Vita più lunga, in pensione più tardi. La partenza del nuovo sistema torna al 2015

Un anno in meno per iniziare il calcolo della pensione in base alla vita media. E prima ci sono le "finestre mobili"

Un anno in meno per cominciare a calcolare l’età della pensione sulla base delle aspettative di vita. Con le modifiche alla manovra correttiva appena approvate dal Senato – e che non dovrebbero subire altre modifiche alla Camera – si torna alla vecchia data di partenza. Prenderà il via dal 1° gennaio 2015, non più dal 2016, l’innalzamento dei requisiti per le pensioni di vecchiaia e di anzianità. Invece per le dipendenti del pubblico impiego confermato il requisito di 65 anni per la pensione di vecchiaia dal 2012.

Rispetto alla riforma del 2009, il ritmo degli adeguamenti dell’età pensionabile all’aumento medio della vita sarà più serrato. Non più ogni 5 anni, ma ogni 3 anni, tranne il primo scaglione che è di 4 anni e l’allungamento del periodo lavorativo potrà essere al massimo di 3 mesi.

In pratica:

•  1° gennaio 2015: primo aumento dell’età pensionabile di 3 mesi;
•  1° gennaio 2019: secondo aumento corrispondente all’aumento della vita media effettivamente calcolato dall’Istat;
•  1° gennaio 2022: terzo aumento, sempre sulla base delle stime Istat.

E da qui in avanti si continua con cadenza triennale.

Dal 2011 partono le finestre mobili

In attesa dei quattro anni per il primo aggiornamento, debutta dal 2011 il sistema delle “finestre mobili” previsto dall’art. 12 del Dl 78/2010, attualmente in conversione. Con l’obiettivo di risparmiare 360 milioni (che diventeranno 2,6 miliardi nel 2012 e 3,5 miliardi nel 2013), il nuovo sistema “congela” i pensionamenti nel 2011 prevedendo che:

•  i lavoratori dipendenti andranno in pensione dopo 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti,
•  i lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, parasubordinati) dopo 18 mesi.