Kamala Harris accetta ufficialmente la nomination per essere la Presidente “di tutti gli americani”

Kamala Harris accetta la nomination presidenziale alla Convention di Chicago, promettendo di essere una leader per tutti gli americani e di promuovere inclusione

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 23 Agosto 2024 07:59

Durante la Convention Democratica del 2024 a Chicago, Kamala Harris ha accettato ufficialmente la nomination presidenziale del suo partito. Nel suo discorso, ha promesso di essere una presidente “per tutti gli americani”.

Per Kamala Harris il futuro degli Stati Uniti passa attraverso un cambio di rotta deciso. In una convention democratica segnata dalle tensioni politiche, la candidata alla presidenza ha lanciato un messaggio diretto e pungente, puntando su una visione che abbraccia il progresso e l’inclusione, contrapposta a quella di Donald Trump.

Kamala Harris si propone come un nuovo volto per l’America

Nel suo discorso, Kamala Harris ha saputo toccare le corde giuste, raccontando la sua storia personale come figlia di immigrati e come esempio di ciò che gli Stati Uniti possono offrire a chiunque, un revival di quel sogno americano che spesso sembra essere ancorato al passato. La sua vicenda non è solo una narrazione di successo personale, ma diventa una metafora della sua visione politica: un’America dove tutti possono ambire a un futuro migliore. Questo racconto si scontra frontalmente con l’immagine di un Paese che, secondo Trump, dovrebbe rifugiarsi nelle sue vecchie certezze.

Trump sotto accusa per il suo passato

Il confronto con Trump non si limita alla questione delle libertà, ma tocca anche i temi della legalità e della responsabilità. Harris non ha risparmiato critiche al suo avversario, ricordando ai presenti l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2020, un evento che ha messo a nudo la fragilità del sistema democratico americano e che Trump non ha mai voluto condannare con fermezza. La candidata democratica, al contrario, si propone come garante di un sistema che guarda avanti, senza cedere ai fantasmi del passato.

Lotta alle disuguaglianze economiche

Oltre ai temi istituzionali, Kamala Harris ha voluto dare un segnale forte sulle politiche economiche. In un momento in cui le disuguaglianze sociali sono sempre più marcate, ha presentato un piano per tassare i più ricchi e redistribuire le risorse verso chi fatica ad arrivare a fine mese.

Una mossa audace per un paese come gli Usa, mirata a riequilibrare un sistema che negli ultimi anni ha visto crescere enormemente le disparità di reddito. E non si tratta solo di parole: Harris ha promesso misure concrete per abbattere l’inflazione e limitare la speculazione delle grandi aziende, restituendo potere d’acquisto ai cittadini comuni.

L’America come leader internazionale

Sul fronte internazionale, Harris non ha avuto esitazioni nel ribadire l’importanza delle alleanze storiche degli Stati Uniti, fondamentali nella gestione delle crisi globali come quella in Ucraina. L’attuale vice presidente ha fatto capire che la sua politica estera sarà all’insegna della continuità, ma con un approccio più moderno e pragmatico, capace di adattarsi ai nuovi equilibri mondiali senza rinunciare alla leadership americana.

Un patriottismo che unisce

Gli statunitensi sono un popolo estremamente patriottico, e non poteva mancare quindi il richiamo alla bandiera. Harris ha descritto un’America in cui il senso di appartenenza non è legato a un colore politico o a un’ideologia, ma al desiderio di costruire un Paese più giusto per tutti.

Sul fronte della campagna elettorale, i numeri parlano chiaro: Harris ha già raccolto oltre mezzo miliardo di dollari in finanziamenti, una somma che dimostra quanto la sua candidatura sia presa sul serio dai grandi finanziatori. I sondaggi sembrano darle ragione, con un vantaggio che inizia a consolidarsi.

La sfida ai democratici interni: questione palestinese non pervenuta

Non tutto, però, è semplice all’interno del suo stesso partito. Alla Convention di Chicago, alcuni delegati hanno mostrato segni di dissenso sulla gestione della politica estera, specialmente in merito alla crisi a Gaza. Un malumore che Harris non può ignorare, anche se ha evitato di dare troppo risalto alla questione durante il suo intervento. Il suo obiettivo, in questa fase, è consolidare il consenso tra gli elettori chiave e non farsi distrarre dalle frange più critiche del partito.