Israele decima i vertici di Hezbollah e devasta il Libano, cosa succederà ora

L'uccisione di Nasrallah non è stato l'ultimo colpo ai leader politico-militari del gruppo sciita. I raid israeliani su Beirut hanno provocato la morte anche capo di Hamas in Libano, Fateh Sherif Abu Al-Amin. Il prossimo passo sarà l'invasione via terra?

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Pubblicato: 30 Settembre 2024 10:55

Israele ha scelto la guerra totale. Obliterata la capacità militare di Hamas nella Striscia di Gaza, lo Stato ebraico è passato a bombardare il Libano per fiaccare anche Hezbollah. Quello che era considerato l’agente di prossimità dell’Iran più potente della Mezzaluna sciita ha subìto un azzeramento dei vertici politico-militari.

A cominciare da Hassan Nasrallah, leader del “Partito di dio” dal 1992, per arrivare al capo di Hamas in Libano, Fateh Sherif Abu Al-Amin. I raid israeliani non si sono concentrati nel solo quartiere meridionale di Dahiyeh, ma sono stati sferrati per la prima volta anche anche nel centro di Beirut.

Chi sono i leader di Hezbollah e Hamas uccisi in Libano

L’operazione di Israele contro i capi militari di Hezbollah è definitiva. Quella degli assassini politici, del taglio della “testa del serpente”, è una tattica che lo Stato ebraico sperimenta fin dagli Anni Settanta. La svolta nel conflitto in corso si era registrata con l’uccisione del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran, su suolo iraniano. Ora Tel Aviv ha messo in campo tutta la sua potenza militare e di intelligence e, in poco più di una settimana, i sempre più intensi raid in Libano hanno ucciso almeno sette comandanti e funzionari di alto rango del “Partito di dio”. Parliamo di uomini chiave che facevano parte di Hezbollah fin dalla sua fondazione nel 1982, su impulso dei Guardiani della Rivoluzione Islamica durante la prima guerra israelo-libanese. Ecco di seguito l’elenco dei nomi:

  • Hassan Nasrallah – Leader di Hezbollah dal 1992, Nasrallah aveva 64 e da anni non si mostrava in pubblico proprio per timore di essere ucciso dai servizi israeliani. Turbante nero, segno riconoscibile dei discendenti di Maometto, Nasrallah era l’unico teocrate arabo ammesso nel Consiglio supremo dell’ayatollah iraniano Ali Khamenei. Ha giocato un ruolo chiave nel trasformare Hezbollah nella forza politica e militare che è oggi ed era venerato dai sostenitori del gruppo libanese. Sotto la guida di Nasrallah, il “partito di dio” ha contribuito ad addestrare i combattenti del gruppo armato palestinese Hamas e le milizie in Iraq e Yemen, e ha ottenuto missili e razzi dall’Iran da utilizzare contro lo Stato ebraico.
  • Nabil Kaouk – Ucciso sabato in un attacco aereo, Kaouk era il vice capo del Consiglio centrale di Hezbollah. Si unì al gruppo militante nei suoi primi giorni negli Anni Ottanta e prestò servizio anche come comandante militare dell’organizzazione nel Libano meridionale dal 1995 al 2010. Protagonista di diverse apparizioni sui media e discorsi ai sostenitori sciiti, aveva dedicato minacce allo Stato ebraico anche durante i funerali dei suoi “colleghi” assassinati. Era stato considerato come un potenziale successore di Nasrallah.
  • Ibrahim Akil – Era un comandante di alto rango e guidava le Forze Radwan d’élite di Hezbollah, che Israele ha cercato in tutti i modi di allontanare dalla frontiera. Akil era anche un membro del più alto organo militare di Hezbollah, il Consiglio della Jihad, e per anni era stato nella lista dei ricercati degli Stati Uniti. Il Dipartimento di Stato americano afferma che Akil faceva parte del gruppo che effettuò il bombardamento del 1983 dell’ambasciata americana a Beirut e che orchestrò la presa di ostaggi tedeschi e americani.
  • Ahmad Wehbe – Era un comandante delle Radwan Forces e ha svolto un ruolo cruciale nello sviluppo del gruppo libanese sin dalla sua formazione, quasi due decenni fa. È stato ucciso insieme ad Akil in un raid nella periferia meridionale di Beirut, che ha raso al suolo un edificio.
  • Ali Karaki – Guidò l’ala militare di Hezbollah attiva nel sud del Libano, assumendo un ruolo di primo piano nel conflitto in corso. Gli Stati Uniti lo descrivevano come una figura significativa nella leadership del gruppo militante. Si sa poco di Karaki, che è stato ucciso nell’ambito della medesima operazione che ha tolto la vita a Nasrallah.
  • Mohammad Surour – Era il capo dell’unità droni di Hezbollah, utilizzata per la prima volta nell’attuale conflitto con Israele. Sotto la sua guida, il gruppo islamista ha lanciato droni esplosivi e da ricognizione in profondità in Israele, penetrando nei sistemi di difesa nemici settati principalmente per contrastare il lancio di razzi e missili.
  • Ibrahim Kobeissi – Guidò l’unità missilistica di Hezbollah. L’esercito israeliano ha riportato che Kobeissi pianificò il rapimento e l’omicidio di tre soldati israeliani al confine nel 2000, i cui corpi furono restituiti in uno scambio di prigionieri quattro anni dopo.

Anche nei mesi precedenti alla recente escalation della guerra con Hezbollah, l’esercito israeliano aveva preso di mira i comandanti di alto rango. In particolare Fuad Shukr a fine luglio, ore prima che un’esplosione in Iran, ampiamente attribuita allo Stato ebraico, uccidesse anche Haniyeh. Gli Stati Uniti hanno accusato Shukur di aver orchestrato l’attentato del 1983 a Beirut, in cui morirono 241 militari americani.

Come Israele ha condotto l’operazione a Beirut

L’uccisione di Nasrallah nel quartier generale di Hezbollah a Beirut è avvenuta appena una settimana dopo le esplosioni indotte di migliaia di cercapersone e dispositivi tra cui walkie-talkie, utilizzati dai miliziani sciiti. Nonostante non sia stata rivendicata, la responsabilità dell’operazione è ampiamente ascritta a Israele. Gli ultimi raid sono l’atto definitivo di una rapida successione di attacchi che ha eliminato metà del consiglio direttivo di Hezbollah e decimato il suo comando militare superiore. Per giungere a tale risultato, lo Stato ebraico ha concentrato vent’anni di sforzi di intelligence. Il primo ministro Benjamin Netanyahu e il suo “cerchio magico” avevano autorizzato l’attacco già mercoledì, poi approvato al telefono dallo stesso Netanyahu mentre si trovava a New York per l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Nasrallah aveva evitato le apparizioni pubbliche sin dalla precedente guerra israelo-libanese del 2006. Era stato a lungo attento a evitare ogni rischio, i suoi movimenti erano limitati e la cerchia di persone con cui aveva a che fare era molto ristretta. Il successo dell’operazione mirata di Israele rivela un frangente già ampiamente sospettato: il “Partito di dio” ha subìto la penetrazione di informatori e infiltrati dello Stato ebraico. La bomba utilizzata per uccidere il leader di Hezbollah era un’arma guidata di fabbricazione americana, come spiegato alla Nbc dal senatore democratico Mark Kelly, presidente della sottocommissione aereonautica del Senato per le Forze armate. Secondo il funzionario statunitense, Tel Aviv ha adoperato un ordigno della serie Mark 84 da 900 chili.

Il prossimo passo di Israele è l’invasione del Libano?

La vera domanda ora è: quale sarà il prossimo passo di Israele? Molti analisti paventano un’invasione di terra del Libano, visto anche il trasferimento di truppe da Gaza operato nelle ultime due settimane. Si tratterebbe di un’incursione “chirurgica”, non volta all’occupazione ma al raggiungimento dei momentanei obiettivi tattici. Il Libano è infatti fuori dal progetto del “Grande Israele” che mira a controllare l’intera fascia di territorio che va dal Mediterraneo alla Valle del Giordano. Tuttavia un’invasione terrestre del Paese confinante comporterebbe grossi rischi per lo Stato ebraico, che ha già ampiamente perso la guerra mediatica per l’inaccettabile uccisione di migliaia di civili nella Striscia e che si troverebbe di fronte la reale capacità bellica dell’arsenale di Hezbollah.

Le centinaia di famiglie sfollate in Libano hanno trovato riparo dove potevano. Beirut uscirà devastata da questo conflitto, in uno scenario che suona apocalittico già allo stato attuale. “C’è ovunque puzza di zolfo e i droni ronzavano in alto”, ha riferito un residente alla Bbc. L’escalation provocata da Israele ha scatenato un disastro umanitario di enorme portata. Dopo anni di profonda crisi economica e politica, il Libano ora affronta la catastrofe. Più di mille persone sono state uccise nelle ultime due settimane e centinaia di migliaia sono state allontanate dalle loro case. Gli ospedali sono pieni di feriti e i rifugi sono sovraffollati. Con difficoltà sempre maggiori e scarsità di aiuti, crescono i timori di disordini in un Paese che non si è mai ripreso completamente dalla guerra civile. Accusando Israele di seminare divisioni interne, l’esercito libanese ha esortato la popolazione a “sostenere l’unità nazionale e ad astenersi dal partecipare ad azioni che potrebbero mettere a repentaglio la pace civile”. Come se dipendesse da loro.

Gli attacchi aerei israeliani hanno raso al suolo blocchi di appartamenti nella periferia sud di Beirut, da tempo roccaforte della forza civile e militare di Hezbollah. Ore dopo il raid che ha ucciso Nasrallah, le Forze di difesa israeliane hanno iniziato a emettere ordini di evacuazione per l’area, che ospita circa 400mila persone. E nei giorni successivi hanno condotto altri bombardamenti su edifici che, secondo Tel Aviv, venivano utilizzati come depositi di armi e munizioni. Quasi tutto lascia presupporre che Israele si stia preparando a entrare nel sud del Libano via terra, almeno per alcuni chilometri. L’incursione avrebbe un obiettivo tattico: neutralizzare i temibili missili anticarro di Hezbollah, con gittata di 4 chilometri, che il sistema antimissile Iron Dome non può intercettare. Dall’8 ottobre 2023 ne sono stati sparati centinaia contro il territorio e i centri abitati israeliani al di là del confine.