi parassiti, che si nutrono del sangue degli ospiti e possono trasmettere malattie anche fortemente debilitanti.
Perché le zecche attaccano l’uomo solo in primavera ed estate
Le zecche sono diffuse in tutto il mondo. In Italia sono note 36 specie. Quelle più diffuse, e di particolare rilevanza anche a livello sanitario, sono la zecca dei boschi (Ixodes ricinus), la zecca del cane (Rhipicephalus sanguine), la Hyalomma marginatum e la Dermacentor reticulatus.
Questi acari non sono particolarmente selettivi nell’organismo da parassitare. Possono infatti attaccare indistintamente cani, cervi, piccoli mammiferi come gli scoiattoli e gli esseri umani, anche se in fase larvale possono anche attaccare gli uccelli. Alcune specie si nutrono invece esclusivamente di volatili, come la zecca del piccione (Argas reflexus).
Durante i mesi freddi si riparano dal gelo in profondità e sotto le pietre, per poi diventare attive durante i mesi più caldi. Si trovano nei luoghi ricchi di vegetazione e con un numero maggiore di potenziali ospiti, dunque stalle, ricoveri di animali e pascoli, ma anche boschi e riserve naturali. Per questi motivi i morsi di zecca avvengono principalmente nei mesi primaverili e soprattutto in estate.
La zecca non vola e non salta: come fa a mordere gli esseri umani
Dobbiamo sfatare un mito. Le zecche non saltano e non volano sugli animali di cui si nutrono. La loro “tecnica di caccia” è quella di portarsi sulle estremità delle piante e dei cespugli, aspettando il passaggio di un ospite a cui aggrapparsi, identificato grazie alla sua impronta di anidride carbonica e dal calore emesso dal corpo.
Una volta aggrappata all’animale o all’essere umano, la zecca conficca il suo rostro nella pelle e inizia a succhiarne il sangue. La puntura è indolore perché la saliva dell’aracnide contiene delle sostanze anestetiche. La zecca può rimanere attaccata al suo ospite per un periodo che varia dai 2 giorni a una settimana, per poi lasciarsi cadere una volta terminato il pasto.
Quali malattie possono essere causate (indirettamente) dalle zecche
Non è la zecca di per sé a causare le malattie. Sono invece i microorganismi a cui fa da vettore a trasmettere patologie infettive. Tra queste quelle più rilevanti sono le seguenti.
- Meningoencefalite da zecca o Tbe, infezione arborvirale con febbre alta, mal di testa, mal di gola, stanchezza, dolori muscolari e articolari e, dopo un intervallo dagli 8 ai 20 giorni senza sintomi, può poi manifestarsi con disturbi del sistema nervoso centrale, compresa la paralisi flaccida e nell’1% dei casi la morte.
- Borreliosi di Lyme, infezione batterica che colpisce la pelle, le articolazioni, il sistema nervoso e gli organi interni con sintomi anche gravi e cronici. Si manifesta inizialmente con una macchia rossa che si espande lentamente.
- Rickettsiosi, infezioni batteriche che causano febbri anche gravi che possono portare alla morte nel 3% dei casi.
- Borreliosi ricorrente, infezione batterica che si manifesta con febbre anche alta alternata da periodi senza sintomi.
- Tularemia, infezione virale che si manifesta con un’ulcera localizzata nel punto del morso, che può causare malessere generale e tumefazione dei linfonodi.
- Ehrlichiosi, infezione batterica che nei più piccoli ha manifestazioni esantematiche simili al morbillo e negli adulti può avere complicazioni anche gravi a livello renale, vascolare ed encefalico.
Per tutte le infezioni batteriche in genere basta una terapia antibiotica nelle fasi iniziali. Nel 5% circa dei casi, però, le malattie trasmesse dalle zecche possono essere fatali.
Come evitare il contatto con le zecche e individuarle subito
Per evitare il contatto con le zecche o individuare subito un morso, l’Istituto Superiore di Sanità consiglia queste pratiche.
- Indossare abiti chiari che rendono facilmente identificabili le zecche.
- Coprire bene le estremità, in particolare le gambe, con calze chiare, stivali, pantaloni lunghi.
- Usare cappelli.
- Evitare di strusciare l’erba attorno ai sentieri e non addentrarsi nell’erba alta.
- Dopo un’escursione, meglio effettuare un esame visivo e tattile della pelle e degli indumenti. In particolare su testa, collo, dietro le ginocchia e sui fianchi.
- Trattare sempre gli animali domestici con appositi prodotti ed evitare il contatto con quelli selvatici, come i cinghiali che hanno ormai invaso le nostre città, come spiegato qua.
- Scuotere e spazzolare bene gli indumenti utilizzati all’esterno prima di portarli in casa e lavarli.
- Utilizzare repellenti specifici che scoraggiano l’attacco delle zecche, a base di DEET o N-dietiltoluamide e Icaridina o KBR3023.
Cosa fare dopo il morso di una zecca e come staccarla dalla pelle
Le zecche devono essere prontamente rimosse una volta individuate, perché la possibilità di contrarre un’infezione è direttamente proporzionale alla durata della permanenza del parassito sulla pelle dell’ospite. Solo dopo alcune ore, infatti, la zecca rigurgita parte del pasto, e con questa attività potrebbe inoculare nel sangue dei patogeni.
Per rimuovere la zecca non bisogna assolutamente utilizzare alcol, benzina, acetone, ammoniaca, olio o grassi, né oggetti arroventati, fiammiferi o sigarette. La sofferenza e il pericolo percepito può infatti far affondare ulteriormente il parassita nella pelle e provocare il rigurgito di materiale infetto.
L’Iss consiglia di rimuovere le zecche utilizzando pinzette a punte sottili o specifici estrattori, tirando dolcemente e con un leggero movimento rotatorio e facendo attenzione a non schiacciare la zecca. Per farlo è bene utilizzare guanti e non toccare mai l’animale a mani nude.
Dopo la rimozione è necessario disinfettare bene la zona, evitando l’utilizzo di prodotti che colorano la cute, come la tintura di iodio, per monitorare eventuali manifestazioni che potrebbero essere spia, ad esempio, della malattia di Lyme (che potrebbe dare vita a una nuova pandemia, come spiegato qua). Bisogna poi lavare spesso il rostro che rimane all’interno della cute e che deve essere estratto con un ago sterile o pinzette sterilizzate.
Se possibile, è consigliato conservare la zecca in una boccetta con alcol al 70% per una successiva identificazione della specie e per isolare eventuali patogeni in caso di comparsa di sintomi, in modo da ricevere cure mirate.
In ogni caso bisogna rivolgersi al medico curante, fornendo i dettagli della data e della località in cui è avvenuto il morso. È consigliato, dopo la rimozione, effettuare anche la profilassi antitetanica. Non sono invece consigliati gli antibiotici a uso sistemico dopo il morso, perché potrebbero mascherare eventuali segni di malattia e rendere complicata la diagnosi.